Lunedì 16 gennaio con la novena dedicata a san Paolo Apostolo, avranno ufficialmente inizio le celebrazioni riservate dai casalesi all’Apostolo delle Genti. È sicuramente la ricorrenza patronale più sentita dal popolo casalese, non perché qui s’intenda fare una classifica comprendente il culto dedicato agli altri due compatroni casalesi santa Maria delle Grazie e san Giovanni Battista, non saremmo mai così blasfemi, ma ci affidiamo ad un semplice calcolo temporale:
– il popolo di Casale è stato catechizzato personalmente dal Santo Barbuto nel suo viaggio alla volta di Roma nel 61 d. C. e quindi viene ricordato da più di un millennio (solo la struttura “moderna” della cappella sull’omonima collina, prima chiesa parrocchiale di Casale, risale al 1300), mentre la data del 25 gennaio è stata fissata definitivamente con la sua istituzione ecclesiastica del XVIII secolo;
– l’apparizione di Maria Ss. delle Grazie alla giovane Antonietta Fava è da collocare temporalmente intorno al 1700 (anno più anno meno): sicuramente il culto riservato alla Vergine è più antico di un paio di secoli e la stessa struttura del cosiddetto Santuario, anche se ancora non lo è ufficialmente, è da far risalire almeno al 1528 che è la data presente su un affresco della parete destra;
– infine ma, come dicevamo in precedenza, non ultimo, il “redivivo” culto intitolato a san Giovanni Battista, relativamente giovane si sarebbe tentati di dire, ma non dimentichiamo che nei restauri che quasi cinque anni fa hanno interessato la nostra chiesa madre è stato rinvenuto un affresco raffigurante il battesimo di Gesù nel Giordano da parte dello stesso Battista, risalente a prima del 1599 visto che si trova nel primo e più antico nucleo della chiesa SS. Giovanni e Paolo: ripetiamo, culto “redivivo” quindi ma anche questo relativamente giovane rispetto a quello per il Santo convertito sulla via di Damasco.
Dopo questo sintetico excursus torniamo alla novena: di quanto sia antica e vada quasi di pari passo con la festa dedicata alla Conversione di San Paolo abbiamo già detto, ma di quanto sia emozionante e coinvolgente partecipare a tenere in vita tale appuntamento tradizionale, è possibile descriverlo solo affidandosi all’esperienza personale e quindi alla partecipazione diretta, un’esperienza che come al solito il Gruppo dei Cantori sta preparando al meglio con le serali prove affinché il tutto risulti impeccabile.
Veniamo agli aspetti un po’ più laici, ma che comunque sono parte integrante di questa tradizione visto che quasi duemila anni fa furono condivisi dal Santo stesso cui dai contadini locali venne offerto vino e lupini: questi ultimi – a proposito, ci si perdoni ma continuiamo a preferire la classica dizione lupini anche se spesso leggiamo salatielli – sono attualmente in ammollamento, in acqua ovviamente, e lunedì verranno bolliti ed alla fine del procedimento saranno più di cinque i quintali distribuiti, o lanciati, alla gente. Il Comitato, è anche grazie a loro che questa tradizione sopravvive, ha ridipinto la ringhiera-balconata intorno alla Cappella di San Paolo (da verde che era è stato scelto un grigio-antracite della tonalità del portone della chiesetta), e ulteriori pulizie verranno effettuate nei prossimi giorni, ma si tratterà di rifiniture soltanto però perché il grosso, parliamo della strada d’accesso, con ruspa e decespugliatore, è stato effettuato lo scorso anno.
Tutto è quasi pronto, adesso tocca a noi partecipare e l’optimum è iniziare da lunedì!
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One thought on “La novena di San Paolo”
Festa bellissima e molto sentita, l’unica cosa che mi è sempre dispiaciuta è che nei giorni successivi alla festa la campagna è piena di rifiuti. Bisognerebbe fare un appello alla gente affinché evitino di gettare a terra i rifiuti.