Rimandata la ripresa dell’attività scolastica alle Scuole Elementari di Casale di Carinola: per la mancanza dell’acqua, problema che da due giorni affligge il nostro piccolo paese? No per il malfunzionamento della caldaia che dopo mesi di lavori continua a dar problemi a intermittenza.
Torniamo però all’acqua: basta il freddo polare di questi giorni a giustificare la rottura del motorino della pompa che assicura il rifornimento idrico? Ricordiamo che a fronte di un freddo inusitato, non c’è stato nemmeno un fiocco di neve ad aumentare un disagio che sta flagellando altre zone del nostro Paese in modo spropositato. Ripetiamo: bastano le condizioni atmosferiche, non da tregenda grazie a Dio, o questa è l’ennesima prova di un lassismo amministrativo che lascia sedimentare situazioni che fin che va bene possono essere sopportabili e si preferisce non toccarle fin quando il bubbone non scoppia?
Abbiamo scelto una foto dell’Edificio Scolastico di viale dei Ciliegi, ma avremmo potuto benissimo mettere la foto di un gambero, il cui incedere all’indietro sembra la triste metafora del nostro paesello, e che meglio avrebbe descritto lo stato di abbandono sempre più marcato della nostra Casale! Un gambero? Eh sì, perché ci sembra di rivivere la stessa situazione descritta oltre trent’anni fa in una sagace “favoletta” che Nicola Aurilio scriveva per i lettori dell’Arcobaleno: una favola per bambini? Sì, ma sotto sotto, scavando scavando, viene a galla una forte amarezza, e poi spesso, si sa, le favole dicono sempre molto di più di quanto sembra: proviamo a leggere LA FAVOLA DEL RUSCELLO, elaborazione da un, ormai, antico racconto tramandato oralmente dai Casalesi.
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C’era una volta, nel regno di Elasac, un fresco ruscello che lo attraversava e forniva acqua limpida ai buoni sudditi. I Signori del reame sorvegliavano che scorresse pulito e impetuoso per i bisogni della povera gente, che altra ricchezza non aveva. C’era una volta… ma poi alla Reggia si installarono nuovi Signori, ambiziosi e pigri, che passavano la maggior parte del loro tempo a litigare su chi fosse il più bello e dovesse sedere al posto d’onore.
Nessuno quindi poteva preoccuparsi del ruscello che venne affidato al Mago Otunac. Costui era un uomo cattivo che scacciava chi si avvicinava all’acqua senza prima portargli una focaccia. Solo pochi sudditi potevano permettersi di pagare il tributo; agli altri non restò che ricordare quando bastava scrivere i
nomi dei Signori su un pezzo di carta colorata per ringraziarli della buona acqua; ora, anche se continuavano a farlo, venivano ignorati e abbandonati al loro destino. Neanche i nemici dei Signori osavano far niente, preferendo aspettare l’occasione buona per andare a loro volta a sedersi lla Reggia e… litigare riguardo a chi fosse il più bello.
Intanto, mentre i sudditi morivano di sete, gli amici del Mago coltivavano lussureggianti giardini e si bagnavano in freschissimi laghetti… Purtroppo, nei dintorni, non vi era nessuna fata buona che, con la bacchetta magica, potesse riportare la situazione ai tempi felici. Un uomo allora, il povero Ossef, impazzito per l’arsura, si avventò contro i Signori, ma questi erano difesi da feroci cani che lo sbranarono. La fine del povero Ossef esasperò ancor più i sudditi che presero a tumultuare minacciosi. Tanto minacciosi che i Signori ebbero paura. Chiamarono quindi il Mago Otunac e gli ordinarono di permettere ai sudditi di avvicinarsi al ruscello. Ma Otunac, che aveva grandi poteri, non si lasciò impietosire, anzi minacciò che, se non lo avessero lasciato in pace, avrebbe fatto crollare la Reggia con un maleficio, di cui lui conosceva la formula.
I Signori erano disperati ma, pensando e ripensando, nella loro grande sapienza trovarono la soluzione. Lessero sull’enciclopedia delle edizioni Machia Velli, che il bisogno di bere si manifesta durante i pasti e se si suda lavorando. Fu l’uovo di Colombo: impedirono subito di lavorare e di mangiare a tutti i sudditi che, da quel giorno, vissero felici e contenti. Tanto contenti che chiesero ai Signori di trovare un sistema con il quale non avessero nemmeno più il bisogno di respirare.
Ora, alla Reggia, nella nuova sala degli specchi deformanti che aumentano la statura, facendo apparire giganti i nani, si stanno occupando di questo nuovo problema.
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«Piove, Governo ladro!»: quest’espressione non ci appartene, anzi ci dà pure un po’ fastidio perché sembra la frase migliore per descrivere il classico scarica-barile all’italiana, ma è lecito essere leggermente inca…volati con chi poteva decidere e invece non l’ha fatto preferendo continuare a litigare… su chi era più bello?