Nell’anniversario dell’armistizio chiesto il 4 novembre 1918 dall’Austria all’Italia dopo la bruciante e definitiva sconfitta subita nella battaglia del fiume Piave dove le divisioni italiane riuscirono a contenere l’avanzata degli Austriaci, vogliamo ricordare un altro episodio di qualche anno più tardi ma legato a quegli stessi eventi bellici.
Il 4 novembre 1921 il Vittoriano, il monumento a Vittorio Emanuele II che sorge sul lato sud di piazza Venezia a Roma, divenne la tomba del Milite Ignoto (la salma di un caduto sconosciuto della guerra 1915-1918). Iniziato nel 1885 su progetto di G. Sacconi e inaugurato nel 1911 il monumento dedicato al primo Re d’Italia è conosciuto più che altro come Altare della Patria che però è solo una delle parti che lo costituiscono.
La struggente storia della tomba del Milite Ignoto trae le sue origini dall’esigenza di restituire una certa dignità ai soldati caduti nella Grande Guerra ma mai identificati. Si decise allora che all’interno del Vittoriano sarebbe stata tumulata la salma di un soldato italiano sconosciuto, selezionata tra quelle dei caduti della Grande Guerra: questo sacello sarebbe diventato un simbolo che avrebbe rappresentato tutti coloro che erano morti in un conflitto e che non erano mai stati identificati. La pratica di avere una tomba del Milite Ignoto si diffuse soprattutto dopo la Prima Guerra Mondiale, una guerra in cui il numero di corpi non identificati fu enorme.
Riassumiamo da Wikipedia:
La scelta venne affidata a Maria Bergamas, madre del volontario Antonio Bergamas che era caduto in combattimento senza che il suo corpo fosse ritrovato. Il 26 ottobre 1921, nella Basilica di Aquileia, Maria scelse il corpo di un soldato tra undici altre salme di caduti non identificabili tra bare allineate e gridando il nome del figlio si accasciò al suolo davanti a una di queste, che divenne così la prescelta. Collocata sull’affusto di un cannone e, accompagnata da reduci decorati, fu deposta in un carro ferroviario appositamente disegnato. Il viaggio si compì sulla linea Aquileia-Roma a velocità moderatissima in modo che presso ciascuna stazione la popolazione avesse modo di onorare il caduto simbolo. La cerimonia ebbe il suo epilogo nella capitale. Tutte le rappresentanze dei combattenti, delle vedove e delle madri dei caduti, con il re Vittorio Emanuele III in testa, e le bandiere di tutti i reggimenti mossero incontro al Milite Ignoto, che da un gruppo di decorati fu portato nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri. La salma venne posta nel monumento il 4 novembre 1921
I numeri della guerra 1915-’18, ricordati già altre volte, giustificano l’appellativo di “Grande” datole dai contemporanei, ma se vogliamo dirla tutta dobbiamo chiamarla in un modo più crudo ma che rende al meglio ogni idea: fu un vero e proprio macello, tanto che papa Benedetto XV ebbe modo di bollarla come “un’inutile strage”.
La massa di contadini e operai era sicuramente contraria alla guerra, e questo comportò un grande sforzo da parte di tutti gli Stati per convincere le proprie truppe e il proprio popolo dell’importanza del sacrificio, ma in realtà la guerra combattuta nelle trincee di confine sembrava a molti degli abitanti delle grandi città una serie di eventi lontani, distanti, dal sapore quasi leggendario, insomma, per intenderci, non si era costretti da un bombardamento nemico a nascondersi in un rifugio o in un sotterraneo, e probabilmente perciò si andò dietro a cuor leggero alla baldanza Fascista che di lì a qualche decennio avrebbe seguito la follia di Hitler nella II Guerra Mondiale.
——
Novelio Santoro, anno 2012