Ancora una volta i Giudici colpiscono e sostituendosi al Potere Legislativo dichiarano illegittima la nomina di 5 direttori di Musei italiani effettuata dal Ministero dei Beni Culturali. Non è un caso di lentezza più clamorosa di quella della Corte Costituzionale che a distanza di più di otto anni dichiarò incostituzionale la legge elettorale cosiddetta «Porcellum», ma di certo ancora più scalpore se si pensa che un qualsiasi giudice regionale può bloccare una legge nazionale.
Di nuovo l’Italia cade vittima dei propri sistemi di equilibrio tra poteri, esponendosi al ludibrio generale, una vergogna che in questo caso è mondiale. «Il mondo ha visto cambiare in 2 anni i musei italiani e ora il Tar Lazio annulla le nomine di 5 direttori. Non ho parole, ed è meglio. Faremo subito ricorso», il commento su Twitter del ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini: che pena, pezzi dello Stato contro altri pezzi dello Stato
In estrema sintesi i giudici amministrativi hanno bocciato le motivazioni di selezione finale dei candidati (definite «criptiche ed involute»), il fatto che alcuni dei colloqui orali finali fossero stati condotti a «porte chiuse» (perché effettuati anche via Skype e quindi senza assicurare i «principi di trasparenza e parità di trattamento dei candidati») e che il bando non poteva ammettere la partecipazione al concorso di cittadini non italiani così come previsto dal decreto legge 165 del 2001 (mai aggiornato su questo punto): «Se il legislatore avesse voluto estendere la platea degli aspiranti ricomprendendo anche cittadini non italiani lo avrebbe detto chiaramente».
Il controllo è giusto e doveroso, anzi guai se non ci fosse in un Paese in cui sempre più chiunque si sente autorizzato a fare tutto di testa sua e senza controllo, ma addirittura dopo anni! L’Italia sembra sempre più somigliante a quella macchietta comica che armato di un’enorme clava si dà dei poderosi colpi sui genitali! Ma se è vero che in un sistema di «check and balances» nessuno deve avere la preminenza su qualcun altro, è legittimo chiedersi chi controlla i controllori?
Si dice spesso che nemmeno gli asini cadono due volte nella stessa o più semplicemente che si può solo imparare dai propri errori e invece siamo di nuovo in brache di tela per colpa di quella che è la vera “casta dell’Italia”, i giudici, questi giudici che decidono su tutto, che si arrogano il diritto di stabilire le cure mediche, sul fine vita, di un eventuale accanimento terapeutico, della stabilità di edifici colpiti da eventi tellurici, della legittimità di leggi dello Stato, anche quando non dovrebbero interessarsene: si sostituiscono insomma di volta in volta ai medici, agli ingegneri, agli architetti, al Potere legislativo, facendo venir meno quel principio della Separazione dei Poteri teorizzato secoli fa da Montesquieu.
Forse però il commento migliore è stato quello dell’ex-Premier Matteo Renzi che su Facebook ha osservato: «Non abbiamo sbagliato perché abbiamo provato a cambiare i musei: abbiamo sbagliato perché non abbiamo provato a cambiare i TAR».
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