L’amore non muore: finché mi ricorderai, sarò con te

In questa serata di solstizio e plenilunio, un giorno speciale per volare via, sento tutto il peso di un’“ingiustizia” così dolorosamente “vera”. Dico fra me e me che ciascuno dovrebbe soggettivamente trovare degli ideali ai quali aggrapparsi, per dare una giustificazione a quanto accade: ma non è mai il tempo di perdere la propria mamma. Perché in qualsiasi modo tu sia cresciuto e tu sia volutamente diventato “anarchico” in famiglia, lei è tutto ciò che ti rasserena e il suo ventre è sempre intorno a te, con quel liquido “primordiale” che ti scalda. Quando una mamma perde la battaglia per la vita è come quando l’ultima bomba cade su di una città ferita e senza più forze. L’ultima bomba, la fine di una guerra senza vincitori, senza gioie, senza l’idea di un domani migliore, perché dopo la battaglia di una mamma per non lasciare soli al mondo i propri figli c’è solo il dolore del nulla che offusca la mente di chi resta a pensare quale sia il senso delle scelte fatte dal destino. Ma lei era una mamma e ha combattuto una dura battaglia con quella forza che spesso mi fa vergognare dei lamenti inutili che propino al prossimo. Nonostante ci fosse una guerra crudele nel suo corpo, arrivava in tempo per bloccare ogni bomba prima che toccasse il suolo e ogni incendio lo spegneva con il sorriso. No, una mamma la guerra non la perde mai, neanche quando muore.  Ora è difficile andare oltre le ferite di quest’ultima, romantica battaglia, ma guai a pensare che sia finito quel rapporto che lega per sempre! Il momento del distacco è solo fisico. Un figlio è come un marchio indelebile sul cuore: qualunque sia la condizione della vita, e anche della morte, sarà sempre con te.

C’è un verso di sant’Agostino che non mi va giù, in cui la madre, Santa Monica, dopo la sua morte, si rivolge al figlio: «Se conoscessi il mistero immenso del Cielo dove ora vivo, questi orizzonti senza fine, questa luce che tutto investe e penetra, non piangeresti se mi ami!». Una frase che mi colpisce da sempre, perché, al contrario, la vita mi ha insegnato a dare molta importanza al pianto. Per me, le lacrime sono un dono. Le lacrime allargano la vita e fanno capire meglio la disperazione degli altri. Attraverso le lacrime, scopro sempre di più che il Cielo è unito alla terra e che una madre continua a fare la madre, un padre il padre, un fratello il fratello, un figlio il figlio. In questa prospettiva, il pianto è l’unica espressione realmente umana che abbiamo: perché io piango solo se amo veramente. Soprattutto, tutti noi possiamo essere punti di riferimento, asciugatori delle lacrime di chi abbia bisogno delle nostre mani.  

Questo, il mio piccolo, sincero messaggio di vicinanza ed affetto, poiché credo fermamente che a partire dalla condivisione sia possibile continuare ad aggrapparsi al futuro: nella partecipazione, la sofferenza non ha l’ultima parola.

«La muerte no existe, la gente sólo muere cuando la olvidan; si puedes recordarme, siempre estaré contigo» (da “Eva Luna”, Isabel Allende).

La morte non esiste, le persone muoiono solo quando le dimentichiamo; se riesci a ricordarmi, io sarò sempre con te.

Adele

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