Nella Primavera di quello stesso anno Paolo ripartì da Antiochia: le regioni toccate nel suo III viaggio furono le attuali Turchia e Grecia, già visitate in precedenza.
Va a rivedere i carissimi Galati, poi scende ad Efeso dove rimase fino alla primavera del 57 e da dove inviò la Prima lettera ai Corinzi e quella ai Galati. Questa città, capitale dell’Asia proconsolare, è un centro di commercio ed è celebre per il tempio di Diana Efesina, dea della fecondità, il cui simulacro si credeva caduto dal cielo. Paolo vi si stabilisce per due anni. Attraverso le sue preghiere a Dio compie miracoli e guarigioni straordinarie. La gente lo venera, cerca fazzoletti e grembiuli usati da lui perché al loro contatto gli infermi guariscono. La comunità cristiana è fiorente.
All’inizio del terzo anno, Paolo sta partendo per la Macedonia, quando scoppia un clamoroso incidente. Il tempio di Diana-Artemide, divinità efesina, attira molti pellegrini che comprano per ricordo oggetti d’argento raffiguranti il tempio o la statua della dea, ma i pellegrini diminuiscono e le vendite sono clamorosamente calate. Demetrio, il capo della corporazione degli argentieri che vivono fabbricando questi souvenir, allarmato, riunisce in assemblea questi artigiani lanciando strali ai sermoni di Paolo. Si eccita la folla, qualche compagno di Paolo è sorpreso per strada e malmenato. Paolo vorrebbe presentarsi nell’anfiteatro, dove s’è radunata la massa dei dimostranti, ma i cristiani glielo impediscono. Per evitare altre clamorose dimostrazioni, Paolo decide di partire di nascosto.
Riparato in Macedonia, da dove inviò la Seconda lettera ai Corinzi, nell’inverno del 58 era di nuovo nell’inquieta comunità di Corinto, e da qui inviò la Lettera ai Romani. Dopo Troade, dove è ospite della comunità cristiana, il viaggio continua lungo le coste dell’Asia Minore dando luogo ad un lungo addio ai cristiani locali di Efeso, Mileto e Patara, perché lo Spirito Santo gli ha rivelato che lo attendono prigionia e sofferenze, e che non vedrà più questi fratelli. Infatti negli Atti degli Apostoli Luca racconta di come queste emozionatissime comunità nel salutarlo dessero sfogo a tutto l’affetto che provavano per lui.
Prima di arrivare a Gerusalemme, Paolo si fermò per una settimana a Tiro, in Fenicia. Si recò poi a Tolemaide e in seguito a Cesarea, ospite dell’evangelista Filippo. Dopo parecchi giorni arrivò nella regione della Giudea un certo Agabo, profeta. Egli venne a far visita e a un certo punto, prese la cintura di Paolo, si legò i piedi e le mani, poi disse: «Ecco che cosa dice lo Spirito Santo: l’uomo al quale appartiene questa cintura sarà legato in questa maniera dagli ebrei a Gerusalemme e sarà consegnato in mano ai pagani». Nonostante queste parole nefaste Paolo si recò a Gerusalemme.
La durata di quello che possiamo considerare l’ultimo viaggio effettivamente dettato solo dalla volontà personale di san Paolo è quindi di più di 5 anni.