Oggi vi parliamo di una sorprendente scoperta che ci riguarda molto da vicino: a Mondragone, infatti, grazie alla sinergia fra il Comune, l’Università degli Studi di Perugia e la Soprintendenza Archeologica della Campania, sono stati portati alla luce alcuni ambienti di grandi dimensioni, appartenenti ad una casa colonica a carattere produttivo, di età romana e databile al III secolo a.C. Dai reperti rinvenuti la costruzione, arredata con pavimenti in cocciopesto ancora in condizioni eccellenti, presenta le chiare caratteristiche di una villa specializzata nella produzione del vino, lo stesso che più tardi sarà noto a Roma con il nome di “Falernum vinum”, il più apprezzato del mondo romano.
Dagli ambienti rinvenuti, la villa ha permesso di evidenziare il carattere strettamente produttivo che collega il sito alla produzione del Falerno: il ritrovamento di tracce di un torchio vinario di grandi dimensioni ed una grande vasca probabilmente di contenimento, ci suggerisce la presenza di ambienti di lavorazione del pregiato vino. L’eccezionale importanza storica, archeologica e scientifica della scoperta di tale struttura nel territorio di Mondragone sta nel fatto che essa rappresenta la “preistoria” della villa schiavistica romana, da inquadrare in un’età anteriore o contemporanea alle guerre puniche; l’edificio, infatti, non presenta ancora la tipica ricchezza di arredi delle ville fondate nel territorio sinuessano a partire dal II sec. a.C., tuttavia reca in embrione alcune delle caratteristiche dei successivi grandi edifici rustici, dotati di una pars urbana e di una pars rustica/fructuaria.
La scoperta non solo rafforza l’ipotesi della presenza d’importanti insediamenti produttivi romani nella zona dell’antica Sinuessa, area specializzata e all’epoca famosa per la produzione di vino Falerno, ma soprattutto consacra definitivamente il nostro territorio come uno dei maggiori centri d’interesse archeologico dell’intero panorama nazionale. «Il nostro auspicio – ha dichiarato il Sindaco di Mondragone Giovanni Schiappa – è che, nel giro di qualche anno, possa inaugurarsi un grande percorso archeologico che includa anche l’area archeologica dell’Appia antica, capace di attrarre visitatori provenienti da ogni parte del mondo».
Adele Migliozzi