Il mio ricordo di Carmine non può che partire da quel fatidico giorno, il 26 agosto 1980, quando la morte entrò prepotentemente nella nostra casa di giovani e giovanissimi. Carmine, il primo di sette fratelli, aveva solo 28 anni e l’ultimo fratello, Gennaro, che avrebbe condiviso con lui la vita in aeronautica, la passione per la chitarra ed il tragico destino, ne aveva solo 15. A Gennaro, morto anche lui a soli 24 la famiglia dedica questa onorificenza, sicuri della condivisione di Carmine.
Quel giorno io, studente all’università, ero in casa a studiare quando sentii un forte boato. Il mio primo pensiero fu “Cavolo fanno attentati pure qua?”. C’era stato da pochi giorni l’attentato alla stazione di Bologna che aveva portato lutto in tutta l’Italia ed eravamo tutti ancora scossi. M’infilo qualcosa ed esco. In fondo alla stradina dove abitavamo (via Roseto a Nocelleto) c’era la macchina di Carmine con le chiavi dentro. «È esplosa una bombola, tuo fratello è grave, l’hanno portato in ospedale, c’è Salvatore con lui».
Salvatore mi avrebbe poi raccontato tutto: «L’ho visto arrivare deciso, ho tentato di fermarlo ma non ci sono riuscito. Ha allontanato la gente e si è diretto verso Pasquale che da lontano tentava di spegnere l’incendio con un estintore, lo ha allontano, ha preso l’estintore, ha inspirato forte e si è portato deciso sul focolaio dell’incendio ma non ha fatto in tempo a spegnerlo la bombola è esplosa subito».
La cronaca non riporta che Carmine era un aviere addetto alla sezione antincendio. Era un pompiere, conosceva il fuoco ed i suoi danni e gli sarebbero bastati cinque o dieci minuti per domare quell’incendio ed uscire tra gli applausi della folla. Il Destino non glieli concesse. Quando lo caricarono in macchina per portarlo all’ospedale disse a Salvatore: «È inutile che mi portate in ospedale, sono ustioni di terzo grado, non posso cavarmela».
Stessa diagnosi fatta in ospedale. Diagnosi che non fermò il comandante della I Aerobrigata di Padova, generale Montinari, dal tentare tutto il possibile. Organizzò un trasporto aereo per Torino per portarlo al centro grandi ustionati ma anche lì la diagnosi fu la stessa: niente da fare. Il 30 Agosto 1980 sarebbe deceduto.
Noi abbiamo sempre saputo che era stato un eroe, perché eroe è esattamente chi sente quando è il suo momento e non può tirarsi indietro, specialmente quando è pericoloso. Purtroppo eroi non si nasce, si può solo morire e così fu. La nostra convinzione è stata certificata dal Presidente Sandro Pertini che il 27/02/1984 gli tributò la più alta onorificenza: Medaglia d’oro al valore civile.
Carmine non era solo questo. Carmine era un ragazzo che aveva iniziato a lavorare prestissimo nei campi ma non avrebbe esitato a buttare la zappa nel Savone al suo ultimo giorno di lavoro. Il ragazzo che divenne operatore nel cinema di Ceraldi per guardare i film e per guadagnare qualcosa, come il mitico mangiadischi col quale ci iniziò alla musica di Little Tony e dei Pooh. Lui si meravigliava di chi lasciava l’arma per non fare le guardie, che comprò la prima auto usata ed imparò a fare il meccanico per riparla ed arrotondare lo stipendio, che avrebbe imparato da solo a suonare la chitarra fino a fare delle serate nei locali di Padova e che avrebbe iniziato il corso di fotografia che ancora conservo.
Era anche il ragazzo che avrebbe scritto ai genitori “adesso che sono fuori capisco mamma e papà” e che passava tutte le Estati e le feste comandate, quando poteva, con la famiglia. Che ci portava al mare con la sua auto e ci regalava tutto quello che aveva lasciava a noi tutto, anche togliendoselo di dosso.
Quel giorno era il suo ultimo giorno di ferie, aveva fatto il pieno ed era andato a comprare il giornale, al ritorno vedendo il fumo non entrò nel cortile di casa che dista pochi metri dal luogo dell’incidente ma andò direttamente sul posto.
Qualcuno gli deve tanto, a noi resta l’orgoglio di un fratello e di un figlio eroe e la soddisfazione di aver visto il popolo di Nocelleto riconoscere l’eccezionalità dell’evento ed aver raccolto le firme per la richiesta di intitolazione della piazza.
Oggi a noi spetta ringraziare il Comitato e per tutti il suo presidente Giuseppe Chiarolanza, l’Amministrazione Comunale per aver accolto la richiesta ed in particolare la dottoressa Migliozzi, Antonella per tutti, per aver organizzato la bellissima cerimonia finale.
Grazie Antonella, grazie Nocelleto.
Sisto Bertolino
* in occasione della cerimonia di intitolazione avevo raccolto dei ricordi di mio fratello che avrei voluto esternare ma il protocollo non lo prevedeva perciò li ho messi per iscritto e li affido a casaledicarinola.net te per condividerli con quanti hanno conosciuto Carmine e voluto questo evento.