Questo scritto che risale al Settembre del 1969 è stato estratto dal n° 9 della rivista “ARCOBALENO”, ma sembra essere stato scritto oggi.
Perdete cinque minuti per leggere e fate le vostre considerazione.
[quote font=”play”]Vi è a Casale un tratto di marciapiede, che tutti ben conosciamo, al centro del paese.
Punto d’osservazione formidabile per l’eterogeneo gruppo di persone che quasi sempre vi staziona. Quasi sempre dico, perché, novello S. Carlo, detto marciapiede, apre i battenti alla rappresentazione di se stessi con l’inizio della primavera, con le sedie al primo tiepido sole e le prime discussioni, che sono come un programma fisso da anni su un ipotetico cartellone, verte sempre sulle ciliege , per ripiegare poi sulle pesche, sulla caccia, sullo sport ed infine, giornate di gala sulla politica, all’avvicinarsi di una qualsiasi elezione.
Indubbiamente questo continuo desiderio dei casalesi di riunirsi e discutere dovrebbe rappresentare un fatto positivo facendo intravedere in ciò una distensione, uno scambio di idee e opinioni che in altri luoghi non si verifica e di cui si sente tanto bisogno. Applicando un termine molto attuale si dovrebbe dire che Casale è un paese dove si “comunica”.
Invece è tutto il contrario.
Ad un lungo ed attento esame ci si accorge di quanto stereotipata possa essere una tal cosa, facendo appellare detto marciapiede, “il marciapiede della sapienza”.
Nel senso che crediamo di possedere tutte le verità e tutti i valori e siamo in grado di risolvere tutto seduti con una gamba sull’altra e ordinando una granita con l’aria di tanti Onassis in miniatura, mentre in effetti non ci accorgiamo e non facciamo niente per il paese che muore economicamente e spiritualmente e dell’apatia che ci invade sempre di più. Come si spiega tutto questo?
Questo Casale che a detta dei “vecchi” offriva lavoro continuo oltre ai suoi abitanti a quasi tutto il circondario e che quando questo circondario non sapeva impugnare per il verso giusto una penna, Casale offriva una gamma di professionisti da incutere soggezione. Ricordo, con una certa pena, quando ero all’avviamento, il vanto che gli studenti casalesi si facevano del preside o di altri professori compaesani e del nostro umile riconoscimento, perché allora vivendo a Falciano, dovevo considerarmi falcianese.
Casale con un passato sportivo di tre o quattro squadre di calcio, con coppe vinte e campioni del ciclismo, non ha nemmeno un campetto sportivo.Come spiegare tutto questo regredire in ogni campo? Chi ha iniettato questo soporifero ad uomini e cose? Ricordo ancora di quella volta che mentre con altri operai “cogliendo” le pesche si parlava di tante cose, uno di noi, un certo Mattia, interloquì con delle massime di Metastasio e citando Orazio e Pusckin, come un ragazzo di oggi potrebbe citare cantanti e complessi di musica leggera.
Era il più anziano di noi tutti e aveva fatto solo la terza elementare.. Di fronte a una tale sensibilità non potevo non provare rispetto, un rispetto che, appena venni a Casale provai per molte persone e per molte cose, perché notavo che Casale, di fronte a tanti altri paesi era culturalmente molto elevato. E adesso?Adesso per quanto l’economia si aspetta che qualche “vascese”, che tanto disprezziamo venga a reclutarci per la coglitura della frutta (perché noi siamo i “masti”) su terreni casalesi; si aspetta che ci chiamino ad Aprilia.
Per la cultura si lascia impunemente che una iniziativa come “L’Arcobaleno” venga trascurata e boicottata. Evidentemente il soporifero è talmente mischiato al nostro sangue da renderci ciechi e da farci rifiutare un tonico che in qualche modo tenta di risvegliarci.
E così per dimostrare a noi stessi di essere uomini e che non siamo stati estrogenizzati, ci riuniamo sul “marciapiede della sapienza”, ci critichiamo, critichiamo tutto e tutti, ci sentiamo all’altezza di discutere di ogni cosa e… ci consumiamo così.
Che tristezza![/quote]
2 thoughts on “Settembre 1969”
Haaa
“TIEMPI BELLE E NA VOTA,
TIEMPI BELLE ADDO’ STATE?
VUJE NCE AVITE LASSATE,
MA PECCHE’ NUN TURNATE?”
nel 69 in questo paese c’era l’arrosto, oggi c’e solo fumo, basti pensare che oggi l’intelligenza del proprio figlio si misura dal costo del cellulare che ha in tasca.
oggi bisognerebbe dire
“GENTE BELLE E NA VOTA,
GENTE BELLE ADDO’ STATE?
VUJE NCE AVITE LASSATE,
MA PECCHE’ NUN TURNATE?
oggi solo apparenza e più