Quello che stiamo vivendo da poche settimane è il Giubileo Straordinario della Misericordia, indetto da Sua Santità papa Francesco con la bolla, la lettera apostolica «Misericordiae vultus», dell’11 aprile 2015. Il primo ad indire un Giubileo fu papa Bonifacio VIII nel 1300: inizialmente si era deciso che l’intervallo tra un Anno Santo e l’altro sarebbe stato di 100 anni ma papa Clemente VI nel 1350, per parificare l’intervallo a quello del Giubileo ebraico, decise di accorciare la cadenza a 50 anni. In seguito l’intervallo fu abbassato a 33 anni da Urbano VI, periodo inteso come durata della vita terrena di Gesù, e ulteriormente ridotto a 25 anni durante i papati di Niccolò V e di Paolo II.
Parliamo però solo di papa Bonifacio VIII, al secolo Benedetto Caetani.
Nel conclave riunito a Napoli dopo le dimissioni di papa Celestino V («colui che fece per viltà il gran rifiuto»), viene eletto il cardinale Benedetto Caetani che prende il nome di Bonifacio VIII. La rinuncia di Celestino, avvenuta nella Sala del Tinello di Castel Nuovo, detto poi Maschio Angioino, non era la prima in assoluto: le dimissioni di un Papa prima della morte vi erano già state, ma per la prima volta maturavano in seguito a una decisione spontanea, giunta dopo una ponderata riflessione (papa Clemente I, nel 97, e papa Ponziano, nel 235, chi in un modo chi in un altro vi erano stati costretti). Dicevamo che Bonifacio VIII fu eletto (24 dicembre 1294) quasi per “riconoscenza” da parte del Sacro Collegio che era stato quasi liberato da un Papa addirittura fin troppo pio e santo per quell’incarico visto che pretendeva d’imporre gli stessi slanci di morigeratezza e di continenza a quel Collegio Cardinalizio che era abituato agli agi, agli sfarzi e alla bella vita.
Nato ad Anagni nel 1235 circa, fu un dotto giurista e fece la sua carriera presso la curia romana partecipando anche a numerose missioni in vari paesi; divenne cardinale nel 1281. Consolidò la sua posizione personale e familiare in Roma schiacciando gli avversari, in particolare i Colonna (distruzione di Palestrina del 1298).
Papa Bonifacio VIII fu iracondo, ambizioso ed egoista, instaurò anche un vero e proprio “culto della personalità” dando sfogo al suo narcisismo: nessun papa, infatti, si è fatto immortalare da vivo in un numero così grande di statue.
Il suo programma, teso alla restaurazione della supremazia pontificia nel campo spirituale e in quello temporale su tutto il mondo cristiano non ebbe successo, e i suoi sforzi di realizzarlo, assumendo, nei molti e gravi conflitti del tempo, la funzione del pacificatore e dell’arbitro, non solo fallirono, ma gli procurarono impopolarità, accuse e odi implacabili. Tale esito ebbero i suoi interventi nelle lotte tra Genova e Venezia, tra gli Angioini e gli Aragonesi, tra la Francia e l’Inghilterra, tra i Bianchi e i Neri di Firenze; donde i severissimi giudizi di Dante, il quale vide in lui non soltanto il pericoloso nemico della libertà fiorentina, ma anche il pontefice assetato di potenza terrena al punto da farsi usurpatore dei diritti spettanti per destinazione divina all’Impero. Anche Jacopone da Todi, fatto imprigionare per la sua appartenenza alla corrente degli “spirituali”, fu nel novero dei suoi avversari.
Il pontificato di Bonifacio VIII finì tragicamente per il conflitto tra il papa e il re di Francia Filippo IV il Bello: esso ebbe origine dalla pretesa del re di sottoporre gli ecclesiastici francesi alle imposte, senza il consenso della Santa Sede. Il papa reagì invocando il rispetto dei tradizionali privilegi ecclesiastici con la bolla Clericis laicos (1296), che ebbe tuttavia scarso effetto. Dopo una tregua, nel corso della quale il papa acquisì grande prestigio con la canonizzazione di re Luigi IX di Francia (1297), col consolidamento della sua posizione in Roma sulle famiglie rivali, con la celebrazione del primo giubileo (1300) e col progetto di una crociata, la contesa si riaccese nel 1301, quando Filippo il Bello fece arrestare il vescovo di Pamiers, Bernard Saisset.
Mentre il papa, con una serie di documenti teologici e giuridici, ribadiva energicamente i suoi diritti, il re, dopo un’intensa e tendenziosa propaganda tra il popolo, faceva appello agli Stati Generali, e otteneva da essi la sanzione del principio, affatto nuovo, che sopra il Re di Francia non esisteva altra autorità, salvo il volere di Dio. Bonifacio rispose con la famosa bolla Unam sanctam (1302), una delle più solenni dichiarazioni della supremazia pontificia.
Si scatenò allora in Francia una violenta campagna contro il papa, che fu chiamato usurpatore della cattedra di san Pietro e perfino eretico; in questo clima arroventato uno scagnozzo del Re, Guglielmo di Nogaret, scese in Italia con una banda di armati, ai quali si unì Sciarra Colonna coi suoi fanatici seguaci, e aggredì, oltraggiò e catturò Bonifacio VIII nel suo palazzo di Anagni (Lo Schiaffo di Anagni, 7 settembre 1303). Il vecchio papa, liberato dal popolo di Anagni, solamente allora scomunicò il re (bolla Super solio del 20 settembre). Morì a Roma pochi giorni dopo, l’11 ottobre, amareggiato per le offese subite.
Dietro la facciata di queste spettacolari violenze, si affrontavano due opposte concezioni dei diritti del pontefice: la concezione teocratica, le cui formulazioni più assolute furono elaborate appunto in quel momento dai giuristi al seguito di Bonifacio VIII, in particolare da Egidio Romano, e quella del diritto naturale dello Stato e delle sue relazioni con la Chiesa, esposta da Giovanni di Parigi.
Come accennato all’inizio, aveva indetto (bolla Antiquorum Habet) e celebrato il I Anno Santo della storia, nel 1300, che si sarebbe dovuto tenere una volta ogni cento anni. Fu un vero e proprio successo per la Chiesa e per Bonifacio VIII che intanto aveva fondato l’università di Roma “La Sapienza” e fu mecenate di molti artisti, tra cui Giotto. Secondo Dante (Inferno, XIX, 52-57) fu simoniaco anch’egli, al pari di papa Niccolò III.
* in foto: l’originale della Bolla di Bonifacio VIII che indice il primo Giubileo della storia. La bolla è del 20 febbraio del 1300 e istituisce anche la prima indulgenza giubilare, a partire dal Natale del 1299, quindi retroattivamente.
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