È stato realizzato ieri a Valogno di Sessa Aurunca, un murales dedicato a Matilde Serao: sono gli artisti Angelo Guadagnino e Antonio Picozzi gli autori di quest’opera dedicata alla prima donna italiana a fondare un quotidiano, Il Mattino di Napoli, divenuto poi il primo quotidiano del Mezzogiorno.
Più volte abbiamo parlato di questo paesino a pochi chilometri da noi letteralmente rivivificato dall’opera sinergica dell’Associazione Culturale “Valogno Borgo d’Arte” e la popolazione locale, grazie a Dora Mesolella e Giovanni Casale che trasferitisi da Roma anni fa per consentire ai propri figli di vivere in un’ambiente più salubre e a misura di bambino, dopo essersi fatti promotori e realizzatori del progetto “I Colori del Grigio”, hanno definitivamente eliminato le tonalità di grigio che incupivano le strade del centro storico del paese. Tutto questo grazie anche a diversi artisti che hanno prestato la loro opera, e la popolazione locale che entusiasta accoglie le migliaia di turisti, visitatori e ospiti, affluiti sia come singoli improvvisati, sia in gruppi organizzati nei meravigliosi vicoli del Borgo Aurunco.
Che dire ancora di questa donna che già non sia stato detto dalla storiografia ufficiale, dalla stampa specializzata e non? Giornalista, scrittrice, pioniera del Gossip sui giornali con la sua rubrica “I Mosconi”? La donna Matilde Serao, la definizione di femminista ante litteram non le fa totalmente giustizia, ebbe una vita complessa e travagliata, scegliendo di diventare la madre adottiva dell’orfana della sua rivale, che si era suicidata per amore di suo marito. Una donna non bella ma che, nonostante questo, divenne protagonista originale e lungimirante della cronaca delle storie di Napoli. Una personalità fondamentale della nostra cultura e del giornalismo italiano, che non si occupava solo della sua professione ma si appassionava, spesso facendone un cruccio, alle condizioni lavorative delle altre donne del suo tempo, parliamo della fine del XIX secolo, meno fortunate di lei e attanagliate da condizioni di povertà che all’epoca non faceva sconti.
Non possiamo che salutare con soddisfazione la volontà di dedicare un murales a «un’intellettuale della nostra terra» come giustamente orgogliosi hanno dichiarato gli autori Angelo Guadagnino e Antonio Picozzi, ma noi carinolesi, patria d’origine e dei primi anni d’infanzia di Matilde Serao, che facciamo per tener viva la sua memoria?
Abbiamo forse dedicato un museo a una delle personalità nostre conterranee più illustri? A costo di sembrare ripetitivi ricordiamo ancora una volta quanto disse il sindaco Antonio Russo introducendo il Premio Giornalistico Matilde Serao 2016: «pronto all’acquisizione di casa Serao a Ventaroli e ad avviare uno studio di fattibilità per un suo totale adeguamento». Era il 25 giugno 2016, il sindaco Russo si era appena insediato, forse nessuno lo aveva avvertito che la campagna elettorale fosse ormai finita, e indusse anche noi in un clamoroso errore di valutazione perché chiosammo «conosciamo la determinazione di Antonio Russo e gli auguriamo di essere più convinto e politicamente più forte dei predecessori».
Abbiamo forse promosso lo studio scolastico della memoria di Matilde Serao, “sfruttando” più adeguatamente l’opera dell’Associazione Culturale a lei dedicata, proponendo lo studio come lettura, a latere dei programmi scolastici ufficiali di un testo come “Ventaroli, la Patria dei ricordi di Matilde Serao” opera di Antonio Corribolo e validissimo come testo di letture o, come si diceva una volta, di Narrativa?
Si dirà, in ossequio al più puro benaltrismo che è uno dei mali della nostra società: altri sono i problemi di Carinola, di ben altre e ben più importanti cose avrebbe bisogno la nostra vita quotidiana per immettersi sui binari della normalità, cose urgenti come la viabilità stradale, la pulizia delle strade e dei centri storici, la pubblica illuminazione, il sacchetto dei rifiuti selvaggio, esposto a qualsiasi ora quando non è gettato via indiscriminatamente, un’isola ecologica che raccogliesse i rifiuti ingombranti e i RAEE, l’acqua a singhiozzo, gli edifici scolastici comunali, la gestione dei Cimiteri, una fibra ottica che ci permettesse un collegamento Internet normale, e altre amenità di non secondaria importanza di cui al momento non ci sovviene.
Grazie a Dio di tutte queste cose abbiamo un’Amministrazione funzionante al massimo e trasparente come una casa di vetro, scevra da intrighi di palazzo e ribaltoni vari propri della peggior politica politicante, che se ne occupa. Del resto lo possiamo toccare con mano dall’entità delle tasse comunali, balzelli che ci ricordano, qualo l’avessimo dimenticato, che viviamo a Montecarlo. Ebbene, visto che viviamo nel paese di Bengodi, in un opificio di bellezza in cui alacremente si pensa solo al bene comune, abbiamo anche il coraggio di lamentarci? Abbiamo anche il coraggio di pretendere la conservazione della memoria di Matilde Serao? Ma che ci pensino gli altri a queste facezie!