Agricoltura carinolese, ci risiamo, ancora un’annata no…

 

Puntualmente come un orologio svizzero, e come ormai da anni, le speranze degli agricoltori carinolesi si frantumano contro la dura realtà di un comparto, quello agricolo, abbandonato al proprio destino dalle Istituzioni Locali ed in balia di tre o quattro avventurieri cosiddetti “commercianti”.

Piange davvero il cuore nel non scorgere negli occhi dei nostri bravi ed infaticabili agricoltori la soddisfazione di essere riusciti a piazzare il loro ottimo prodotto ad un congruo prezzo. Ormai da anni il loro duro lavoro nei campi viene mortificato da una domanda di mercato (o di cartello?) debole nella quantità, miserevole nel prezzo, se si ha la fortuna di averlo pattuito, e di essere stato soddisfatti del pagamento.

Basta fare qualche chilometro di strada per notare sui banchi al dettaglio ciliegie, albicocche e pesche di qualità molto inferiore alla nostra ineguagliabile produzione, sia per le conclamate qualità organolettiche sia per il loro splendore esteriore, che vengono vendute ad un prezzo cinque o sei volte maggiore di quello che viene offerto ai nostri produttori.

Si dirà che i nostri prodotti pagano il prezzo una filiera abbastanza lunga e questo senz’altro è uno dei fattori negativi. Tuttavia non si può sottacere la responsabilità anche qui di una miserabile e cialtronesca classe politica locale da sempre la grande assente di questa tematica, così  come in gran parte di tutte le altre perpetue latitanze sugli altri numerosi aspetti civici e non, che purtroppo da anni caratterizzano in negativo il nostro territorio.

Una mediocre classe politica che si è avvicendata sin dagli inizi degli anni ’90, con la sola positiva esperienza del mai troppo compianto amico sindaco Antonio Matano, avversato comunque al suo interno, brava solo a riempirsi la bocca della parola AGRICOLTURA in occasione delle elezioni comunali per poi parcheggiarla in un binario morto. La gran parte dell’economia del nostro Comune dovrebbe girare intorno al comparto agricolo e specificatamente ai prodotti fruttiferi, mentre ciò non avviene affatto anzi non pochi risparmi, stipendi e pensioni vengono erosi per il loro impiego in agricoltura poiché i nostri agricoltori tengono non poco, e giustamente, alla loro dignità.

Di fronte a questo abominio i nostri “bravi” rappresentanti politici hanno solo dimostrato incapacità ed inettitudine. Da sempre si sostiene la necessità di unirsi in cooperative guidate da persone oneste, competenti e responsabili, ciò risulterebbe altamente positivo sia per l’acquisto dei prodotti per l’agricoltura sia per la commercializzazione della frutta. Purtroppo però si è dovuto subire le troppe scottature del passato, ove le Coop venivano strumentalmente utilizzate per altri scopi e molti ignari agricoltori fornivano entusiasticamente la loro adesione senza sapere come veniva utilizzata, e comunque mai per fini veramente cooperativistici. Quando il gioco è stato scoperto, con non pochi danni economici, gli agricoltori hanno scelto di ritrarsi preferendo fare da soli, diventando così un soggetto debole negli acquisti dei prodotti e vulnerabile nella commercializzazione del raccolto.

Su tutto questi  i nostri “bravi” e “stoici” amministratori si sono sempre rinchiusi nella loro “torre d’avorio” a guardare gli eventi ed a studiare (sic!) le “grandi manovre”. Mai un Sindaco si è  preoccupato di stimolare qualche dirigente comunale ad occuparsi solo della materia Agricoltura e che fosse stato attento a studiare tutte le misure poste in essere dalla Comunità  Europea e dalla Regione per indirizzare e facilitare l’accesso ad esse dei nostri agricoltori. Mai nessun Assessore all’Agricoltura che possa essere ricordato per aver profuso a sostegno di essa le proprie competenze, il proprio impegno o che abbia messo in campo politiche tese a favorire gli agricoltori o che abbia organizzato, sistematicamente e non saltuariamente, seminari, convegni o eventi, oppure partorito idee a favore dell’agricoltura. Da parte di costoro, di tutti i colori politici, sempre e solo un silenzio assordante e una grave latitanza, una colpevole assenza.

Sarebbe da sprovveduti sperare che loro si destassero, all’improvviso, da questo torpore e finalmente ritrovassero gli stimoli e la voglia di assolvere con perizia al loro precipuo dovere ed impegno: ADOPERARSI PER IL BENE COMUNE!

Sommessamente il mio pensiero va ai tanti giovani amanti di una lodevole e basilare attività quale l’agricoltura, figli magari sfiduciati di sfiduciati e vessati agricoltori, con la speranza che sappiano trovare in sé il coraggio di sperimentare, di condurre un nuovo modello di fare agricoltura ove l’insieme e la Cooperazione sono elementi necessari per avere successo. Formare all’interno delle Cooperative giovani figure che possano interloquire con i settori agricoli Europei e Regionali per trarne utilità e stimoli, fregandosene di quattro cialtroni che da sempre vendono fumo tossico: così facendo avrete guadagnato la vostra libertà, la vostra dignità, il vostro futuro, riscattando pure le tante frustrazioni che i vostri genitori hanno dovuto subire per tentare di darvi un avvenire migliore del loro. Mettersi in gioco è sempre una scommessa, ma se c’è la volontà e la passione la sfida si può vincere.

Auguri ragazzi.

Lorenzo Razzino

 

 

4 thoughts on “Agricoltura carinolese, ci risiamo, ancora un’annata no…

  1. Anonymous

    In questa atmosfera sopita Lorenzo continua a dire che bisogna fare di più ma l’interlocutore è sordo.
    Nel caso specifico però bisogna ammettere che il comune non può fare molto per l’agricoltura. Non ha armi ordinare perciò dovrebbe inventare qualcosa di stra-ordinario. Il guaio è che non ne sono capaci e rifiutano di coinvolgere chi potrebbe essere in grado di provarci.
    Se hai ripreso il potere dopo venti anni forse te lo vuoi solo tenere e godere e limitare i rischi di divisione che ogni iniziativa forte comporta.
    Continua Lorenzo, tra non molto troverai altri uomini che cammineranno insieme a te sull’altro lato della strada.

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  2. Anonymous

    Ho letto con attenzione l’articolo e sono quasi completamente d’accordo con Lei.
    Aggiusterei il tiro sulla politica che mai come in questo caso non può fare molto senza la volontà del privato, tutt’al più potrebbe stimolare il privato all’aggregazione.
    Il problema di fondo è la scarsa cooperazione tra produttori che non riescono a fare fronte comune creando una massa critica che possa soddisfare il mercato. In parole povere: se il produttore ha 10 ettari di terreno non può far sentire la propria voce, ma se gli ettari sono 1000 con una diversificazione dell’offerta qualcosa cambia.
    Antonello Maina

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    1. Anonymous

      Sono d’accordissimo con te, purtroppo i produttori non lo capiscono,
      ma l’hanno capito i commercianti(o meglio “sanzani”) i quali con le fatiche
      degli altri (i contadini) , vendono la merce come se fossero loro a produrla.

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      1. Anonymous

        i sanzani sono poche e si parlano perciò riescono a mettersi d’accordo, i contadini sono tanti e separati perciò non riescono a mettersi d’accordo. L’intervento del comune dovrebbe servire proprio a questo, farli parlare e fare da garante, per esempio con un consorzio pubblico/privato.

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