Quasi due settimane fa il presidente della regione Vincenzo De Luca nel corso della sua visita all’ospedale di Marcianise si avventurò in sprezzanti dichiarazioni su Sessa Aurunca, ironizzando sull’Ospedale («Un nuovo ospedale? Ma chi c’avrebbe mai pensato?»), e sulla sua posizione geografica («Sessa Aurunca, siamo alla fine del mondo: siamo nel Lazio? Nel Molise?»).
Offendersi? Risentirsi? Non è certo stata una bella cosa per l’intero territorio e per il bacino di utenza sanitaria interessato, tra cui anche Carinola, ma d’altra parte è forse la prima volta che per strappare qualche risata agli astanti e far sì che la stampa possa parlare di lui, non sempre bene purché se ne parli, è questo uno dei più sacri principi della pubblicità, si produce in qualche show che come si sa a volte riescono benissimo altre, al contrario, malissimo?
Ovviamente Vincenzo De Luca non poteva non tener presente che il presidente del Consiglio Regionale, Gennaro Oliviero, è della bistrattata Sessa Aurunca, che il presidente della VII Commissione Regionale Ambiente, Giovanni Zannini, è di un grosso centro vicino quale Mondragone, senza dimenticare la sindaca di Carinola Giusi Di Biasio in lista con lui nelle Regionali del 2015, o Erasmo Fava, sindaco di Falciano del Massico, in una lista, Centro Democratico, a sostegno della sua candidatura, o ancora Massimo Grimaldi, dell’Opposizione è vero, ma pur sempre un Consigliere Regionale: quindi è una studiata gag, ad uso e consumo di tutti, il suo dire «Non è un mio bacino elettorale», perché invece lo è!
Offendersi forse no, ma a molti quelle parole hanno fatto male soprattutto perché amministrativamente parlando il nostro augusto Presidente non è che possa permettersi di fare tanto lo splendido.
A confermarlo sono le classifiche di “Welfare Italia Index” – strumento di monitoraggio che prende in considerazione gli ambiti di politiche sociali, sanità, previdenza e formazione e consente di identificare, a livello regionale, i punti di forza e le aree di criticità in cui è necessario intervenire – realizzato da “Welfare, Italia”, di Unipol Gruppo in collaborazione con The European House – Ambrosetti che con la loro cruda analisi ci fanno capire, anche con i numeri, come la regione Campania sia sul fondo della classifica per la spesa sanitaria, sia pubblica sia privata.
Le graduatorie si basano su 22 indicatori che misurano dimensioni di input – cioè indicatori di spesa (pubblica e privata) in welfare che raffigurano quante risorse sono allocate in un determinato territorio (ad esempio l’ammontare allocato tramite Fondo Sanitario Nazionale rapportato sul totale della popolazione regionale o l’assegno pensionistico medio mensile degli over 65) – e dimensioni output – cioè gli indicatori strutturali che rappresentano il contesto socio-economico in cui si inserisce la spesa in welfare (ad esempio il tasso di disoccupazione o la quota di famiglie in povertà). Nel complesso la Campania migliora di due posizioni passando dal 20° al 18° posto. Con riferimento agli indicatori di spesa, la Campania ottiene un punteggio di 68,05 posizionandosi al 12° posto, mentre registra un punteggio pari a 40 nella componente di indicatori strutturali, classificandosi al 19° posto.
Dall’analisi degli indicatori, la Regione è sotto la media nazionale, all’ultimo posto (21°), per spesa sanitaria pubblica pro capite (con 1.912 euro contro una media nazionale di 2.114 euro) e al 19° posto per la spesa sanitaria privata pro capite (con 298 euro contro una media nazionale di 480 euro).
Ecco perché, come giustamente faceva notare un amministratore carinolese, è delusione più che altro il sentimento che ispira chi fa del cabaret fuori luogo, invece che pensare a cose ben più serie e a mancanze che puntualmente vengono evidenziate da analisi matematiche. E la matematica, si sa, non guarda in faccia a nessuno!