Il nuovo Comitato 2016 Santi Bernardo e Martino, guidato da Enzo Panico, composto da molti giovani, giovanissimi e non, sta procedendo con entusiasmo alla consegna del tradizionale calendario nel quale oltre a tante belle foto, per la prima volta sono state inserite anche delle note storiche sui nostri Santi frutto di recenti approfondimenti effettuati nell’Ambito Cultura della Parrocchia creato dal nuovo parroco Don Enrico Passaro. Sapendo di fare cosa gradita ai tanti Carinolesi fuori sede che hanno apprezzato nel decorso mese di dicembre la ricostruzione e le belle immagini della Chiesa dell’ Annunziata, ne anticipiamo volentieri gran parte del contenuto ai blog di Carinola ringraziandoli per la ospitalità.
Partiamo dunque da S. Martino. Non sappiamo con certezza la data di nascita di S. Martino. Da S. Gregorio Magno fonte autorevolissima, sappiamo che S. Martino intorno al 529 si trovava già su Montecassino quando arrivò S. Benedetto da Norcia e, sempre S. Gregorio Magno ci dice che la data presunta della morte di S. Martino è quella del 3 agosto del 580. Questo ci porta a dedurre che S. Martino sia nato nei primi anni del VI secolo, probabilmente intorno al 502-503. Dove sia nato S. Martino non lo sappiamo con precisione. La circostanza che nel 529 si trovasse già su Montecassino all’ arrivo di S. Benedetto e decidesse poi di trasferirsi su Monte Massico ci fa dedurre che S. Martino sia nato nella Campania settentrionale e che quindi sia un santo espressione della nostra Terra anche se la tradizione vuole che egli provenga da nobile famiglia romana.
Dall’insieme delle notizie trasmesse da S. Gregorio Magno e da quelle riportate da altre fonti storiche dei secoli successivi alcune della quali però poco attendibili, emerge dunque che S. Martino prima degli anni dal 525-529 conduce vita da eremita su Montecassino dove persistevano ancora forme di paganesimo. Ai tempi di S. Martino nel VI secolo, il monachesimo si era diffuso dall’ Oriente all’ Occidente ed era quindi frequente che qualche giovane si ritirasse a vita solitaria in luoghi appartati per coltivare la preghiera in un contesto di penitenza e di solitudine. E’ quello che del resto fa lo stesso S. Benedetto negli anni 520-525 prima di arrivare a Montecassino.
A differenza di S. Benedetto che ad un certo punto decide di non fare più l’ eremita S. Martino resta eremita e penitente fino alla morte. Egli dunque incontra S. Benedetto a Montecassino, non condivide la sua regola “ora et labora”. Pertanto intorno al 530 decide di lasciare Montecassino e di trasferirsi su Monte Massico. La regola di San Benedetto che sinteticamente recitava “ora et labora“, vale a dire prega e lavora, era in realtà un insieme più articolato e complesso di norme dettate ai primi monaci benedettini i quali conducevano una vita molto dura scandita da orari rigidi per le preghiere che iniziavano nel cuore della notte e terminavano al tramonto del sole con la preghiera di compieta.
I primi seguaci di S. Benedetto conducevano quindi una vita dura ma potevano comunque contare su due pasti al giorno, una cella ove riposare qualche ora e soprattutto su un minimo di ricreazione e di calore umano derivante dallo stare assieme ad altri confratelli che è proprio tipico del cenobio. S. Martino rinuncia a tutto questo e lascia Montecassino. Sicuramente prima di lasciare Montecassino avrà discusso a lungo con S. Benedetto il quale lo avrà esortato a rimanere. La sua scelta è però irrevocabile.
Egli decide di consumare la sua esistenza terrena in completa solitudine, nella preghiera continua e nella mortificazione completa della carne. E’ per fare questo lascia dunque Montecassino e si porta su Monte Massico scegliendo una grotta fredda e spoglia, incastonata fra cielo e terra situata però in un angolo nascosto di paradiso da cui si gode una vista mozzafiato della bellezza del creato. S. Martino su Monte Massico si ciba di erbe e frutta selvatiche della montagna. I sacrifici e le penitenze sono tante e tali che qualcuno avverte S. Benedetto che gli manda più volte degli emissari per esortarlo a liberarsi della catena e a limitare le penitenze. La premura con la quale S. Benedetto segue a distanza S. Martino conferma il rapporto di affetto fraterno esistente fra i due e la considerazione altissima che S. Benedetto aveva della santità di S. Martino, e questo spiega perché S. Gregorio Magno, storico di S. Benedetto, dedica appunto tanta attenzione al nostro S. Martino.
Rispetto a S. Bernardo è meno fortunato, si trova infatti a vivere in un periodo storico molto brutto. In quegli anni è in atto una delle guerre più feroci della storia, la guerra greco gotica, che come tutte le guerre produce devastazioni e morte. Come se non bastasse in quegli anni la peste imperversava di brutto. Nei primi anni del VI secolo, ci fu una scomparsa progressiva delle poche città esistenti, se così le possiamo chiamare, che già avevano subito attacchi dai barbari. La gente scappava dalle pianure per cercare riparo in posti relativamente più sicuri quali le montagne. A Carinola è il periodo in cui scompare definitivamente l’insediamento urbano di Civita Rotta. S. Martino non viene minimamente scalfito da questi eventi, consuma nella pace più totale la sua esistenza in un contesto assoluto di penitenza e di solitudine su Monte Massico.
Altri eremiti, richiamati dalla sua santità, si portano presso di lui. La fama della sua santità e dei suoi miracoli comincia a diffondersi rapidamente. Monte Massico grazie a lui diventa una calamita di anime in cerca di pace non solo fisica, una meta di pellegrini, di malati, di persone bisognose anche solo di vederlo. Col passare degli anni, Monte Massico si popola sempre più. La gente scappa come abbiamo visto per paura delle aggressioni e delle invasioni e sale appunto su a Monte Massico. S. Martino trascorre però anche gli ultimi anni della sua vita in solitudine respingendo ogni forma di tentazione come quella del serpente che cerca di fargli paura per ben tre anni o quello della donna che cerca di mettere a dura prova la sua illibatezza. Più si avvicina la sua nascita al cielo e più i miracoli si moltiplicano. Morirà il 3 agosto del 580 lasciando le popolazioni del Massico nel più profondo sgomento.
Passiamo ora a S. Bernardo. Anche per S. Bernardo non abbiamo documenti circa la data esatta della sua nascita. Tuttavia tenendo conto che viene consacrato Vescovo nel 1087, possiamo in termini di ragionevolezza ipotizzare che egli sia nato intorno al 1035-1040. Dove sia nato e da quale famiglia provenga S. Bernardo non siamo in condizioni di dirlo con certezza. Le ipotesi restano comunque sempre e solo due. Nel 1087 gli viene affidata la sede di Foro Claudio, dopo alcuni anni, intorno al 1100, trasferisce la sede Vescovile da Foro Claudio a Carinola, il 26 giugno del 1094 compie la traslazione del corpo di S. Martino nella Cattedrale che era ancora in fase di costruzione nel posto ove, probabilmente, vi era già una preesistenza sacra vale a dire una cappella dedicata probabilmente proprio a S. Martino. La sua individuazione a Vescovo di Foro Claudio, avvalora l’ ipotesi che S. Bernardo provenga da una famiglia nobile di Carinola o da una delle Ville, in tale ultima evenienza Ventaroli. Tuttavia da un punto di vista storico, non possono essere ignorate le varie fonti capuane che attestano presenza e permanenza a Capua presso la Corte Normanna di S. Bernardo il che lascia pensare che egli possa effettivamente essere nato a Capua. Anche per S. Bernardo è importante Montecassino perché egli è stimato dall’ Abate Desiderio che guida l’ Abbazia dal 1058 al 1086 diversamente questi non l’ avrebbe consacrato Vescovo. E da quest’ultimo siamo partiti per cercare di capire e formulare qualche ipotesi circa alcuni passaggi controversi della vita di S. Bernardo. E la prima domanda che ci siamo posti è dove, come e quando avviene il primo incontro tra l’ Abate Desideriofuturo papa Vittore III, e S. Bernardo. Integrando i dati storici dell’ Abate Desiderio con quelli dei NormanniDrengot di Capua e le fonti capuane che attestano la presenza a Capua di S. Bernardo, siamo arrivati alla ipotesi che il primo contatto fra l’ Abate Desiderio e S. Bernardo possa essere avvenuto presto, molti anni prima della consacrazione a Vescovo di S. Bernardo. Quasi sicuramente a Capua dove già dal 1058 l’ Abate Desiderio, poco prima di essere eletto Abate, era stato inviato per conto dell’ Abbazia di Montecassino per rivendicare la proprietà di alcuni possedimenti che ricadevano nella attuale zona di S. Tammaro- Carditello. Desiderio a partire dal 1058 va dunque a Capua e vi ritorna successivamente in più occasioni sempre per tutelare gli interessi dell’ Abbazia di Montecassino a fronte della pretese dei Principi Normanni Riccardo I e poi Giordano I tenendo conto che a quel tempo l’ Abbazia di Montecassino aveva proprietà vastissime che arrivavano anche in Puglia e in Sardegna e che i Normanni erano in forte espansione. L’ Abbazia di Montecassino era per certi aspetti costretta a confrontarsi con i Normanni che avevano il dominio di gran parte della nostre terre e del Meridione. Impegno dunque difficile quello demandato all’ Abate Desiderio dovendo egli trattare di beni proprio con i Normanni che non facevano altro che accaparrarsi terre e beni. Per certi aspetti, anche un tantino pericoloso per lui visto che i Normanni gli avevano ucciso il padre che era di stirpe longobarda.
E’ dunque a Capua, presso la Corte Normanna che l’ Abate Desiderio futuro Papa Vittore III, in più riprese a partire probabilmente già dal 1058, potrebbe aver incontrato S. Bernardo che già da giovane per la sua santità evidente, era stato probabilmente introdotto nell’ entourage della Corte Normanna che era composta da giudici, notai e appunto religiosi. E’ plausibile che già dai primi incontri, Desiderio si renda conto delle qualità umane del giovane Bernardo, della sua santità, della sua illibatezza ma l’ Abate Desiderio, a nostro avviso, resta colpito dal fatto per lui sorprendente, che il giovane Bernardo ha molta ascendenza sui Principi Normanni. Questo, per lui è molto importante perché gli facilita il compito vale a dire difendere i beni dell’ Abbazia dalle mire espansive dei Normanni. Oltre che per Carditello le dispute sono infatti tante e si susseguono nel corso degli anni sempre per questioni di proprietà come nel caso di alcuni terreni dalle parti di Maddaloni. In qualche caso vedevano coinvolta sempre l’ Abbazia di Montecassino, quindi sempre l’ Abate Desiderio in prima persona, ma vedevano come controparte la Chiesa locale come nel caso di S. Angelo in Formis.
L’ Abate Desiderio proveniva da una nobile famiglia di Benevento, prima di entrare come monaco a Montecassino era fuggito di casa per fare l’ eremita, era stato poi ricondotto con la forza dalla famiglia a Benevento che poi però alla fine si era arresa alla sua vocazione monastica. In passato proprio il Principe longobardo Arechi di Benevento aveva tentato invano di traslare il corpo di S. Martino dal Monte Massico. La santità di S. Martino era quindi nota a Benevento e allo stesso Abate Desiderio la cui famiglia era di origine longobarda derivante probabilmente proprio da un ramo di quella del Principe Arechi. Questo ci porta a dedurre che nella eventualità che S Bernardo fosse nato effettivamente a Capua, è probabile che sia stato proprio l’ Abate Desiderio a parlargli per la prima volta di S. Martino che dal VI secolo in poi era diventato un faro di santità dal basso Lazio a Capua.
Uno dei punti controversi della sua vita è se S. Bernardo prima della sua consacrazione a Vescovo del 1087, quindi antecedentemente alla sua stabilizzazione a Ventaroli e poi a Carinola, sia vissuto in maniera stabile e continuativa a Montecassino o a S. Vincenzo al Volturno. Non siamo in grado di precisarlo. S. Bernardo potrebbe aver alternato la sua dimora fra la Corte Normanna di Capua a permanenze più o meno lunghe a Montecassinoper incontrare il suo maestro Desiderio e a S. Vincenzo al Volturno. Quello che per noi emerge chiaramente è che S. Bernardo diventa già da giovane il discepolo prediletto dell’ Abate Desiderio. E ad un certo punto, come vedremo da qui a poco, diventa fondamentale nella carriera dell’Abate Desiderio.
Da questo momento occorre infatti seguire con particolare attenzione la scansione temporale di alcuni eventi. L’ Abate Desiderio guida per 30 anni l’ Abbazia di Montecassino ma ad un certo punto, esattamente il 24 maggio del 1086, viene eletto Papa con il nome di Vittore III. Egli però non accetta l’ investitura. Vittore III teme in primo luogo di non esserne all’ altezza ma teme, probabilmente a ragione, anche per la sua vita. Dal 24 maggio 1086 passano quindi 10 lunghi mesi durante i quali Desiderio anziché starsene a Roma a fare il Papa, continua a rimanere quasi sempre a Montecassino. Le pressioni su di lui diventano però forti. E dal 24 maggio del 1086, arriviamo ad una data molto importante, quella del 21 marzo del 1087 quando a Capua si tiene un drammatico Concilio. In questa occasione Vittore III scioglie la sua riserva e dopo 10 mesi, accetta finalmente l’ investitura Papale ma, ed è questo per noi il dato importante, per certi aspetti decisivo, nella stessa data del 21 marzo del 1087 il Papa Vittore III nel pieno delle sue funzioni, consacra proprio S. Bernardo a Vescovo assegnandogli la sede di Foro Claudio che era vacante da tempo. La consacrazione di Bernardo a Vescovo il 21 marzo del 1087 avviene alla presenza e con la condivisione del Principe Giordano e anche della potente ed influente gerarchia ecclesiastica Gregoriana venuta apposta da Roma che aveva delle riserve su Desiderio.
Entriamo ora nei risvolti del Concilio di Capua del 21 marzo 1087 perché ci interessano molto da vicino. L’ Abate Desiderio era stato eletto Papa dopo Gregorio VII con un solo compito, quello di pacificare i rapporti fra il Papa e i Normanni al fine di contrastare l’imperatore Enrico IV e l’antipapa Clemente III. La posta in gioco era alta, in buona sostanza la lotta per le investiture in atto tra Papato ed Impero. Ma come si arriva ad eleggere Vittore III? Perché Gregorio VII in punto di morte per la sua successione, suggerisce anche il nome dell’ Abate Desiderio pur sapendo che non era adatto a fare il Papa? Perché nel conclave del 24 maggio 1086 la scelta cade poi effettivamente sull’ l’ Abate Desiderio che alla fin fine era un ottimo studioso e cultore dell’ arte ma il meno idoneo a fare il Papa? Perché l’ Abate Desiderio rifiuta per ben 10 mesi l’ investitura salvo poi accettare il 21 marzo del 1087? La risposta a tutte queste domande, quella più calzante al contesto storico e allo spessore dei profili anche umani dei personaggi, per noi è una sola. Gregorio VII indica come suo successore l’Abate Desiderio perché sa che questi è l’unico ad avere la chiave giusta per ammorbidire i Normanni di Capua che, per quanto discutibili per condotta e moralità, in fatto di armi, erano i più agguerriti praticamente quelli più adatti a difendere il Papato. E la chiave giusta era proprio il nostro S. Bernardo. Il povero Abate Desiderio, se fosse dipeso da lui, se ne sarebbe rimasto tranquillo a Montecassino la cui Abbazia nei suoi lunghi anni di reggenza aveva rifatta e abbellita recuperando codici antichissimi. Dopo 10 mesi dalla sua elezione, invece alla fine, l’ Abate Desiderio accetta di fare Papa con il nome di Vittore III ma lo fa, a nostro avviso, ad una condizione quella di avere S. Bernardo al suo fianco.
Il 21 marzo del 1087, è dunque una data cruciale che torna e ritorna nell’ intreccio della vita di S. Bernardo con quella del Papa Vittore III. E proprio a Capua, sede della più importante Arcidiocesi Metropolitana dell’ epoca, avviene la contestuale consacrazione di Bernardo a Vescovo di Foro Claudio e l’accettazione del Papato da parte di Vittore III. Una soluzione graditissima al Principe Giordano e ben accetta anche alla influente e potente gerarchia Gregoriana scesa da Roma per assicurare il sostegno militare dei Normanni al Papato. Tutto questo ci porta una considerazione importante. S. Bernardo, per la sua santità, la sua sapienza, già negli anni antecedenti alla sua consacrazione a Vescovo, era stato il protagonista principale del difficile rapporto tra il Papa e Normanni ed è grazie alla sua sapiente mediazione che alla fine i Normanni di Capua, mettono le loro armi al servizio del Papa. Una mediazione paziente e faticosa, protrattasi per anni il cui merito storico non viene però ascritto adeguatamente al nostro S. Bernardo.
Questo ci porta ad un’altra possibile determinazione. S. Bernardo aveva necessità di muoversi liberamente. Pertanto ritornando alla domanda ricorrente se egli abbia fatto vita monastica continua e duratura a Montecassino o S. Vincenzo al Volturno, saremmo dell’ avviso che ferma restando la intangibilità della sua formazione spirituale che è tutta benedettina, S. Bernardo sia stato in qualche modo autorizzato a rimanere per lunghi periodi fuori dall’Abbazia di Montecassino o da quella di S. Vincenzo al Volturno.
Per i meriti conseguiti, ad un certo punto della sua vita, S. Bernardo nel momento in cui assume la responsabilità della sede Vescovile di Foro Claudio e, si trasferisce stabilmente a Carinola marzo-aprile 1087, viene a trovarsi in una situazione di privilegio assoluto. E’ ben voluto dal Conte Gionata che governa Carinola per conto dei Normanni di Capua ed Aversa e gode della stima incondizionata e dell’ affetto del Papa Vittore III. La situazione precipita però dopo soli sei mesi. A fine agosto del 1087 si tiene infatti un drammatico Concilio a Benevento durante il quale il Papa Vittore III, alla presenza di tutti i Vescovi compreso S. Bernardo che era ormai il suo referente principale, assume importantissime decisioni in particolare la scomunica di Clemente III. Sta di fatto che dopo soli 15 giorni, esattamente il 16 settembre 1087 il Papa Vittore III muore in circostanze dubbie. Verrà sepolto a Montecassino ove riposa in pace.
Forte deve essere stato il dolore provato da S. Bernardo per la perdita del suo maestro e sua guida spirituale. Rileggendo la storia di Vittore III e il rapporto probabilmente trentennale che si era creato con S. Bernardo è fin troppo facile dedurre che se Vittore III non fosse morto così prematuramente, S. Bernardo sarebbe stato destinato ad ascendere molto in alto nella gerarchia ecclesiastica di quegli anni. Come infatti abbiamo visto con Gregorio VII, in quel periodo, era il Papa in punto di morte che suggeriva il suo successore. Se Vittore III ne avesse avuto tempo e modo chi avrebbe designato come suo successore? Per noi la risposta è fin troppo facile. S. Bernardo nel giro di pochi mesi sarebbe stato creato cardinale e per i suoi meriti sarebbe entrato tra i papabili al primo conclave. Ma S. Bernardo dopo la morte del suo maestro il Papa Vittore III, riprende con umiltà e serenità la sua strada senza perdersi d’ animo. Conserva ancora per alcuni anni la sede Vescovile a Foro Claudio ma guarda al futuro, comincia a tirare su la sua Cattedrale a Carinola.
La costruzione inizia dalla cappellina dove oggi si trova la statua di S. Martino, vale a dire dal sacello bizantino che dagli studiosi viene datato fra il V e il VII secolo? L’ abside, il pavimento, tutto il contesto sono bizantini. La certezza che siano di pregiata fattura bizantina non è quindi in discussione. Ma vi è la stessa certezza che siano stati effettivamente realizzati in epoca bizantina? Non potrebbe quel sacello, essere opera dello stesso S. Bernardo che avrebbe fatto venire a Carinola le abilissime maestranze richiamate da Bisanzio a Montecassino dall’ Abate Desiderio per arricchire di mosaici bizantini l’ Abbazia di Montecassino? Non azzardiamo alcuna ipotesi al riguardo ma, conoscendo l’amore, la competenza e il gusto sopraffino di S. Bernardo per l’ arte, qualche dubbio emerge. Abbiamo visto che l’ Abate Desiderio trasferisce a S. Bernardo anche l’ amore per l’arte, comprovata dallo splendore e dalla bellezza della sua Cattedrale. Qualunque sia la datazione del sacello bizantino, quasi sicuramente esso è eretto in onore di S. Martino. S. Bernardo mostra subito quindi una profonda devozione verso S. Martino. Probabilmente subito dopo aver completato la copertura della erigenda Cattedrale a lavori ancora in corso, il 26 giugno 1094 compie la traslazione del Corpo di S. Martino a conferma del suo legame con il Santo del Massico. S. Bernardo decide quindi verso il 1100 di trasferire ufficialmente la Sede Vescovile da Foro Claudio a Carinola non solo perché Carinola per la sua strutturazione medievale circondata da due ruscelli, dava una maggiore senso di sicurezza. Il trasferimento è dettato anche dall’ amore che S. Bernardo ha per l’arte. E come Desiderio nei lunghi anni in cui era stato Abbate a Montecassino, aveva fatto rinascere l’Abbazia con importanti opere edilizie ed artistiche, con lo stesso fervore, S. Bernardo nei primi anni del XI secolo, comincia a costruire la sua Cattedrale con l’ intento preciso di edificare un tempio che oltre a luogo di preghiera deve essere anche un monumento all’ arte, destinato a durare nei secoli e, a futura memoria e a scanso di equivoci, lo scrive chiaramente nell’ architrave della sua Cattedrale dove ancora oggi è perfettamente leggibile da tutti. S. Bernardo oltre ad edificare una Cattedrale imponente, bellissima, potremmo dire unica per quei tempi, continua a guardare lontano, precorre tempi e i Concili costruisce quindi anche la casa per il clero che era un po’ una novità assoluta per i suoi tempi. Pur avendo perso il suo maestro il Papa Vittore III, egli rimane uno dei più grandi e autorevoli Vescovi dell’epoca. Preparato, accorto, lungimirante, stimato dal Conte Gionata che ha per lui una vera e sincera devozione.
S. Bernardo per la sua santità indiscussa, quale Vescovo di una piccola Diocesi quale Carinola, rimane il prelato che ha sempre la maggiore ascendenza sui Normanni che per quanto discutibili restano i più forti. Questo deve contare molto anche per i Papi Urbano II e Pasquale II che si erano succeduti dopo la morte di Vittore III. La cattedrale è quasi ultimata, S. Bernardo può più serenamente pregare e meditare sulla tomba di S. Martino. Le fatiche per tirare su la Cattedrale cominciano a farsi sentire l’impegno profuso per anni nelle dispute fraAbbazia di Montecassino, Normanni e il Papa si avvertono. La sua missione terrena volge al termine, la fine si avvicina e il 12 marzo 1109 vola al cielo lasciando il popolo di Carinola e la Corte Normanna in particolare il conte Gionata, nel più profondo dolore.
Questa la breve storia dei nostri Santi che, per ragioni di spazio, abbiamo dovuto ridurre all’ essenziale cercando di renderla fruibile a tutti. Da essa è confermata la grandezza di due primatisti assoluti di santità. Due santità molto diverse fra di loro. Quella di S. Martino, primatista di una santità improntata a penitenza, preghiera, solitudine, contemplazione, potremmo dire a vero e proprio martirio della carne. Una santità contro corrente sicuramente poco adatta per i tempi e i costumi di oggi. Una santità che andrebbe opportunamente rivalutata da tutte le popolazioni del Massico attraverso una maggiore devozione a S. Martino, e perché no anche mediante l’istituzione della festa in suo onore che dovrebbe ricorrere il 3 agosto.Vi è poi S. Bernardo primatista di una santità completamente diversa, potremmo dire complementare a quella di S. Martino.
S. Bernardo per alcune delle considerazioni da noi espresse, merita in primo luogo di essere storicamente rivalutato perché è lui il vero artefice della mediazione svolta per circa 30 anni dall’ Abate Desiderio poi Papa Vittore III, tra Papato e i Normanni i cui meriti storici non sono mai stati adeguatamente riconosciuti dal nostro S. Bernardo.
In quel drammatico Concilio di Capua del 21 marzo del 1087, Vittore III vuole Bernardo Vescovo al suo fianco, diversamente non avrebbe mai accettato di fare il Papa, se ne sarebbe rimasto tranquillo a Montecassino. La circostanza documentata della consacrazione a Vescovo di Bernardo e, della contestuale accettazione di Vittore III del Papato, avvenute a Capua il 21 marzo del 1087 costituiscono la prova inoppugnabile della importanza del ruolo storico di S. Bernardo nell’ ambito della Chiesa.
La storia di quegli anni, sarebbe andata diversamente, perché i Normanni di Capua che eranomolto discutibili per moralità e condotta ma comunque i più forti e agguerriti con le armi, senza S. Bernardo, non sarebbero mai accorsi in aiuto del Papa.
Trattandosi di un calendario, per ragioni di spazio, non abbiamo potuto indicare analiticamente tutte le fonti cosa che ci riserviamo di fare in una apposita, futura più esaustiva pubblicazione. Sentiamo però il dovere di ricordare e ringraziare indistintamente tutti coloro che in passato si sono dedicati alla storia dei nostri Santi Bernardo e Martino.Uno in particolare lo citiamo sempre e volentieri ed è il bravo notaio Luca Menna e con lui ringraziamo anche Adele Marini Ceraldi per aver nel 1978, molto opportunamente ristampato il libro di Menna e per averlo impreziosito con importanti note esplicative.
Al calendario sono allegate 12 belle foto per le quali si ringraziano :
Federico Corribolo di Padova per la foto storica della processione del 1959
Assuntina Gentile per le foto dei Comitati dei decorsi anni
Pietro Vardaro per le foto delle processioni
Anna Giglio per le foto dell’ eremo di S. Martino.
Un ringraziamento particolare va a Don Enrico Passaro per le tante iniziative assunte in meno di due anni che stanno riportando la Cattedrale di Carinola ai suoi fasti antichi.
Le note storiche sono di Antonio Corribolo – Ambito Cultura Parrocchia Santi Bernardo- Martino Carinola S. Croce.
Tutti i diritti sono riservati.
P.S. I cittadini Carinolesi fuori sede interessati ad avere il calendario a mezzo mail ed eventualmente copia cartacea potranno richiederlo a mezzo mai indirizzata a: a.corribolo@virgilio.it