La Lettera di S. Paolo alla comunità di Laodicea

Dal Libro:

L’ultimo segreto di San Paolo

Introduzione

Procolo era un archeologo e durante gli scavi,trovò dei frammenti della Lettera di S. Paolo al popolo di Laodicea, ritrovati nella zona di Cappella, nei Campi Flegrei c’entra per affinità, in quanto l’ unica cosa che Laodicea, aveva in comune con i campi Flegrei, è il fatto che fosse situata in una zona altamente sismica.

 

Laodicea.

Da laos e dike, popolo e giustizia.

Rasa al suolo durante l’ultima crociata, fu città di banche, industrie tessili, centri termali. Abitata prevalentemente da ladri, politicanti corrotti e meretrici, venne considerata come una sorta di Sodoma novella.

Il Professore lesse a Procolo prima in Greco poi traducento in  italiano:

E poi.. disse a Procolo devi sapere che le lettere di S. Paolo sono sedici in tutto.Tra queste c’ è proprio quella a Laodicea… Si ritiene, però, che sia andata perduta o che alcuni suoi passi siano stati inseriti in altre lettere. Se non ricordo male, diceva il Professore, mi pare anche che alcuni esperti pensano che la lettera ai Laodicesi sia, in realtà quella agli Efisini, in quanto Efeso e Laodicea erano due città piuttosto vicine della Frigia. In quanto, lo stesso S. Paolo raccomandava ai Colossesi di leggere proprio la lettera ai Laodicesi… E poi Laodicea faceva parte delle sette chiese dell’ antichità; fu effettivamente visitata da S. Paolo,in missione per convertire i pagani dalla Siria fino alla Grecia, arrivando addirittura a Roma dove fu martirizzato e forse anche in Spagna…

E poi disse a Procolo di prendere il libro delle lettere di S. Paolo e gli disse di leggere il passo preciso:

Desidero  infatti che sappiate quale arduo combattimento sostengo per voi, per quelli di Laodicea e per tutti quelli che non mi hanno mai visto di persona, perché i loro cuori vengono consolati e così, strettamente congiunti nell’amore, essi acquistino in tutta la sua ricchezza la piena intelligenza e giungano a penetrare nella perfetta conoscenza del mistero di Dio, cioè Cristo, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza… Salutate i fratelli di Laodicea e Ninfa e la comunità di casa sua, e una volta letta fra voi questa lettera, fate che sia letta anche nella comunità di Laodicea, e a vostra volta leggete quella da Laodicea…

Le lettere di S. Paolo non erano state trovate tutte? Nel corso di un esame, un paio d’anni prima, studiando la faccenda del Papiro 46, uno dei più antichi manoscritti del Nuovo Testamento. Conteneva la maggior parte delle epistole Paoline ed era conservato in un’ Università americana.

Eppure la Pergamena suddivisa in 7 parti scritta in Greco risale datata intorno al 60 d.c.

In una grotta, per una settimana, Samuele narrò che si pregava con lanterne e che si mangiava pane azzimo, ed ogni giorno Paolo rilevava un’avventura del suo lungo viaggio.

Denique, primma ‘i ce lassà, Paolo iste parole ce consegnò: Se hanno perseguitato me, sappiate che perseguiteranno anche voi.Tutto questo lo faranno a causa del mio nome, perché non conoscono Colui che mi ha mandato. Sed non abbiate timore, il martirio è la testimonianza che ci rende più simili a Cristo, al suo sacrificio per noi, alla sua lotta per la Verità. Saremo lieti delle sofferenze che patiremo; completeranno nella nostra carne ciò che manca ai dolori di Cristo. Non siamo più noi vivere, ma è Cristo che vive in noi.

Dagli atti di Luca:

Dopo tre mesi salpammo su una nave da Alessandria che aveva svernato nell’isola, recante l’insegna dei Dioscuri (Casa che si trova negli scavi di Pompei). Approdammo a Siracusa,dove rimanemmo tre giorni e di qui, costeggiando, giungemmo a Reggio. Il giorno seguente si levò lo scirocco e così l’indomani arrivammo a Pozzuoli. Qui trovammo alcuni fratelli, i quali c’invitarono a restare con loro una settimana. Partimmo quindi alla volta di Roma.

Paolo Apostolo delle genti e di Gesù Cristo e grazia di Dio, alla santa comunità di Laodicea, la gioia e la pace siano con voi.

Ad illo punto, nu delegato ‘i Cesarea nu scrigno gli porse. Paolo lo arapì et cacciò nu grosso rotolo ‘i pergamena. Ci tolse ‘u sigillo’ i cera, lo srotolò bene, et postea aggiunse: Ista lettera finita ho di scriverla da poco, sulla nave, per i fratelli di Laodicea. Non l’ho spedita ancora, pur avendo detto ai fratelli di Colossi di averlo già fatto. Credo che ben più meritevoli siete voi, di ricevere la Verità. Più bisognosi, di conoscere ciò che ancora non è stato rivelato.

‘U foglio prendette et benedixit dividendo in sette parti eguali, un numero qui indicava ‘ a totalità… Le diede ai ciascuna suoi discepuli, et dixit:

Ecce, come Gesù spezzò il pane e lo diede ai suoi compagni io divido quale simbolo questa lettera e ve la consegno. Ciascuno ne possiederà un pezzo su cui dovrà meditare et vivere. Un pezzo che si dovrà custodire et proteggere nel tempo, anche a costo della propria vita.

Et accussì facette. Amen

Procolo, meditò sulle parole di Samuele il pescatore e pensò:

Sette, sì. Un numero magico, biblico, come i sette discepoli della grotta, sette i giorni della settimana, i sacramenti, le meraviglie del mondo antico, i mari esistenti, le vacche sacre,le braccia del candelabro ebraico, i cieli del sistema tolemaico…

Sette. Proprio come gli anni da cui aveva perso i suoi genitori in un incidente.

Storia del ritrovameno della Pergamena

Procolo, archeologo durante gli scavi di Pozzuoli trovò un reperto che si trattava di un obolo di Caronte, continuando gli scafi davanti a Monte di Procida, mentre gli operai transennavano, notò una grotta più larga delle altre. La curiosità lo spinse a visitarla, mentre faceva delle fotografie, estrasse dall’humus un beccuccio di vetro, rassomigliante ad un lacrimatoio, mentre lo estraeva si ruppe il beccuccio e all’interno un elemento giallo, ed era un pezzo di pergamena.

1° Frammento della Pergamena trovato a Cappella.

Paolo Apostolo delle genti e di Gesù Cristo e grazia di Dio… alla santa comunità di Laodicea, la gioia e la pace siano con voi. Fratelli vi ammonisco perchè siete decaduti facendo di Cristo un idolo, abbandonandovi alle tentazioni del mondo. Perché crediate e… raddrizziate il vostro cammino dirò a voi di cose che dovrei gridare dai tetti, ma… ma che è meglio rivelare ora, obbligato dalla vostra condotta. Vi dirò di come, ormai cieco, ho guardato la Verità negli occhi. Di come essa mi è apparsa, ha cambiato la mia vita e cambierà…la vostra nella fede. Vi darò pieno possesso di questa Verità Verità che è Parola, il cui coraggio può trasformare il mondo.

Sarebbe stato bello confidare anche ad un ragazzo il ritrovamento di un pezzo della lettera a Laodicea. Come per richiamo si ricordò di un discorso che il professore gli aveva ripetuto più volte.

Cerca solo ciò che ti può fare contento. Lascia l’altro. Sii sempre come senti di essere. Certo, ascolta consigli, sperimenta, non ti precludere nulla, non giudicare. Cerca sempre di comprendere le ragioni di tutti, anche di chi ha torto. Ma non lasciarti mai condizionare. La felicità è essere convinti in ciò che si è. Anche se questo ci costa l’ infanzia, l’ esilio, l’ isolamento.

2° ritrovamento della pergamena.

Ritorna nella grotta e rivede il segno che era l’Ichthys (Il pesce cristiano per il riconoscimento dei Cristiani).

All’interno trovò un disegno di una palma e vicino al fusto della palma immagini del cristianesimo così decise di aprire il coperchio, estrasse un contenitore dal remo di una barca, e all’ interno trovò il secondo pezzo di pergamena e cominciò a leggere:

Sacro è vivere, fratelli.

Noi tutti veniamo da Dio, i nostri rapporti sono a Suo esempio, così la nostra relazione con Lui. Egli siede alla tavola con noi, ci è compagno fino all’ultimo.

Nulla è perduto, se apparteniamo a Dio.

3° ritrovamento della pergamena.

Da un simbolo ‘a palomma, estrasse un flauto e all’interno c’era il terzo lembo di pergamena che diceva:

Non dovete aver paura. Il nostro Dio avuto forse nel morire per noi? No. La paura si addice a un bambino quando perde i propri genitori… Ma Lui, padre e madre, sarà con noi fino alla fine del mondo. Non siamo soli, fratelli, siatene certi.

4° ritrovamento della pergamena a castello di Baia.

Su quando gli aveva riferito Donna Carmela (la veggente):

Si trovavano al castello Baia, e su una spiaggetta sottostante  esisteva un mosaico con la scritta “Elix”, circondato da palme, al centro un’altra palma era posta in mezzo a un’ara e a un Vaso gigante. Donna Carmela disse a Procolo” ‘ A storia tua è comme nu mosaico o na lotta “. Procolo notò la differenza della “X” fatta con tasselli neri, sembrava quasi una croce storta: al centro dei tasselli neri vi era uno di colore bianco. Procolo premette con forza il tassello bianco al centro della X, la lanterna a petrolio gli cadde a terra frantumandosi. E tra i cocci vi era il 4 frammento di pergamena, lo raccolse e lesse quello che vi era scritto:

Dio è Dio e gli uomini sono uomini. Eppure Dio si è messo nelle nostre mani, si è fatto uno di noi.   Da Lui ha preso origine la nostra Storia. Perciò Egli ha voluto incontrarla e darle significato, riscattando la colpa di Adamo. In Cristo il cielo e la terra, l’alfa e l’omega. In Lui Dio ha messo tenda ed abitato la natura umana. Perciò fratelli, più conosciamo Dio, più impariamo a conoscere noi stessi. Credere in Cristo è credere nell’ uomo. Credere nell’ uomo significa arrivare a Cristo.

5° ritrovamento della pergamena nella Cattedrale.

Procolo accompagnato da don Mimì dietro l’ asse della tela di un quadro, don Mimì trovò l’altro pezzo di pergamena che diceva:

L’eternità, fratelli, non è fuga dal tempo ma realtà tangibile. La vita eterna è vera, come vero era il corpo di Gesù quando Tommaso cercò di mettere il dito nel suo costato… Il tempo è dimensione umana, l’eternità è invece divina. Sappiate che coloro che ci precedono nel regno dei Cieli vivono passato, presente e futuro nello stesso eterno presente. Noi perciò siamo già con loro, essi già ci hanno riabbracciato… E non possiamo però saperlo, per questo di fronte alla morte ci sentiamo afflitti. Ma nell’Eterno, fratelli, saremo tutti insieme nella luce dei nostri corpi risorti… Questa non è speranza, ma certezza in Cristo. Poiché l’ Eternità comprende il tempo e quindi essa è già qui, già ora, nel Regno…

Il sangue di S. Gennaro.

A Draconzio succedette Timoteo, un prefetto ancora più esaltato. Tra i sette prigionieri vi era il vescovo di Benevento (S.Gennaro), il diacono Festo, e il lettore Desiderio, Januario, legati per i piedi a una biga trainata da cavalli furono trascinati fino a Pozzuoli. Lì sbattuti in cella che tutti chiamavano la Cappella di S.Gennaro, lì incontrarono i loro amici.

All’alba presto a Januario ‘u venettero a piglia’ p’’upurtà dinanzi a Timoteo. Januario interrogato Timoteo.’U prefetto tanta voglia di ucciderlo aveva, ca manco finito ‘i questionare, gettare ‘u facettedint’’a fornace ardente. Seda udite audite, quando i miles aprirono ‘u furno, Januario uscì vivo et sano, senza manco na bruciatura in corpore et nei capilli!…Sed Timoteo, invece ‘i vedere ‘u miracolo et se convertire, subito gridò a ‘u maleficio e fissò i ludi maledetti p’’ujuorno appresso.

Risaliti dal sotterraneo, Gennaro con le mani intrecciate dietro la schiena, e i suoi amici, si trovarono al centro dell’arena, pensò a quanto folklore fosse stato costruito attorno alla figura di  Gennaro. Si ricordò di aver letto che i napoletani lo avevano scelto come protettore a causa dei terremoti e delle frequenti eruzioni del Vesuvio.

Ogni volta che, per un motivo storico o un altro, provarono a “cambiarlo” con un altro santo, avvenivano cataclismi tali che S. Gennaro tornava sempre al suo posto. Poi c’era la questione della liquefazione del sangue ogni 19 Settembre; la gente attendeva con ansia l’evento.

E non sia mai che il sangue non si scioglieva: significava disgrazia, malaugurio per la città, come nel 1980, anno del devastante sisma in Irpinia.

Nel palazzo di Draconzio fu deciso di far decapitare i sette cristiani in nome del divo Augusto.

Come nu flumen, ‘u sanguine loro p’’ a terra, che ‘ a stessa natura ‘ ‘i chillu plasma ardente ‘i fuoco teneva, chino ‘i fede, ‘i passione! Phlegraios! Phlegraios!

Manco nu minuto, che na vecchietta devota e coraggiosa, Vigna se chiammava, se facette innanzi et ‘ncopp’ a chella terra sacra s’inginocchiò. Humilmente, cu nu panno bianco ‘u sangue ‘i San Gennaro se mettette ad asciugare.Tornata’ a casa, spremette ‘panno dint’a due ampolline trasparenti, camo so’ quelle d’’u prodigio r’’a liquefazione.

6° ritrovamento della pergamena.

Dal portafoglio di Antonio il seminarista, che era in possesso di don Mimi, in quanto Antonio fu picchiato a morte per la custodia del pezzo di pergamena.

Don Mimi tirò fuori il portafoglio di Antonio, tra le rientranze in mezzo a due immaginette di Santi, il medico Giuseppe Moscati e l’arcangelo Michele vide un doppio fondo scucito e da lì estrasse il pezzo di pergamena su cui era scritto con i soliti caratteri greci:

Non abbiate paura nemmeno del dolore, fratelli miei.

La sofferenza è sofferenza, ma non Cristo il dolore può trasformarlo in gioia. Il pungiglione della morte, con Lui, è stato spezzato.

7° ritrovamento della pergamena.

Procolo e don Mimì e Samuele, tornarono indietro fino alla cella di Gennaro e gli altri.

‘A quanto tiempo ‘u stavo aspettando disse Samuele, tirando fuori dalla tasca una chiave arrugginita ed aprì il cancello della cappella.

Samuele, li invitò ad entrare e si avvicinò ad un altarino in pietra dove era posta la statua dei Santi  che si abbracciavano.

Ha da stà ancora hic, certo sum disse Samuele, tirando fuori dalla tasca un’altra chiave, la infilò nella toppa di pietra dell’altarino tiro fuori un vecchio calice di ottone chiuso sull’orlo da una pisside ossidata. Togliendo quell’oggetto dal principio della coppa tirò fuori un panno logoro di stoffa. Nell’aprirlo Samuele il pescatore svelò ai loro occhi un frammento di pergamena.

Poi disse iste ‘u frammenda appartenuto a Proculus est… M’’ u diede primma ‘i finire ad bestias, e che lui lo aveva custodito gelosamente in quella cappella.

Sednamliggete! Leggi tu stesso Proculus, cosa da dirti ha ‘u Santo tuo!

Fratelli di Laodicea.

Una volta scrissi: “ da bambino ragionavo da bambino e vedevo le cose deformi come in uno specchio “… Ora invece posso dire a voi di averlo visto chiaramente. Nitido, vero, davanti a me, il Suo volto.

E sotto quali sembianze apparirà il Signore quando vi accoglierà in Cielo ? Ebbene vi dico: Egli vi accoglierà col volto di vostro padre e di vostra madre… E quello che credevamo sconosciuto, fratelli, ci apparirà da sempre conosciuto. Quello che credevamo perduto, sarà per sempre ritrovato..

Alla fine, a seguito di quanto aveva letto, Procolo si rilassò in uno strano silenzio. Fu allora che li vide mamma e papà, venire verso di lui in un ambiente che sembrava la loro vecchia casa. Non erano più delle scie di luce come nel precedente sogno, ma adesso apparivano in carne ed ossa; i loro visi concreti, smaniosi di giocare con lui, tornato bambino.

Capì che poteva di nuovo toccarli, sentirli, carezzane i tratti.

Eccolo lì. Eccolo lì il vero volto di Dio.

Dopo la morte del pescatore Samuele che lo aveva accompagnato nel ritrovamento di alcuni frammenti della pergamena la luce intorni si riempì di buio, tra le palpebre serrate.

Era tutta lì, in fondo, la vita: c’era il buio e c’era la luce; bisognava solo scegliere da che parte stare. E lui, dopo quei giorni difficili, così incredibili, lo aveva deciso eccome.

“Dammi la forza, Signore di portare avanti il tuo messaggio, la tua speranza, in questo mondo dominato dal male. Fa sì che io sia depositario di Te nel mondo. Come potrò, come riuscirò, secondo quanto mi è possibile, o come Tu vorrai. Fammi strumento della tua pace, della tua gioia. Fammi martire, un martire d’oggi in questo mondo d’inferno, dandomi la possibilità di lottare quotidianamente in tuo nome, per far conoscere quella verità che mi ha liberato, che mi ha reso forte. Indicami la via, non lasciarmi solo. Siamo vicini, io e Te: fà si che questo sia solo un punto di partenza per agire, per intervenire dove ci sarà oscurità nel mondo, intorno a me. Non mi sottrarrò; non fuggirò. Credere, in fondo, significa anche crederci. E finalmente uscire dal panico e affrontare la vita per cambiarla, difendendo ciò per cui vale la pena. Hai trasformato la mia sfortuna in fortuna; la mia vigliaccheria in coraggio. Disposto anche a morire per Te; come Tu l’hai fatto per me”.

 

Rivede tutte le foto e rilesse attentamente tutti quei messaggi di S. Paolo, con la pienezza di un cuore infiammato. Pensò alle immagini di guerra viste poco prima, a quanto il mondo intero avesse bisogno di conoscere quelle parole lì, il contenuto della lettera.

Era giunto il tempo di raccontare a tutti quella storia.

La sua storia.

La Lettera di S. Paolo ai Laodicea

Paolo Apostolo delle genti e di Gesù Cristo e grazia di Dio… alla santa comunità di Laodicea, la gioia e la pace siano con voi. Fratelli vi ammonisco perchè siete decaduti facendo di Cristo un idolo, abbandonandovi alle tentazioni del mondo. Perché crediate e… raddrizziate il vostro cammino dirò a voi di cose che dovrei gridare dai tetti, ma… ma che è meglio rivelare ora, obbligato dalla vostra condotta. Vi dirò di come, ormai cieco, ho guardato la Verità negli occhi. Di come Essa mi è apparsa, ha cambiato la mia vita e cambierà…la vostra nella fede. Vi darò pieno possesso di questa Verità…  Verità che è Parola, il cui coraggio può trasformare il mondo.

 

Sacro è vivere, fratelli.

 

Noi tutti veniamo da Dio, i nostri rapporti sono a Suo esempio, così la nostra relazione con Lui. Egli siede alla tavola con noi, ci è compagno fino all’ ultimo.

Nulla è perduto, se apparteniamo a Dio.

Non dovete aver paura. Il nostro Dio avuto forse nel morire per noi? No. La paura si addice a un bambino quando perde i propri genitori… Ma Lui, padre e madre, sarà con noi fino alla fine del mondo. Non siamo soli, fratelli, siatene certi.

Dio è Dio e gli uomini sono uomini. Eppure Dio si è messo nelle nostre mani, si è fatto uno di noi.   Da Lui ha preso origine la nostra Storia. Perciò Egli ha voluto incontrarla e darle significato, riscattando la colpa di Adamo. In Cristo il cielo e la terra, l’alfa e l’omega. In Lui Dio ha messo tenda ed abitato la natura umana. Perciò fratelli, più conosciamo Dio, più impariamo a conoscere noi stessi. Credere in Cristo è credere nell’ uomo. Credere nell’ uomo significa arrivare a Cristo.

L’ eternità, fratelli, non è fuga dal tempo ma realtà tangibile. La vita eterna è vera, come vero era il corpo di Gesù quando Tommaso cercò di mettere il dito nel suo costato… Il tempo è dimensione umana, l’eternità è invece divina. Sappiate che coloro che ci precedono nel regno dei Cieli vivono passato, presente e futuro nello stesso eterno presente. Noi perciò siamo già con loro, essi già ci hanno riabbracciato…

E non possiamo però saperlo, per questo di fronte alla morte ci sentiamo afflitti. Ma nell’ Eterno, fratelli, saremo tutti insieme nella luce dei nostri corpi risorti… Questa non è speranza, ma certezza in Cristo. Poiché l’ Eternità comprende il tempo e quindi essa è già qui, già ora, nel Regno…

Non abbiate paura nemmeno del dolore, fratelli miei.

 

La sofferenza è sofferenza, ma non Cristo il dolore può trasformarlo in gioia. Il pungiglione della morte, con Lui, è stato spezzato.

 

Fratelli di Laodicea.

 

Una volta scrissi: “ da bambino ragionavo da bambino e vedevo le cose deformi come in uno specchio “… Ora invece posso dire a voi di averlo visto chiaramente. Nitido, vero, davanti a me, il Suo volto. E sotto quali sembianze apparirà il Signore quando vi accoglierà in Cielo ? Ebbene vi dico: Egli vi accoglierà col volto di vostro padre e di vostra madre… E quello che credevamo sconosciuto, fratelli, ci apparirà da sempre conosciuto.

 

Quello che credevamo perduto, sarà per sempre ritrovato..

 

Ricerche Letterarie e storiche a cura di:

Cav. Antonio Nicoletta

 

 

One thought on “La Lettera di S. Paolo alla comunità di Laodicea

  1. Anonymous

    No, vabbuò. E’ sicuramente una bella ricerca ma non la potete pubblicare come articolo è troppo lunga chi volete che la legga.

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