"Piazza Deportati Casalesi"?

piazza-pulitaTutti o quasi riconosceranno il luogo della foto. Molti però probabilmente ignoreranno la storia che c’è dietro la Piazzetta di Casale. Innanzitutto iniziamo col dire che il suo nome completo è Piazza Vescovado e ciò è dovuto al fatto che la sua originaria creazione si deve al vescovo Vincenzo Cavaselice che intorno al 1640 fece costruire a Casale un palazzo che doveva servire come dimora dei Vescovi di Carinola e della Curia per i periodi di tempo durante i quali l’imperversare della malaria sconsigliava la residenza in quel luogo, posto più in basso e dall’aria meno salubre. Il palazzo sarebbe stato costituito da quel blocco di fabbricati attualmente formato dalla Casa di proprietà comunale (l’ex-asilo infantile e successivamente “Ex-ECA”), dalla casa canonica, dalle abitazioni dei Sanpaolo e, una volta, dei Calobrisi, e da tutte le costruzioni retrostanti comprese fra via XXIV Maggio e via Cavelle: ecco l’attuale Piazzetta costituiva il cortile del Palazzo stesso, e ciò dà valore alla storia che col preesistente palazzo Marra si formasse tutt’intorno ad essa una sorta di “Passetto” interno con una serie di ponti, quasi tutti esistenti tuttora, che conduceva direttamente alla chiesa madre dove il Vescovo poteva comodamente recarsi a celebrar Messa senza praticamente uscire di casa.

Facendo un enorme balzo in avanti nel tempo, troviamo un altro capitolo di storia che ha per protagonista la nostra beneamata Piazzetta, ma stavolta una storia di matrice totalmente casalese. 8 settembre 1943. Viene reso pubblico l’armistizio tra l’Italia e gli Alleati, firmato alcuni giorni prima a Cassibile in Sicilia, sospensione delle ostilità che sancì la definitiva liberazione del governo italiano, o almeno la parte non-fascista dell’Italia, dal mortifero abbraccio con la Germania di Hitler: da quel momento gli ex amici divennero i nemici per eccellenza perché, si sa, gli ex-alleati sono sempre più odiati degli antichi rivali. Di qui stragi, rastrellamenti, resistenza partigiana anti-fascista: insomma dall’illusione di una fine della guerra sempre più prossima, a una snervante, logorante e spesso atroce guerra di posizione, con gli Alleati che a fatica risalivano la Penisola e la liberavano dagli arroganti e spietati occupanti Nazisti (con gli odiosi collaborazionisti Fascisti che li spalleggiavano facendo il lavoro sporco, ma che in realtà dal punto di vista decisionale valevano meno di zero).  

Ebbene uno dei più vili esempi di collaborazionismo fascista e di disumanità nazista vi è stato il 23 settembre del ’43, due settimane dopo il fatidico annuncio dell’armistizio fatto dal Capo del Governo maresciallo Badoglio, ed ha avuto come proscenio la nostra Piazzetta: un banditore fascista attirò con un inganno gli uomini casalesi in questo luogo oggi foriero di spensieratezza e sotto la minaccia dei mitra tedeschi furono catturati e deportati in Germania, per essere destinati ad ingrossare l’industria bellica nazista dando origine a quel fenomeno tristemente noto come “Gli Schiavi di Hitler”. Ma per una più dettagliata e commovente descrizione dell’episodio, rimandiamo alla lettura del sito  http://anitaliandeportee.org/ trascrizione on-line del Diario di Oreste Maina, testimone oculare e purtroppo anch’egli vittima del rastrellamento di cui parliamo e della successiva deportazione in Germania cui fortunatamente sopravvisse, ma che alcuni anni fa ci ha lasciato a causa dell’età avanzata. Insomma si è trattato di un episodio di contemporaneo all’eroico sacrificio del carabiniere Salvo D’Acquisto e dei tragici fatti che a Cefalonia portarono allo stermino della divisione Acqui, ma purtroppo diversamente da questi quasi dimenticato.

A questo punto riformulo la proposta solo delineata un anno fa: l’unico episodio della storia recente del nostro paese, di cui si ha conoscenza diretta grazie alla testimonianza dei protagonisti, non meriterebbe di essere adeguatamente ricordato con L’INTITOLAZIONE, CON TANTO DI LAPIDE COMMEMORATIVA E CERIMONIA SOLENNE,  DI QUELLA PIAZZETTA IN CUI FURONO ATTIRATI CON UN’INFAME SCUSA E CHE RAPPRESENTA L’INIZIO DI UN VERO E PROPRIO CALVARIO, da cui uscire vivi, per quei pochi che ci riuscirono, rappresentò già un clamoroso regalo della sorte?

Come accennato è trascorso un anno dal primo abbozzo di proposta di cambiamento della denominazione della nostra piazza Vescovado, ma in realtà non è giusto nemmeno parlare di “abbozzo di proposta” in quanto si trattò solo e soltanto di un pensiero o poco più, anche se questo pensiero è stato adeguatamente presentato in un articolo di questo stesso sito, ed il perché è presto detto: facendo un po’ di mente locale e riavvolgendo il nastro della memoria sino allo scorso gennaio, ci rendiamo conto che si era alla vigilia di una tornata elettorale amministrativa che si annunciava più sentita del solito visto che Carinola veniva da quasi un anno di gestione Commissariale, e quindi logicamente si era senza una Giunta, ed ovviamente anche se ci fosse stata, un cambio nella toponomastica sarebbe stato all’ultimo posto della lista degli interessi amministrativi. Se la vita è una questione di priorità, appare logico che quello era il momento meno indicato: forse, ripeto, forse, adesso sì!

A dire il vero nel frattempo un caro amico mi diceva che in realtà abbandonare l’antico nome di “Piazza Vescovado” sarebbe un peccato perché anch’esso rappresenta un pezzo della storia del nostro paese. Nel riflettere su quelle parole, nel soppesarle, nel metabolizzarle, perché obiettivamente è cosa buona e giusta accogliere ogni consiglio, dargli asilo nella propria testa, e poi operare una sintesi personale, giusta o sbagliata che sia, mi ero convinto che in realtà è cosi: io in fondo mi apprestavo a chiedere la sostituzione del richiamo ad una storia vecchia di quasi cinque secoli, e forse proprio per questo preferibile, con un altro risalente ad appena settant’anni fa. Ma pensandoci bene mi sono reso conto che in verità il nome “Piazza Vescovado” poco ha a che spartire col nostro paese: il Vescovado in oggetto è in realtà quello di Carinola, quel palazzo costruito dai Vescovi titolari della Diocesi di Carinola, soppressa poi nel 1818, era solo una seconda casa come diremmo oggi, una dependance del VERO Palazzo Vescovile, tanto è vero che a Carinola c’è una Piazza Vescovado, di fronte alla Cattedrale, ed è quella vera. In pratica quel nome è “solo” preso in prestito, un riflesso del ricordo di qualcosa che, dopotutto, non esiste più. Piazza Deportati Casalesi, o, al limite, semplicemente Piazzetta Deportati è una storia che ci appartiene, eccome se ci appartiene tanto è vero che il ricordo di quel rastrellamento è ben vivo e radicato nella memoria dei discendenti di chi lo ha subito!

Questa è la mia proposta: la giro all’Amministrazione tutta, al Sindaco, all’assessore all’Urbanistica Luigi Verrengia, al consigliere di Maggioranza Antimo Marrese, al consigliere dell’Opposizione Franco Giacca, e comunque a tutti coloro cui dovesse piacere. Se non vado errato per un cambio nella toponomastica cittadina basterebbe la proposta dell’Assessore all’Urbanistica che se condivide la proposta se ne fa carico all’interno della Giunta, ma comunque io e tutti coloro che si sentono di aderire all’iniziativa fidiamo sul più ampio consenso e credo proprio che non dovrebbero esserci troppi ostacoli specie se si considera che essa è dedicata soprattutto al ricordo dei nostri eroi casalesi. Purtroppo non conosciamo i nomi di ogni singolo rastrellato, ma in questo senso potrebbe essere d’aiuto l’Associazione Deportati Carinolesi del sig. Dante Luberto e del prof. Antonio Zannini.

Se l’eroismo quasi sempre è dovuto agli atti del vivere quotidiano, esser stati chiamati dal destino ad affrontare quasi due anni consecutivi in cui si rischia la vita giornalmente, garantisce a buon diritto il nome troppo spesso abusato di EROI. Il fatto che questa proposta venga avanzata il 27 gennaio, Giornata della Memoria, non è certo un caso visto che anche questo è sicuramente un modo di perpetuare il ricordo di un fatto legato a quegli anni. Se è vero che Brecht diceva “Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi”, è altrettanto vero che noi gli eroi non solo li vogliamo ma riteniamo giusto che nessuno ne perda la memoria!


Novelio SANTORO, 27.1.2012

 

One thought on “"Piazza Deportati Casalesi"?

  1. Anonymous

    La solita razione di storia ben condita: BRAVO. Sulla proposta si potrebbe avviare una discussione.

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