«Non ci sarà nessuna chiusura dei reparti e tanto meno del San Rocco: verranno assicurate le emergenze con gli interventi di urgenza per quanto riguarda l’ortopedia». Ad affermarlo, sia pur indirettamente è il direttore sanitario dell’Ospedale di Sessa Aurunca Salvatore Moretta.
Ancora della disinformazione dunque intorno al “San Rocco” di Sessa: dopo l’annuncio, non si sa bene fondato su cosa, dell’imminente chiusura del reparto di Ortopedia di Sessa Aurunca, a volte sembra quasi che non si veda l’ora che ciò avvenga, dai vertici dello stesso nosocomio si avverte l’esigenza di smentire certe indiscrezioni giornalistiche.
È vero che la carenza in organico è clamorosa, attualmente sono solo quattro gli ortopedici a fronte di altri due che ne servirebbero, ma si va avanti col materiale umano a disposizione, assicurando almeno il servizio di urgenza. Nonostante le molte richieste avanzate dalla Dirigenza del San Rocco al direttore generale dell’ASL-CE2 Mario De Biasio, e nonostante l’indizione di un concorso solo per Sessa Aurunca circa cinque mesi fa, devono maturare i cosiddetti tempi tecnici.
Quota Cento non ha certo avvantaggiato la Sanità Nazionale accentuando la mancanza di figure specialistiche che non vengono sostituite. È però da anni che succede, basti pensare che in Medicina occorrerebbero 14 internisti a fronte dei 9 presenti; in Cardiologia i soli 7 in organico assicurano il lavoro di reparto, un impegno per cui occorrerebbero 9 professionisti, e anche la Ginecologia va avanti con molta difficoltà.
Nonostante ciò ogni anno si effettuano più di decine di migliaia di pronto soccorsi e si superano le decine di migliaia per le attività ambulatoriali. Numeri che fanno riflettere sulla grande utenza che serve il San Rocco situato in una particolare posizione che lo pone al confine tra la provincia di Caserta e il basso Lazio.
Purtroppo negli ultimi anni la pianta organica si è ridimensionata per quanto riguarda alcune figure professionali mettendo palesemente in crisi la struttura, crisi trasferitasi anche alle risorse umane. Potenziamento “strutturale” sì, ma anche “volontà politica” per attuarlo, sono questi gli ingredienti che permetterebbero al “San Rocco” di occupare il posto che gli spetta nel Sistema Sanitario Nazionale.