C’era una volta un presidente operaio. Uno che costruì la sua fama e popolarità su una supposta difesa dei diritti di chi, come lui, dalla classe operaia proveniva. Un giorno poi, abbacinato dal potere, pensò di favorire un’industria petrolifera e accetto diverse mazzette, era diventato potentissimo Luiz Inacio Lula da Silva: il potere corrompe e, si sa, come dice Montesquieu, il potere assoluto corrompe assolutamente, e si trovò coinvolto nell’inchiesta Lava Jato, simile quasi alla famigerata Mani Pulite italiana. Stava per essere arrestato, ora che era un semplice cittadino: l’unica scappatoia sarebbe stata tornare ad essere più di un semplice cittadino.
A questo punto interviene la sua figlioccia politica Dilma Rousseff, presidente del Brasile per grazia di Dio e per volontà di Lula stesso, che pensa bene di nominarlo Ministro del suo governo per garantirgli l’immunità contro la legge rappresentata dal magistrato federale Itagiba Catta Preta Neto che pretenderebbe di giudicarlo come se fosse un cittadino qualsiasi: che pretesa! Lula diventa ministro della Casa Civil, un ministero chiave, una sorta di premier del governo, coordinatore dei rapporti con i partiti alleati.
Qui si scatena il putiferio: per l’opposizione è un sotterfugio, sarà lui il vero leader in quel che resta di questa fallimentare legislatura della Rousseff. Ma non solo: la gente scende in piazza a San Paolo, dove addirittura si schiera la polizia anti-sommossa, altre manifestazioni analoghe a Brasilia, davanti al palazzo presidenziale di Planalto, e a Rio de Janeiro, perché ognuno sospetta che quella nomina altro non sia che un sotterfugio per aggirare l’arresto. Quando poi in una intercettazione viene addirittura sentito il presidente Rousseff assicurare a Lula che lo nominerà Ministro solo per aggirare la legge, ogni dubbio cade, la sgradevole sensazione diviene certezza e si scatenano ancor di più.
Intanto con l’arroganza tipica di un potere politico sempre uguale a se stesso a qualsiasi latitudine, Lula ha già giurato come ministro (foto ANSA), ma il giudice ha sospeso la nomina. Ostinato, non si vuole arrendere al fatto che se legge è uguale per tutti c’è sempre qualcuno più uguale degli altri!
Un’ultima notazione: ma Lula non è quello stesso personaggio considerato qualche anno fa un idolo dalla Sinistra italiana, se non ricordo male Massimo D’Alema aveva già inoltrato domanda per la sua santificazione in vita? E ancora, Lula non è quello stesso che a poche ore dalla scadenza del suo mandato presidenziale firmò il decreto per negare all’Italia l’estradizione di Cesare Battisti, pluri-condannato nel nostro Paese per i suoi sanguinari misfatti, pretendendo di insegnarci la Democrazia? Prima Lula, ora la Rousseff: corsi e ricorsi storici!
Che esempi e che personaggi dovrebbero ispirare la nostra vita!
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Novelio Santoro