Tra i tanti ricordi nell’appena trascorsa Giornata della Donna non avevamo ancora sentito quello dedicato a Matilde Serao, la giornalista – scrittrice – romanziera – imprenditrice italo-greca nata a Patrasso il 14 marzo del 1856. Lo ha fatto in una bella, ma ahinoi breve, intervista concessa alla trasmissione “Doppio Passo” di Suedostschweiz la radio italiana del Cantone dei Grigioni, la dottoressa Giuseppina Giusy Tuozzi, carinolese già assessore alla cultura del Comune.
Raccontare la storia a dir poco romanzesca di questa donna eclettica e determinata in circa dieci minuti è praticamente impossibile per chiunque, ma ci ha provato, e con buoni risultati a quanto pare visto che non le manca la capacità di sintesi, in collegamento telefonico da Carinola, descritto come «un bellissimo borgo, ricco di storia, della provincia di Caserta».
La Serao ebbe una vita complessa e travagliata, giornalista, scrittrice, pioniera del Gossip sui giornali con la sua rubrica “I Mosconi” su Il Mattino di Napoli, giornale da lei fondato insieme al primo marito Eduardo Scarfoglio rivelando così la sua vocazione imprenditoriale, ma anche dotata di quello spirito materno proprio della natura femminile evidenziato quando scelse di diventare la madre adottiva dell’orfana della sua rivale, che si era suicidata per amore di suo marito. Una donna non bella ma che, nonostante questo, divenne protagonista originale e lungimirante della cronaca delle storie di Napoli. Una personalità fondamentale della nostra cultura e del giornalismo italiano.
E Giusy Tuozzi l’ha descritta benissimo nel pur limitatissimo tempo imposto dalle esigenze della trasmissione, e alla conduttrice, un’altra Giusy, che le chiedeva se avesse qualche libro da consigliare agli ascoltatori, la dott.ssa Tuozzi oltre al Ventre di Napoli e ai racconti della stessa Serao, ha citato “Ventaroli, la Patria dei ricordi di Matilde Serao” il volume di Antonio Corribolo presidente dell’Associazione Matilde Serao e anima del Premio Giornalistico dedicato alla memoria della “Mater Matuta del giornalismo italiano” (copyright di Donatella Trotta), un prestigioso Premio giunto alla XIII edizione e che dal 2003 è stato assegnato a nomi prestigiosi del giornalismo italiano (Carmen Lasorella, Natalia Aspesi, Giovanna Botteri, Donatella Trotta, Daniela Vergara, Lucia Annunziata, Rosaria Capacchione, Barbara Stefanelli, Titta Fiore, Bianca Berlinguer, Sarah Varetto, Adriana Cerretelli, Fiorenza Sarzanini, Lucia Goracci e Myrta Merlino).
Complimenti alla dottoressa Giusy Tuozzi, veramente un bel modo di far conoscere il nome di Carinola nel mondo facendolo attraverso quello di Matilde Serao la grande carinolese che spesso in passato non è stata apprezzata fino in fondo da noi carinolesi stessi.
2 thoughts on “Matilde Serao, Giusy Tuozzi e Carinola”
Che donna Matilde si stata una donna di grande cultura è fuor di dubbio, massima espressione del verismo, ma questa forzatura a volerla legare al territorio carinolese, poco la capisco, certo per mio demerito.
La Serao, arriva a Ventaroli nella metà del 1860, ne riparte per Napoli nei primi mesi del 1861, quindi poco più di sei mesi. In un suo articolo così descrive Ventaroli: “Ventaroli è anche meno di un villaggio…..
Vi sono duecentocinquantasei anime, tre case di signori, una chiesa tutta bianca ed un cimitero tutto verde;
vi è un gobbo idiota, una vecchia pazza e un eremita in una cappelluccia”.
E per fortuna che ci voleva bene, perché in caso contrario, chissà che altro sarebbe uscito dalla sua penna.
FALSO! TUTTO FALSO!
Se nessuno ti rispondesse si potrebbe anche pensare che tu abbia ragione…
Matilde Serao arrivò a Ventaroli nel 1860 e ne ripartì in maniera definitiva nel 1865, quindi se non sbaglio ben più di quei pochi mesi che cerchi di millantare.
Se poi non fosse rimasta legata al suo paese di origine perché negli anni successivi e ci sarebbe tornata ogni volta che gli impegni glielo consentivano e perché ne avrebbe parlato come “gente della mia stirpe”?
Le parole che tu citi, che credo siano cravatte da uno dei suoi racconti, furono scritte per esaltare la genuina bontà degli abitanti di quel luogo e non per offenderli come cerchi di far passare tu.
Comunque vogliamo credere che sia così? Accomodiamoci, distruggiamo anche quel po’ di passato glorioso di questo luogo tanto a distruggere il presente ci pensa la gente che ha avuto la possibilità di amministrare.