È appena trascorsa la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Un tema particolarmente sentito nel nostro Paese quello della violenza di genere, al punto da far saltare ogni logica di schieramento e contrapposizione politica. È da tempo ormai che il Parlamento lavora unitamente alla soluzione del problema senza agitare simboli di parte, in maniera congiunta.
Molto è stato fatto ma tanto resta ancora fare. Purtroppo si registra ancora un femminicidio ogni tre giorni, 104 le donne uccise da inizio anno, e ciò è intollerabile in un paese come l’Italia che dovrebbe essere tra i più avanzati ed emancipati. Ma sul corpo delle donne sopravvivono ancora nella nostra cultura retaggi antichi di una società profondamente diversa da quella in cui viviamo oggi. È questa la triste realtà da cui non possiamo fuggire.
Poco più di 40 anni fa, come tutti sanno, il delitto d’onore e il cd “matrimonio riparatore” ancora trovavano pieno riconoscimento nelle nostre aule giudiziarie. Ma in verità la loro eco, benchè abrogati nel 1981, sopravvive ancora in certa giurisprudenza che concede attenuanti in presenza di tradimenti o gelosia. Ed anche questa è una triste realtà dei nostri giorni cui non si è ancora riusciti a porre rimedio.
L’elemento chiave per costruire una società diversa resta comunque, a mio avviso, affidata ad una educazione emotiva e alla sana gestione delle relazioni sentimentali dei giovani che saranno l’Italia di domani. Ancor oggi la scuola italiana è però, clamorosamente, sprovvista in modo strutturale di istruzione su tali tematiche. Vuoi per la difficoltà di trovare punti di equilibrio tra laici e cattolici vuoi per la difficoltà di reperire risorse da destinare tal fine. Ma non agendo si lascia campo libero a modelli fuorvianti e pericolosi come quelli proposti dalla pornografia, di libero accesso a chiunque abbia tra le mani un telefono connesso al web, anche se ha solo 11 anni (questa l’età in cui si viene in contatto con la pornografia ai nostri giorni).
Molti femminicidi si potrebbero evitare anche con una maggiore consapevolezza e con maggiore preparazione a cogliere i segnali di relazioni malate e pericolose sia da parte delle donne stesse che da parte chi è chiamato a supportarle nella gestione delle fasi critiche che precedono epiloghi funesti.
Ci piace concludere con uno schema informativo tratto da un canale istituzionale in modo che possa essere di aiuto a qualche donna in difficoltà perché vittime di maltrattamenti e violenza, intrappolate in storie che niente hanno a che fare con l’amore:
Chi è vittima di violenza può contattare i seguenti numeri telefonici e/o App dedicate e/o strutture indicate:
Numero rosa gratuito antiviolenza e anti stalking 1522 che fornisce assistenza e supporto tutti i giorni 24 ore su 24.
App 1522, disponibile su IOS e Android, che consente alle donne di chattare con le operatrici. È possibile chattare anche attraverso il sito ufficiale del numero anti violenza e anti stalking 1522.
App YouPol realizzata dalla Polizia di Stato per segnalare episodi di spaccio e bullismo, l’App è stata estesa anche ai reati di violenza che si consumano tra le mura domestiche. Tramite questa App è possibile trasmettere in tempo reale messaggi agli operatori della Polizia di Stato. È possibile telefonare direttamente dall’App al numero unico di emergenza 112; nel caso questo non sia attivo risponderà la sala operativa 113 della Questura.
Centri Antiviolenza. Il più vicino a noi è a Mondragone ed è gestito dall’ass. V.E.R.I. tel. 339-583-8318 Facebook @associazioneVERI
Pronto Soccorso, soprattutto se si ha bisogno di cure mediche immediate e non procrastinabili. Gli operatori sociosanitari del Pronto Soccorso oltre a fornire le cure necessarie sapranno indirizzare la persona vittima di violenza verso un percorso di uscita dalla violenza.
Farmacie, per avere informazioni se non si ha la possibilità di contattare subito i Centri antiviolenza o i Pronto soccorso.
Telefono Verde AIDS e IST 800 861061 se hai subito violenza sessuale. Personale esperto risponde dal lunedì al venerdì, dalle ore 13.00 alle ore 18.00. Puoi accedere anche al sito www.uniticontrolaids.it.
112: chiamare il numero di emergenza senza esitare, né rimandare:
Non si può parlare quest’anno di violenza sulle donne senza aprire una finestra anche nel nostro piccolo blog alla coraggiosa lotta che stanno portando avanti le donne Iraniane. Pochissimo rilievo sulla rivoluzione di costume che le donne iraniane stanno combattendo troviamo, in verità, sulla stampa e in televisione. L’Iran è paese produttore di petrolio e quindi con la crisi energetica che viviamo nessun paese intende inimicarsi chi lo governa, questa l’unica possibile spiegazione.
Ma le lotte per la libertà e le atrocità del regime islamico iraniano vanno fermamente condannate. Se si crede davvero che i paesi che violano i diritti umani uccidendo centinaia di persone che pacificamente manifestano in piazza vadano perseguiti non è arrivato il momento di provvedere ad un bel pacchetto di sanzioni per l’Iran? Perché nessuno ne parla, perché nessuno lo propone in Europa? Bisogna sostenere con azioni concrete e con informazione adeguata la rivoluzione popolare che si è innescata in Iran.
Noi dal nostro piccolo osservatorio per il momento ci uniamo alla battaglia che è in corso in Iran e che registra più di 450 uccisioni, 50 solo di bambini, torture e violenze di ogni genere su chiunque semplicemente manifesta; ed è di queste ore la condanna a morte di 5 manifestanti sentenziata da un tribunale morale iraniano. Solidarietà quindi alle donne iraniane che riusciranno, ne siamo sicuri, a vincere sull’odio, sulla violenza, su costumi che ormai sono solo il pretesto per dominare le donne nella espressione della loro libertà e per renderle schiave.E al diavolo il petrolio.
W LE DONNE IRANIANE!