Consorzio Idrico, la storia infinita

Una nuova puntata della telenovela dal titolo Consorzio Idrico di Caserta è andata oggi in onda sulle TV locali ma a quanto pare la trama sta diventando così lunga e ingarbugliata da far scemare l’interesse dei già pochi fruitori.

Sinteticamente, per chi ha seguito la vicenda, potremmo sbrigativamente dire che Luigi Munno, vicepresidente dell’Assemblea deputata ad eleggere il Consiglio d’Amministrazione del Consorzio, è stato sfiduciato su richiesta del presidente Giancarlo L’Arco che giorni fa aveva subito un analogo trattamento… capito qualcosa? Immaginiamo che sia difficile!

Proviamo a ricostruire tutta la vicenda.

Il CITL (Consorzio Idrico di Terra di Lavoro) aveva un CdA in regime di prorogatio, da rinnovare quindi, da oltre tre anni, quasi quattro. Improvvisamente il presidente della Provincia di Caserta, Domenico Zinzi, ricorda che urgentemente deve a tutti i costi sostituire il presidente del CdA del CITL che nella fattispecie è Pasquale Di Biasio, ex Sindaco di Carinola che altrettanto improvvisamente è diventato un avversario politico per la candidatura alle Regionali della figlia Giuseppina, che a quel punto diviene una diretta concorrente del figlio di Zinzi, Giampiero, anch’egli candidato alle Regionali.

Per “far fuori” Di Biasio, però, Zinzi deve muoversi in fretta perché di lì a un mese sarebbe decaduto dalla carica di Presidente Provinciale perdendo così ogni potere d’intervento sul CITL. Avrebbe dovuto mettere sulla poltrona di Di Biasio un uomo di sua fiducia, che poi vedremo essere Piergiorgio Mazzuoccolo di Pignataro Maggiore, e per farlo avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di un altro uomo di fiducia nella persona di Giancarlo L’Arco, presidente dell’assise consortile, che avrebbe convocato d’urgenza quell’Assemblea per eleggere il nuovo CdA.

Pasquale Di Biasio, però, che notoriamente non è un agnellino sacrificale, non ci sta e difende con le unghie e con i denti la sua posizione, scaduta sì, da rinnovare è vero, ma certo non in quel modo che ricorda un’imboscata: Di Biasio ricusa L’Arco (affermandone una supposta illegittimità)  e cerca di far annullare l’Assemblea da questi convocata che nel frattempo aveva eletto Mazzuoccolo alla Presidenza in sostituzione di Di Biasio.

A questo punto anche Di Biasio cerca la sponda di un alleato, e quest’alleato è il vice di L’Arco, Luigi Munno, che dichiara nulla l’Assemblea che ha eletto Mazzuoccolo e convoca per il 26 maggio prossimo una nuova riunione assembleare. Giancarlo L’Arco a sua volta, e siamo ad oggi, sfiducia Luigi Munno revocandone le prerogative derivanti dalla carica di vicepresidente e proclamando nulla la sua convocazione dell’Assemblea, anzi ne riconvoca un’altra di assemblea con l’intento di sostituirlo.

Sicuri che a questo punto tutti avranno capito tutto (!!!), facciamo una considerazione di carattere personale. Questo ricusarsi continuo e sfiduciarsi a vicenda, ricorda il periodo storico noto come “Tricefalia della Chiesa” del XIV secolo, quando in seguito al Grande Scisma d’Occidente la Chiesa si trovò ad essere retta da tre papi che si scomunicavano a vicenda ritenendosi ognuno custodi del Verbo Divino e di conseguenza eretici gli altri. Oppure, per non andare troppo lontano nel tempo, l’agire convulso e non degno della cosa pubblica, ricorda certe faide mafiose o al limite della ‘Ndrangheta calabrese.

A questo punto ci chiediamo: ma se per risolvere il primo è “bastato” un Concilio, per la seconda ipotesi cosa ci dobbiamo aspettare, un maxiprocesso?

 

Novelio Santoro

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* in foto i principali protagonisti della vicenda, Domenico Zinzi e Pasquale Di Biasio

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