PIAZZETTA DEPORTATI? La proposta è ora ufficiale

proposta«Come in un film muto in bianco e nero con le immagini sfocate.

Un bambino di non ancora sei anni che osserva stranamente affascinato e senza rendersi conto di ciò che sta accadendo, un avvenimento di cui solo anni dopo avrebbe capito la grande drammaticità.

Quel bambino sono io in un mattino d’inizio d’autunno, grigio e pieno di eccitazione nell’aria e tra la gente del paese.

Uomini scortati da militari tedeschi vengono fatti salire su un camion coperto da un telone grigio, fermo davanti al bar Carducci. Un ufficiale tedesco affiancato dal capo dei Vigili Alfredo Fava, teso e preoccupato, controlla l’operazione. Tutto si svolge nel più assoluto silenzio, uno strano drammatico silenzio sospeso in quell’aria grigia del mattino. Non ci sono grida né pianti disperati. Solo quel silenzio. 

Tutto oggi mi appare come in una nuvola ovattata. Il ricordo più vivo che mi è sempre rimasto di quel mattino è quello di un giovane vigoroso, che con zaino in spalla, sbuca da via XXIV maggio e che con aria quasi spavalda si dirige verso il camion. Era Pasquale Migliozzi.

Il resto è tutto annebbiato. Uomini del paese e militari in frenetico movimento. Mi pare di udire i passi risonanti degli scarponi dei tedeschi marcianti sul basolato, rumore che dava maggiore risalto e drammaticità al silenzio degli uomini.

Solo anni dopo seppi che ero stato un piccolo testimone di uno dei tanti atti barbarici della Storia, in quel mattino grigio del 23 settembre 1943»

Il bambino che racconta è il professor Michele Lepore che, come abbiamo sentito dalle sue parole non poteva aver contezza, data la sua verde età, del dramma che per decine di nostri compaesani stava per aver inizio, visto che per ognuno di loro si profilava la deportazione in Germania e un futuro da “Schiavo di Hitler”, destinato cioè alla macchina bellica del Führer che sarebbe stata annientata dal mondo coalizzato di lì a nemmeno un paio d’anni. Michele Lepore non ricorda il reale motivo della sua presenza in piazza, anzi in verità queste poche parole sono tutti i suoi ricordi: l’unica cosa certa è che egli era, per sua stessa ammissione, una sorta di prezzemolino costantemente presente e animato da quella curiosità che è propria di tutti i bambini.

È questo uno dei purtroppo tanti episodi che hanno caratterizzato il periodo della Resistenza anti-nazi/fascista: ad onor del vero i racconti di coloro che hanno vissuto quei tristi periodi in prima persona, parlano dei rastrellamenti come eventi temuti se non proprio attesi, tant’è vero che molti altri casalesi riuscirono a scamparla fuggendo nei dintorni o dandosi alla macchia. Addirittura dopo la deportazione qualcuno è stato così fortunato da trovare una sistemazione poco disprezzabile, a parte i non trascurabili limiti derivanti dalla privazione del bene supremo della libertà. Altri però che hanno avuto la fortuna di sopravvivere, ricordano quello come uno dei periodi peggiori della propria esistenza. 

A perenne ricordo di quel triste rastrellamento del 23 settembre ’43, noi della Redazione di casaledicarinola.net e un ristrettissimo gruppo di amici, abbiamo formulato una richiesta di cambio del nome in PIAZZETTA DEPORTATI: tale richiesta è stata presentata ieri pomeriggio all’Ufficio del Protocollo Comunale sperando che venga recepita da un’apposita delibera di Giunta. Come abbiamo scritto nella richiesta, che potrete visualizzare integralmente in basso….

« […] formuliamo, ammantandola di tutti i crismi dell’ufficialità, la proposta solo delineata un anno e mezzo fa: l’unico episodio della storia recente del nostro paese, di cui si ha conoscenza diretta grazie alla testimonianza dei protagonisti, non meriterebbe di essere adeguatamente ricordato con L’INTITOLAZIONE, CON TANTO DI LAPIDE COMMEMORATIVA E CERIMONIA SOLENNE,  DI QUELLA PIAZZETTA in cui furono attirati con una scusa e che rappresenta l’inizio di un vero e proprio calvario, da cui uscire vivi, per quei pochi che ci riuscirono, rappresentò già un clamoroso regalo della sorte?

Come accennato è trascorso poco più di un anno e mezzo dal primo abbozzo di proposta di cambio della denominazione della nostra piazza Vescovado, ma in realtà non è giusto nemmeno parlare di “abbozzo di proposta” in quanto si trattò solo e soltanto di un pensiero o poco più, anche se questo pensiero è stato adeguatamente presentato in un articolo di questo stesso sito, ed il perché è presto detto: facendo un po’ di mente locale e riavvolgendo il nastro della memoria sino al gennaio 2011, ci sovviene che si era alla vigilia di una tornata elettorale amministrativa che si annunciava più sentita del solito visto che Carinola veniva da quasi un anno di gestione Commissariale, e quindi logicamente si era senza una Giunta, ed ovviamente anche se ci fosse stata, un cambio nella toponomastica sarebbe giustamente stato all’ultimo posto della lista degli interessi amministrativi. Se la vita è una questione di priorità, appare logico che quello era il momento meno indicato: adesso invece lo è! […]»

Adesso la palla passa al Comune da cui aspettiamo dei fatti concreti.

Un’ultima cosa: se è probabile, come caldamente ci auguriamo, che questa proposta incontri il consenso di gran parte dei casalesi, è altrettanto vero che ci corre l’obbligo di scusarci con tutti coloro che avrebbero volentieri firmato quella che in realtà non è una petizione popolare ma solo la semplice proposta di un Comitato, che da sola sarebbe stata sufficiente: a questo si è aggiunto l’importantissimo avallo della locale sezione dell’Associazione Nazionale Deportati e quindi non ci è sembrato il caso di disturbare altri per una cosa che sembra talmente ovvia che, al limite, sorprende il fatto che non sia stata fatta prima!

One thought on “PIAZZETTA DEPORTATI? La proposta è ora ufficiale

  1. Anonymous

    Per non dimenticare.
    Durante il mandato di Sindaco il Prof.re Lepore mi presentò un lavoro per farlo pubblicare, si trattava di un libro riguardante storie vissute come la deportazione di alcuni carinolesi. Dopo aver letto la bozza, gli feci notare, come la guerra a Carinola avesse avuto due storie parallele una riguardante la deportazione più volte ripresa dal Prof. Zannini e dall’Amministrazione comunale di centro sinistra di cui sono stato vicesindaco per cinque anni, che portò all’installazione di una lapide al centro di Piazza Vescovado ed al riconoscimento ministeriale con la prestigiosa medaglia d’argento. L’altra parte della storia, la parte luttuosa, nella frazione Casanova, dove ci furono più di trenta vittime civili, e’ stata completamente ignorata anche dalla parte scolarizzata della società di allora e di oggi. Per quelle morti Carinola avrebbe meritato la medaglia d’oro ed il riconoscimento di città. Provocatoriamente ho scelto un profilo su facebook di una foto durante la misera commemorazione di una piccola lapide voluta dalla popolazione, la provocazione non è stata colta.
    Forse in quel momento storico a Carinola si consumò un atto eroico che giustifica la devozione alla Madonna della grancelsa ma che non ha reso giustizia per le vittime, alle quali non è stata data nemmeno una degna sepoltura. La popolazione fu liberata dopo il bombardamento tedesco che uccise uomini, donne e bambini e ne ferì altri.
    Ogni anno il 28 Ottobre a Casanova si ricorda quel tragico evento con una celebrazione religiosa che ripaga parzialmente il dolore dei parenti delle vittime.
    In altre parti del territorio comunali anche i maestri di ieri e di oggi hanno ignorato ed ignorano questo tragico evento. A Carinola durante la seconda guerra mondiale ci furono più di trenta vittime civili. Non importa se ci fosse la mia nonna, altre mamme, altri figli hanno sofferto per una perdita non ripagata e non ricordata. Sono favorevole alla intitolazione e a tutto ciò che ha segnato la storia della comunità. Prof. Gennaro Mannillo.

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