Con la pubblicazione della delibera di Giunta Comunale n.17 di ieri (Consorzio Idrico Terra di Lavoro/Comune di Carinola. Costituzione in giudizio. Conferimento incarico legale), sappiamo che il comune di Carinola veniva fatto oggetto, lo scorso 23 novembre, di un atto di citazione dinanzi al Tribunale di S. Maria C.V. da parte del Consorzio Idrico Terra di Lavoro di cui il sig. Pasquale Di Biasio è il legale rappresentante.
In tale atto di citazione si chiede al Comune di Carinola di pagare al Consorzio Idrico Terra di Lavoro, la somma di €. 716.013,00 per perdite di esercizio fino all’anno 2006 e per l’anno 2007. Naturalmente il Comune di Carinola ha deciso di costituirsi in giudizio promosso e di designare un professionista cui affidare l’incarico di difenderlo.
Sin qui la notizia nuda e cruda.
Era mai possibile che ci esimessimo dal commentarla? Vero è che quasi sempre delle notizie si prende solo e soltanto atto, si registrano, si assorbono come una spugna e, comportandosi come tale, non si rilascia nessuna opinione. Però alcuni aspetti dell’italica burocrazia, saltano all’occhio in maniera talmente fastidiosa che è difficile sottacerle.
Dunque, la non tenera richiesta di €. 716.013,00, una quantità di denaro non certo modica, riguarda “perdite di esercizio fino all’anno 2006 e per l’anno 2007”, ora basta fare un po’ di mente locale per risalire alla guida dell’Amministrazione carinolese in quegli anni: toh, guarda un po’, si tratta di Pasquale Di Biasio, quello stesso che riposta in un cassetto la fascia tricolore di Sindaco di Carinola, cominciò subito a vestire i panni del CITL, il Consorzio Idrico Terra di Lavoro.
Sia ben chiaro, come sempre succede sulle pagine virtuali di questo sito, non vogliamo assolutamente scagliarci contro qualcuno degli attori passati e presenti della storia carinolese, anche se con una punta di facile sarcasmo si potrebbe notare che sono sempre e ininterrottamente gli stessi: non ci sarebbe nemmeno bisogno di dirlo, ma è meglio specificarlo in un mondo dalla querela facile e che spesso si rifugia nella presunta volontà di giustizia per indurre a distogliere lo sguardo dai problemi veri. Potremmo scomodare il termine INCOMPATIBILITÀ o addirittura CONFLITTO D’INTERESSI (politico s’intende) ma siamo certi che tutti sono stati ligi a regolamenti, leggi e testi unici, però diciamo che la situazione è quantomeno poco chiara, ambigua.
Fino a quando lo Stato continuerà a consentire tali ambiguità, a permettere siffatte compatibilità al limite del sopportabile, nessuno si sorprenda se i partiti, a volte fin troppo sprezzantemente definiti “populisti”, aumentano i loro consensi e s’ingrassano a dismisura, la verità è che, anche se pochi hanno il coraggio di dirla, la colpa è loro, di quella vecchia politica che non ha il coraggio, o meglio il buonsenso, di innovare sé stessa. Diciamola tutta: non è che vincono i populisti, è che, ahimè visti i risultati approssimativi, perdono i partiti di una volta che nonostante tutto si ritengono eterni.