Il 9 novembre 1989 “cade” il Muro di Berlino simbolo della divisione effettiva tra Europa dell’Est e mondo Occidentale, ma soprattutto simbolo di quella stupidità umana che aveva continuato con altri mezzi (Guerra Fredda) il conflitto ideologico che si era aperto all’indomani della fine della II Guerra Mondiale (Guerra Calda).
Le Potenze vincitrici del Secondo Conflitto Mondiale (USA, URSS e Inghilterra) avevano deciso di dividere l’Europa in sfere d’influenza politica rigide, rigidissime, quasi a tenuta stagna, tanto che già nel 1946 Winston Churchill parlava di Cortina di Ferro per definire quello che in realtà, invece di un immaginario confine, si dimostrò più concreto di una normale frontiera tra Nazioni diverse.
Zona cruciale fu ovviamente la Germania che oltre ad avere una posizione centralissima nel cuore dell’Europa, era anche stata la culla di quel folle sogno di conquista animato dal Nazismo di Hitler. La Germania fu divisa in Germania dell’Ovest (RFT) e dell’Est (RDT), e Berlino, sua storica capitale, venne a sua volta frazionata in zona Est e zona Ovest e siccome venne ad essere una vera e propria enclave nel territorio dell’Est ad influenza sovietica, i rifornimenti dovevano esserle assicurati attraverso un continuo servizio di ponte aereo.
Nei decenni successivi ciononostante per evitare il ripetersi di vere e proprie fughe dei cittadini dell’Est verso quell’Ovest percepito come il regno della libertà a tutti i livelli e della democrazia, il 13 agosto 1961 si iniziò la costruzione di un muro che avrebbe tenuto prigionieri tutti gli aneliti di libertà insieme alla voglia di un mondo migliore che ogni fuoriuscito dalla zona Est serbava. La costruzione fu talmente repentina e inattesa, la classica decisione piovuta dall’alto, che si verificò il caso di moltissime famiglie divise a metà e impossibilitate a ricongiungersi, edifici, strade, negozi, case private divise a metà e improvvisamente ritrovatisi chi all’Est e chi all’Ovest. Da quel giorno il Muro venne sempre più perfezionato divenendo una vera e propria barriera di guerra con tanto di filo spinato e vari punti di controllo, i checkpoint: il controllo di tutto era affidato alla Polizia tedesco-orientale, i cosiddetti Vopos.
Tutto ciò fino allo storico 1989.Dopo l’inaugurazione della politica della glasnost (trasparenza) di Mikhail Gorbaciov il crollo dei regimi comunisti dell’Est avvenne a catena in tutta l’Europa, seguendo quasi un effetto domino. La Germania Est non fece eccezione: «Le dimostrazioni di massa contro il governo di quel Paese iniziarono nell’autunno del 1989. Il leader della DDR Erich Honecker si dimise il 18 ottobre e venne sostituito pochi giorni dopo da Egon Krenz. Honecker aveva predetto nel gennaio dello stesso anno che l’esistenza del muro sarebbe stata assicurata per altri cent’anni. Era invece l’inizio della fine» (fonte Wikipedia)
È curioso notare che l’evolversi della cosa più naturale di questo mondo, la ricerca cioè della libertà da parte di ogni essere umano, sia stato favorito da un sorta di equivoco. Il 9 novembre 1989, durante una conferenza stampa un funzionario di partito sbagliò ad interpretare una notizia che gli era stata testé recapitata e improvvisamente disse che «L’attraversamento del Muro diveniva immediatamente consentito a chiunque». La conferenza stampa era seguita in diretta TV e da quel momento decine di migliaia di berlinesi dell’Est si accalcarono presso il Muro chiedendo di passare, dando così origine a quell’inarrestabile processo che meno di un anno dopo, il 3 ottobre 1990, avrebbe dato luogo alla riunificazione della Germania.
Da viaggio-in-germania.de leggiamo la parte relativa al definitivo processo di riunificazione:
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Il muro era caduto ma esistevano ancora due stati tedeschi, due stati con sistemi politici ed economici completamente diversi. Le leggi, le scuole, le università, tutta l’organizzazione della vita pubblica era diversa. La riunificazione era di colpo diventata possibile, ma nelle prime settimane dopo il 9 novembre dell’89 nessuno sapeva ancora come realizzarla e quando. Tutti, anche i più ottimisti, prevedevano un periodo di alcuni anni, ma ancora gli eventi stravolsero tutti i progetti.
Adesso la libertà tanto a lungo desiderata c’era, mancava però il benessere e la gente all’est non voleva più aspettare: infatti, dopo la caduta del muro il flusso dall’est all’ovest non diminuì, anzi aumentò di colpo e di nuovo si poneva il problema di un dissanguamento dell’est, di nuovo erano soprattutto i giovani che volevano tutto e lo vogliono subito, e non fra dieci anni. “Se il marco non viene da noi, saremo noi ad andare dov’è il marco” era uno degli slogan più gridati contro quelli che chiedevano pazienza.
Nella DDR cominciò a regnare il caos. Già dopo pochi mesi la riunificazione non era più una possibilità, ma una necessità, era diventata l’unico modo per poter fermare il degrado dell’est. Ma riunire due stati non è così facile e nel caso della Germania si doveva considerare anche il fatto che la DDR faceva ancora parte di un sistema di sicurezza militare e con l’Unione Sovietica e che anche la Germania Federale non poteva agire senza il consenso degli ex-alleati della Seconda Guerra Mondiale. Questo rendeva la riunificazione un problema internazionale e solo dopo trattative non facili tra Stati Uniti, Unione Sovietica, Francia e Gran Britannia e dopo il “sì” definitivo di Gorbaciov, la strada per la riunificazione era libera.
Il modo in cui alla fine i due stati vennero unificati era senz’altro dettato più dalla fretta che da considerazioni ragionevoli, ma probabilmente non c’era altra possibilità. Infatti, il 3 ottobre del 1990, i due stati non vengono riuniti, ma uno dei due stati, cioè la DDR, si auto-scioglie e le regioni della DDR vengono annesse in blocco alla Repubblica Federale.
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N/S, 9.11.2012