Molti dicono «Non si interrompe un lavoro a metà», logica stringente in effetti, o ancora «Senza Mario Draghi ci ritireremo da questo Governo!», potabile anche questo ragionamento ma in verità fatto da chi è parte in causa (Silvio Berlusconi) avendo posto più o meno esplicitamente la propria candidatura al Quirinale fa pensare un po’ a male. A dire il vero l’operazione di qualche Partito dell’arco costituzionale italiano nei confronti di Mario Draghi, autodefinitosi «uomo delle Istituzioni», quando dice “No, tu no! Resta dove sei!”, sembra nascondere in realtà uno dei più vecchi difetti della Politica italiana: “Le poltrone sono per noi! La spartizione è mia e guai a chi me la tocca!”. Vero e proprio bullismo istituzionale!
Certo si cerca di dire, cosa verissima peraltro, che Draghi ha fatto bene a Palazzo Chigi ed è bene che resti lì, ma perché non ci si impegna a che Mario Draghi sarà il prossimo Presidente del Consiglio indipendentemente da chi vincerà le prossime Elezioni Politiche, che al più tardi ci saranno comunque nel 2023? È quasi superfluo ricordare che Draghi ha restituito all’Italia quel prestigio, quel carisma e quell’affidabilità economica che da anni mancavano al nostro Paese nonostante decenni di ricerca del “salvatore della Patria”! In realtà minacciare l’uscita dal Governo di Forza Italia se Berlusconi non venisse eletto alla Presidenza della Repubblica, ricorda tanto il piagnucolare di un bambino che minaccia di portar via il pallone se non si gioca secondo le sue regole.
Diciamo la verità: anche se si finge di incensarlo in ogni occasione possibile, e quasi di santificarlo, Mario Draghi è mal sopportato dalla Politica che vede in lui la personificazione del proprio fallimento, anche se lo stesso Draghi molto elegantemente continua a dire che non è così, che lui è lì grazie ai Partiti… No, lui è lì proprio per colpa dei Partiti! Per il vuoto pneumatico garantito dai Partiti che da anni s’incartano nei loro stessi discorsi e cincischiando pensano solo a come sopravvivere a sé stessi!
Nonostante anni in cui la demagogia e il malsano populismo di certuni, M5S e Lega che, a dispetto del loro frequente definirsi “Movimenti” sono in realtà l’espressione peggiore della vituperata partitocrazia, non si è capito il messaggio che il popolo italiano lancia forte e chiaro: NON SE NE PUÒ PIÙ DELLA POLITICA CHE DECIDE CONTRO LA SOCIETÀ E NONOSTANTE LE SUE ASPETTATIVE!
E si continua a candidare un 85enne al Colle, Silvio Berlusconi, grande imprenditore e politico esperto ma quanto mai inopportuno, non perché divisivo, anche Sergio Mattarella lo era in origine, ma perché rappresenterebbe la riproposizione di una stagione che ha bloccato l’Italia per più di venti anni e il nostro Paese non ha bisogno di ulteriori divisioni o addirittura di rivincite, o in alternativa un 83enne come Giuliano Amato, personalità ineccepibile per esperienza, competenza e preparazione, ma che ormai rappresenta un Paese che non riesce più a rinnovarsi. Vogliamo questo?
Avere Draghi che guida il convoglio Italia da Capo del Governo, con un ruolo più attivo cioè, per i prossimi sei anni, sarebbe meglio che averlo alla Presidenza della Repubblica per i prossimi sette, ma sarà veramente così con i politici che da anni non vedono l’ora di riappropriarsi della Presidenza del Consiglio? Certo è che se l’Italia riuscirà nel capolavoro (!) di perdere l’esperienza e l’affidabilità di Draghi sia a Palazzo Chigi sia al Quirinale, i tempi cupi che stiamo nostro malgrado vivendo saranno solo una passeggiata di salute rispetto a quelli che ci aspettano!