Esageriamo nel dire che un altro pezzo di storia casalese se ne va? Probabilmente no, perché il bar “Il Ponte”, che per anni era semplicemente il bar de Giulianu, dal nome del mitico Giuliano Ullucci, storico proprietario del locale posto quasi al centro di Casale, non apparteneva semplicemente a una storia familiare, privata, una storia da chiudere in un polveroso album di famiglia, no, il bar di Giuliano era un patrimonio collettivo, quasi un’istituzione al pari dell’ancora operante bar Carducci ubicato nel centro storico del paese.
I più giovani, e noi purtroppo non siamo più tra quelli, probabilmente non lo ricorderanno ma il bar di Giuliano era un’osteria prima di essere un bar modernamente inteso: certo noi ragazzi eravamo attratti dal Calcio Balilla o Biliardino, dai Flipper o anche da qualche videogioco (il massimo della tecnologia!) che ci calamitavano anche per ore intere, ma il vero clou dell’attività si trovava sul retro, anzi è meglio dire nel locale più recondito altrimenti sembrerebbe quasi qualcosa di illegale.
Nel secondo ambiente del locale si beveva semplicemente… VINO!
Sì, la classica bevanda di un’osteria, quello al cui proposito i nostri nonni dicevano, dopo averne gustato un bel bicchiere: «Ahh, ru pozzenu menà puri le spine!» («Possa essere prodotto anche dai rovi!», per chi non ha dimestichezza con il nostro dialetto). Certo anche la birra veniva consumata, e non certo in piccole quantità, ma la bevanda bionda è un’abitudine più, per dir così, di recente importazione. Nonostante non siamo più giovanissimi, nemmeno però siamo così avanti con l’età per ricordare vividamente le tante giocate a padrone e sotta, passatempo tipico di queste parti, altrove è conosciuto con altri nomi, che riempivano, tra birra e prim’ancora vino, i caldi pomeriggi estivi o le fredde serate invernali.
Se non sbagliamo c’era anche un biliardo, e in aggiunta a quello del bar di Luca Bufano e di Carducci Verrengia era il terzo nel nostro piccolo borgo (eh sì, stavamo meglio quando stavamo peggio!), ma di questo non abbiamo memoria visiva e preferiamo lasciare il ricordo a chi ne ha ricordi diretti.
Per fortuna adesso proprio di fronte c’è il Rewind Café una sorta di Irish Bar casalese, un pezzo dell’irlandese Dublino trapiantato nel centro della nostra Casale che, aperto poco più di un anno fa, è già diventato un punto di aggregazione, uno dei pochi qui a Casale, per le giovani generazioni giustamente affamate di divertimento.
Il guaio è che la chiusura delle attività commerciali è figlia della denatalità e quindi dell’inarrestabile calo demografico e dello spopolamento che da anni sta distruggendo la nostra amata Casale. Come? Qualcuno dice che è anche frutto di inadeguate scelte politiche, ma questa è la solita storia del cane che si morde la coda e quindi, come si dice, meglio non disturbare i cani che dormono.
Non ci resta che sperare che Casale, come l’Araba Fenice, sia in grado di risorgere dalle proprie ceneri che, a quanto pare, sono le sole che stanno rimanendo.
4 thoughts on “Casale di Carinola: la chiusura dello storico bar “Il Ponte””
Quanti pomeriggi estivi negli anni 80 ho passato lì. Ci andavo a gustare un bel cono gelato sempre con gli stessi gusti: limone e fragola. E dopo aver gustato il gelato, facevo qualche partita al videogioco.
Mi dispiace che adesso chiuderà, ma il tempo scorre e le cose cambiano.
Memorabili ed indimenticabili le combattutissime sfide “a bigliardino” a coppia o singole che duravano intere serate,con sudatoni che ancora mi porto addosso!!E le belle sere estivecon le accese partite a”tressette o scopa”con le inevitabili cazziate reciproche e le sfiziosissime”padrone e sotto”!Bei tempi di una volta,in cui con poco ,ci si divertiva e ssi andava content,coltivando sogni e speranze future!!Con la chiusura del “bar Giuliano”si chiude,ahimè,un pezzo di storia di Casale e,purtroppo,anche della nostra giovinezza.Meno male ,però,che il dirimpettaio,ben tenuto efrequentato CAFé REWIND offre “mutatis mutandis”piacevoli serate ed occasioni di sano divertimento ai casalesi e non,specie ai più giovani!! Donato Iannotta
Un pezzo di storia che se ne va.
Che nostalgia.