«La triste e spiacevole notizia di un sacerdote volontario, in servizio di supporto al cappellano titolare del penitenziario di Carinola, trovato in possesso di diversi cellulari poco prima di accedere all’istituto, porta tanta amarezza nel cuore di tutti i cappellani delle carceri d’Italia». È quanto afferma don Raffaele Grimaldi responsabile dell’Ispettorato generale dei cappellani nelle carceri italiane in una nota riportata dall’AdnKronos.
«Questo spiacevole e grave episodio – si prosegue – rischia di sminuire il prezioso servizio pastorale dei 250 cappellani che svolgono quotidianamente con dedizione e impegno il loro ministero, offrendo il proprio tempo a supporto di chi vive il dramma della detenzione».
«Il mio giudizio – continua don Raffaele Grimaldi – non vuole essere di condanna, ma di monito per questo evento che ha sicuramente toccato la sensibilità dei tanti cappellani che, con spirito di abnegazione e senso del dovere, svolgono il loro prezioso servizio di promozione umana e spirituale. Questo caso isolato non deve suscitare dubbi né minare la credibilità dei cappellani incaricati, uomini di grande fiducia, persone di riferimento per le direzioni e la Polizia penitenziaria le quali apprezzano e stimano l’opera quotidiana di portare il Vangelo della speranza a tutti coloro che si sono smarriti, ad essi affidata».
Intanto sulla vicenda del carcere di Carinola è intervenuto anche il leader della Lega Matteo Salvini: «Grazie alla Polizia penitenziaria, che ha bloccato un sacerdote mentre portava alcuni cellulari ai detenuti nel carcere casertano di Carinola. Dopo le rivolte, le scarcerazioni dei boss, le polemiche con Di Matteo, lo scandalo delle intercettazioni anti-Lega dei magistrati e le evasioni, ecco il prete che aiuta i criminali. L’Italia non merita questo governo-sciagura e non merita un ministro come Bonafede».
Gli fa eco il deputato campano, rappresentante della Lega e membro della commissione Antimafia Gianluca Cantalamessa: «Il fermo avvenuto nel carcere di Carinola è inquietante. Spiace che il protagonista in negativo sia stato un sacerdote giunto nell’istituto casertano per la messa domenicale per i detenuti ma scoperto, grazie al pronto intervento degli agenti penitenziari, con addosso otto micro-telefoni, uno smartphone, un caricabatterie e cavetti USB. La magistratura accerterà le responsabilità di quanto accaduto. Tuttavia, – prosegue Cantalamessa – questa è l’ennesima dimostrazione di come il Dap sia diventato un colabrodo per colpa di un ministro della Giustizia come Bonafede totalmente incapace di garantire la sicurezza all’interno delle carceri. Un plauso alla Polizia Penitenziaria, che ancora una volta ha bloccato il tentativo di certi detenuti di dialogare con l’esterno per dare probabilmente ordini ai propri referenti della criminalità per strada».