Il Touring Club Italia sabato 29 e domenica 30 maggio celebra la settima edizione della rievocazione storica del Placito Capuano, con attività a distanza e in presenza, nel totale rispetto delle normative dettate dalla pandemia. Il Placito Capuano è il primo vero documento ufficiale scritto in volgare italiano, si tratta una pergamena risalente al marzo 960, ritenuto il vero e proprio atto di nascita della Lingua Italiana, e percorre i momenti principali che portarono, nella Capua dei Principi Longobardi, all’Evento giudiziario che si espresse nelle famose testimonianze che, per la prima volta, furono trascritte in un atto ufficiale. Il Placito Capuano è conservato ed esposto presso la sala del Tesoro dell’Abbazia Benedettina di Montecassino.
Ma qual è la storia di questo documento vergato presso il Palazzo dei Principi Longobardi dal giudice della città di Capua, Arechisi, e che riportava queste parole che costituivano il giuramento di tre testimoni «Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti»?
Innanzitutto partiamo dall’antefatto: l’Abbazia di Montecassino, fondata qualche secolo prima da San Benedetto da Norcia, oltre ad essere un luogo santo, un faro di cultura e uno scrigno di tesori, non faceva della cura delle anime, della preghiera contemplativa e della conservazione di antichi manoscritti le sue uniche occupazioni, ma era anche la più grande “fattoria” del circondario e i suoi quasi sconfinati possedimenti terrieri oltre a dare grande potere ai monaci, diversi furono i Papi provenienti da qui, dava anche dei grattacapi dal punto di vista, diciamo così, burocratico.
Un giorno Aligerno, abate di Montecassino, dovette rispondere alle contestazioni di un privato cittadino di nome Rodelgrimo, nato ad Aquino. Costui, muovendo causa contro l’Abbazia, produsse una memoria con cui attestava il possesso di alcuni terreni, a lui spettanti per eredità diretta e di altri parenti, di cui però si era, secondo lui, fraudolentemente impossessata l’amministrazione di Montecassino: a questo punto chiedeva che fosse un giudice, nella fattispecie Arechisi, giudice della città di Capua, a dirimere la questione una volta per tutte e secondo la legge. L’abate Aligerno in sua difesa affermò che quei possedimenti erano amministrati dall’Abbazia già da trent’anni, e per dimostrarlo era in grado di produrre testimoni, secondo quanto previsto dalla legge: così Teodemondo, diacono e monaco, Mari, chierico e monaco, e Gariberto, chierico e notaio resero questa deposizione giurata…
Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti
Visto che Rodelgrimo, sollecitato dal giudice Arechisi, non riuscì a fornir prova documentale dei suoi possedimenti in aggiunta alla già prodotta memoria difensiva, e siccome le parole «So che quelle terre, entro quei confini che qui si descrivono, trent’anni le ha tenute in possesso l’amministrazione patrimoniale di S. Benedetto» furono riconfermate alcuni giorni dopo dai testimoni dell’abate Aligerno, il giudice Arechisi ordinò al notaio Adenolfo di trascriverle e di metterle agli atti del processo.
A quel punto Rodelgrimo decise di recedere dalle sue intenzioni e ricevette in cambio per launegildo (un istituto giuridico del diritto longobardo), un mantello, sotto la precisa condizione che ove mai egli stesso o i suoi eredi avessero in futuro messo in discussione questa rinuncia, sarebbero stati obbligati a pagare all’abate o ai suoi successori e all’amministrazione patrimoniale dell’abbazia di Montecassino la penale di cento soldi bizantini, e comunque tale sentenza sarebbe rimasta immutabile.
Sabato 29 maggio 2021
Ore 18 il Touring Club propone una videoconferenza (pagina Facebook Aperti per Voi / Capua) che vedrà i saluti delle Autorità e l’apertura a cura dei giovani Musicisti del Liceo Pitagora – B. Croce di Torre Annunziata che eseguiranno l’Inno Nazionale. A seguire i Maestri e gli Allievi del Liceo Musicale “L. Garofano” di Capua eseguiranno l’Inno al Placito Capuano, voluto dal prof. Francesco Sabatini, Presidente Onorario dell’Accademia della Crusca.
Alla prima parte della videoconferenza ci saranno i saluti dell’Arcivescovo di Capua S.E. Salvatore Visco, del presidente del Consiglio regionale della Campania Gennaro Oliviero, del Direttore del Dipartimento di Lettere e Beni Culturali dell’Università L. Vanvitelli Giulio Sodano, del sindaco di Capua Luca Branco, del Console Regionale e consigliere nazionale del Touring Club Italiano Giovanni Pandolfo, del Presidente della Associazione di Scopo “Principati e Terre dei Longobardi del Sud” Felice Pastore, del presidente delle Associazioni del Terzo settore e delle ”Piazze del Sapere” Pasquale Iorio e di Benito Caposella e Giovanni Di Cicco, dirigenti dei Licei Musicali di Torre Annunziata e Capua. I saluti e gli auguri si salderanno con la poesia del Placito Capuano recitata dalla autrice Angela Ragozzino, per anni interprete autorevole della figura della principessa Adelgrima.
La seconda parte della videoconferenza sarà dedicata interamente allo svolgimento del tema rievocativo di Luigi Fusco, che illustrerà la sede e i principali monumenti del Principato Longobardo di Capua.
Domenica 30 maggio 2021
Ore 10,00: Riapertura della Chiesa di San Salvatore a Corte con la cerimonia della formula inaugurale della principessa Adelgrima, impersonata dalla dottoressa Angela Ragozzino.
Ore 11,00 Composizione di gruppi di turisti, formati previa prenotazioni e nel rispetto delle norme di prevenzione Covid, guidati in visita dalle Chiese a Corte, Chiesa di San Domenico, alla Cattedrale fino al Museo Campano.
Ore 13,00 Conclusione breve con l’augurio di una nuova e intensa attività con la riapertura solo di domenica delle Chiese Longobarde a Corte per i mesi di giugno e luglio.
Il Placito Capuano è solo uno, il più antico, dei cosiddetti Placiti Cassinesi che rappresentano esempi via via più frequenti della necessità di parlare e aprirsi a un numero sempre più ampio di potenziali ascoltatori, e il fatto che siano notai, chierici e in genere ecclesiastici e giuristi a usare e a mettere su carta questi primi esempi di volgare è sintomatico della necessità che si avvertiva. Da allora il Latino, la lingua nobile e ufficialmente usata dal Clero per atti e Sacre Scritture e dall’intellighenzia in atti ufficiali e giuridici ma raramente compresa dal popolo, viene sempre di più soppiantata dal Volgare (dal latino vulgus=popolo).
È da allora che lentamente, faticosamente la Lingua Italiana comincia sempre più ad affermarsi, grazie ai preclari esempi di Dante Alighieri, Giovanni Boccaccio e Francesco Petrarca, ma anche grazie ad umanisti come il cardinale veneziano Pietro Bembo o il conterraneo Aldo Manuzio. L’ostacolo maggiore la diffusione dell’Italiano lo trova nella mancanza di unità politica dell’Italia, entità ancora in effetti inesistente tanto che non è azzardato parlare semplicemente di Penisola Italica per definire la terra dei nostri avi, e di questo letterati come Alessandro Manzoni e Giacomo Leopardi se ne lamentarono spesso: ma tant’è, purtroppo di questa mancanza di coesione paghiamo lo scotto anche in termini sociali.
Celebriamole queste occasioni, non sono tantissime, ma è giusto ricordarle visto che fanno parte di noi anche se spesso lo ignoriamo o, peggio ancora, lo dimentichiamo.