Viaggiando nei meandri della memoria della vita casalese di un tempo, scopriamo interessantissimi aspetti che meritano di essere assolutamente tramandati, aspetti di cui è doveroso almeno conservare il ricordo: tremiamo al pensiero di quando ciò non sarà più possibile. Lo sapevate, ad esempio, che già oltre 60 anni fa si cercò di porre rimedio ai tanti problemi dell’Agricoltura e della Zootecnia con nuovi e sperimentali metodi di coltivazione e di allevamento nostrani?
Sicuramente qualche annetto in più aiuta a conservare la memoria di quest’impresa quasi futuristica per quei tempi, ma noi non ne eravamo al corrente e lo abbiamo scoperto recentemente con una sorpresa mista a soddisfazione, visto che si è trattato di uno dei pochi esempi, se non addirittura l’unico, in provincia di Caserta, cui prendevano parte anche altri paesi limitrofi a tale iniziativa.
Nel 1955 un gruppo di volenterosi giovani agricoltori di Casale di Carinola, e come detto con qualche “forestiero”, si riunì in un’associazione dal nome di Cooperativa/Club 3P – Campo Falerno (dove le P stavano per Provare, Produrre, Progredire) per provare a dare una svolta ai metodi di coltivazione e di allevamento, e cercare nuovi sbocchi economici per ravvivare i criteri, romantici e affascinanti quanto si vuole ma antichi di secoli, dell’agricoltura dei propri padri, efficaci sì ma poco adeguati all’evoluzione di una società che camminava, anzi correva velocemente, non dimentichiamo che si era nel pieno degli anni dell’italico boom economico post-bellico.
I nomi di questi “agri-pionieri”, guidati “tecnicamente” dal professor Alessandro Ruosi, docente ed esperto di agraria, erano Antimo Migliozzi (Presidente), Giovanni Ullucci (segretario), Elio Fava, Carmine Trabucco, Federico Torrico, Settembre Canale, Franco Migliozzi, Salvatore Trabucco, Silvio Lepore ed Eduardo Imparato, che ringraziamo (insieme ad Antimo Migliozzi) per aver condiviso con noi e il ricordo e le foto di quell’esperienza.
La Cooperativa, aderendo a una serie di Clubs già presenti in alcune regioni del centro-sud Italia, si costituì in vera e propria associazione legalmente riconosciuta con tanto di statuto, cariche sociali e registrazione presso il Tribunale, cui erano tenuti a presentare una dettagliata rendicontazione annuale. Veniva seguita dall’Ispettorato del Lavoro di Caserta che non solo seguiva con interesse questo progetto pilota in Terra di Lavoro, ma lo supportava concretamente fornendo materiali e attrezzature agricole e organizzando corsi, da potatore per esempio, seguiti con interesse dai giovani “3P”.
Importante per l’economia locale fu anche l’introduzione in loco di due esemplari di maiale di razza bianca comprati a Perugia, fino ad allora dalle nostre parti si allevava molto proficuamente solo il “maialino nero casertano”, la cui crescita fu messa “scientificamente” a confronto con quello nostrano.
Nonostante la normale diffidenza iniziale durata quasi un anno, a tutte le innovazioni si guarda in tal modo, purtroppo dopo un po’ di anni, sette? otto?, il tutto si esaurì, i giovani componenti presero strade diverse spinti anche da diverse motivazioni, familiari e lavorative in genere, e dalla mancanza di una decisa guida a livello politico-sociale: la Cooperativa 3P rimase in piedi solo nominalmente per soddisfare gli impegni statutariamente assunti, e si sciolse definitivamente allo scadere dei dieci anni, limite minimo stabilito dalle leggi dell’epoca.
Ecco, sono anni che noi a Casale e nel carinolese ci lamentiamo per la scarsa lungimiranza della Politica che non ha saputo creare un polo di aggregazione dedicato al commercio dei prodotti agricoli o anche un mercato ortofrutticolo che fungesse da polo di aggregazione per i produttori locali, e adesso “scopriamo” che già più di sessant’anni fa si facevano le stesse domande e che qualcuno concretamente cercò un’adeguata risposta.