«Un pezzo di legno? È una cosa che respira, vive. E tu devi saperlo trattare. A volte lo devi carezzare, altre volte devi trattarlo senza pietà per ottenere quello che vuoi. Se lo sai trattare ti parla, ti guida.» Parliamo oggi di un artigiano, anzi no definirlo tale può sembrare una diminutio, definiamolo meglio “un artista”: Giuseppe D’Angelo.
Ai più probabilmente questo nome dirà poco o niente, ma se invece a qualcuno è capitato di guardare attentamente le porte della chiesa parrocchiale di Casale di Carinola dall’interno, troverà una targhetta con scritto “di Giuseppe D’Angelo – 1956”. Ecco si tratta del falegname, rievocare questa nobile arte ci sembra il modo migliore per definirlo, che ha realizzato i battenti in legno che facilitano l’afflusso e il deflusso dei fedeli nella nostra Casa Parrocchiale, dietro suggerimenti del compianto don Giuseppe Struffi e disegni ispirati alla Passione di Cristo del prof. Luigi Pietroluongo. Purtroppo “mastu Peppe”, così veniva familiarmente chiamato da tutti coloro che lo conoscevano, non è più tra noi da quasi quarant’anni, ma quella sua opera d’arte e la pregevole fattura di quasi tutte le sue altre fatiche, sono lì a ricordare a tutti il suo lavoro.
Quando la nostra chiesa ebbe bisogno di rinnovamenti negli anni ’50 del secolo scorso, si pensò di affidare l’incarico delle porte, il vero e proprio biglietto da visita di ogni casa, e la Casa del Signore non fa certo eccezione, ad uno dei migliori artigiani locali, uno di quelli che il legno non sapeva solo lavorarlo, ma trattarlo dolcemente e rudemente a seconda delle necessità che il lavoro richiedeva. Purtroppo, come molti nobili mestieri, la sua arte rischia di andare dispersa: già quarant’anni fa le sue lamentele «Non viene nessuno ad imparare. Se ne fregano tutti. Tutti vogliamo l’impiego statale. Tutti hanno bisogno di stare sotto un padrone» erano assimilabili alle sacrosante parole, veritiere e perciò mal sopportate, dei nostri vecchi i quali, forti di quella saggezza che solo una vita vissuta è capace di darti, ripetono con convinzione sempre maggiore ciò che già s’intravedeva all’orizzonte tanti anni fa.
Queste porte, esposte agli agenti atmosferici e pertanto già in cattive condizioni dopo nemmeno vent’anni di vita, furono sottoposte a restauri nei primi anni ’70 e due-tre mesi fa sono stati ripetuti, contestualmente agli abbellimenti parrocchiali previsti per il 50° dell’Incoronazione, per mano di un altro artigiano casalese, uno di quei pochi che ha scelto di ricalcare le orme paterne a dispetto del richiamo delle sirene sempre più invitanti del posto statale, scelta non sempre compresa questa ma colma di soddisfazioni. Del resto anche “Mastu Peppe” era solito dire «C’è pure chi mi prende per cretino!» e vediamo come la sua arte venga ricordata a quasi quarant’anni dalla morte!
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