Quando tra le 4 e le 6 della mattina del 25 gennaio, festa liturgica della Conversione di San Paolo Apostolo e ultrasecolare Festa di stretta osservanza casalese, senti La Sveglia, la tradizionale passeggiata notturna accompagnata dal rullio di tamburi che si effettua per le strade del paese, qualcuno potrebbe non apprezzare il fatto di essere svegliato non certo dolcemente, ma in fondo in fondo notiamo con piacere che si guarda sempre con maggior attenzione a qualcosa che, nata come vera e propria “comunicazione di servizio” interna alla banda di musica di Casale, è stata riproposta negli anni fino a diventare una vera e propria tradizione, magari un po’ goliardica se si vuole in un periodo storico in cui le vere e proprie sveglie abbondano, tanto da esser nobilitata al punto da venire inserita tra le manifestazioni ufficiali nel programma di San Paolo.
Due sono le date cruciali riguardanti questa simpatica tradizione: il 1983 quando Paolo Verrengia a tre anni dalla fondazione della scuola Banda di Casale di Carinola (la II) fece rivivere più per devozione personale quella che era un’abitudine, diciamo così, di servizio, risalente alla fine degli anni ’40, ai tempi cioè della I banda di musica casalese, quando si aveva l’esigenza di veramente svegliare i musicanti per l’imminente impegno di quella giornata sacra per i casalesi. Il tamburino era Paolo Maina, coadiuvato da Paolo Macchia: era lui a preoccuparsi di dare la sveglia ai colleghi con il proprio strumento di lavoro.
Eccoci al 1980. Ricordiamo che protagonisti della II Banda Casalese furono il compianto maestro Eduardo Squicciarini, che curava gli ottoni e la parte ritmica e che compose, tra l’altro, l’inno a San Paolo Estote fortes (Siate forti), su testo del povero dott. Pasquale – detto Pasqualuccio – Ruosi: altri nomi non ci azzardiamo a farne per il semplice fatto che essendo tutti meritevoli di una citazione temiamo di dimenticarne qualcuno; ci limitiamo a ricordare il compianto dott. Armando Trabucco che di questa banda fu il Presidente e principale finanziatore.
L’abitudine rinacque, ma non più con l’esigenza primaria di “svegliare” i musicanti. Singolare coincidenza, oltre trent’anni dopo fu Paolo Verrengia, rieccoci dunque al nostro Paulucciu già proprietario del Bar Carducci che un tempo si chiamava Gran Caffè La Boheme in ossequio alla melomania dei casalesi, (a proposito: è da notare la palese sovrabbondanza del nome “Paolo” in questa storia dedicata alla giornata del nostro Santo Patrono: ciò non può che farci enormemente piacere, tanto che ci piace pensare che non sia solo una semplice “coincidenza”), a far da mentore al figlio di Paolo Maina, Sergio, all’epoca un adolescente apprendista musicante, nel portare avanti quel “servizio”, questa tradizione, un po’ rumorosa forse, ma che fa risalire le sue nobili origini ai tempi in cui la Banda di Casale eccelleva per la sua musica.
Cosa augurare a chi tiene vive queste belle memorie? L’augurio più bello è quello di far diventare questa tradizione da semplicemente ultradecennale a secolare, ma nell’immediato affidiamoci a un modo di dire casalese che nell’augurare buon tempo meteorologico per quella nottata/mattinata, recita: «De le calenne nu’mme ne curu, basta che la notte de Santu Paulu nun fa scuru!» detto che ha sempre avuto anche una funzione apotropaica per il raccolto dell’anno appena cominciato.
N/S