Oggi Massimo Gramellini sul “Corsera” con la sua quotidiana rubrica de “Il Caffè” tenta una conciliazione tra le due opposte declinazioni dell’aggiunta “… e del Merito ” al titolo Ministero dell’Istruzione.
A mio modesto avviso il problema “Merito” almeno applicato alla scuola appare irrisolvibile e tutte e due le tesi, quella di dx e quella di sx, hanno ragione di esistere, il tutto sta al buon senso degli insegnanti, rendere merito a chi dimostri d’impegnarsi e guadagnarselo, a prescindere dalla provenienza familiare e non di secondaria importanza dalla provenienza territoriale, e tuttavia non abbandonare chi non ha i mezzi oppure stenta nello studio.
Ai miei tempi la selezione tra bravi, soprattutto se appartenenti a famiglie cosiddette “perbene” ed “asini” avveniva eccome. Gli uni magnificati, gli altri frustati, la differenza anche esisteva nelle proverbiali punizioni… Non vorrei che la scuola ritornasse” ai mei tempi” ma neanche è giusto un “sessantottino” tutti uguali.
Intanto se fossi il Governo m’impegnerei a premiare il Merito degli insegnanti, veri e propri “eroi”, molto sottopagati rispetto alla media dei colleghi europei e non sufficientemente gratificati sul piano della carriera.
Ma veniamo a Massimo Gramellini: «Quando dici ” merito “, la destra pensa a talentuosi e sgobboni, la sinistra a una scuola dove, a parità d’impegno, chi ha minori capacità perché magari proviene da un ambiente disagiato sarà lasciato indietro».
Hanno ragione entrambe, tuttavia credo che l’ambiente più inquinato del “merito”, nel variegato mondo dell’Istruzione, sia quello delle cattedre universitarie vere e proprie alcove di nepotismo.
A tutti gli altri livelli scolastici che siano gl’insegnanti ad esprimere il giudizio di merito senza condizionamento politico, fosse anche solo meramente propagandistico come nel caso in oggetto.
Lorenzo Razzino