Gli ugonotti, protestanti-calvinisti francesi così chiamati dal tedesco eidgenosse “confederato”, si diffusero in tutte le classi sociali, dalla più alta nobiltà alla borghesia cittadina fino, in certe zone, a larghi strati contadini, diventando ben presto un corpo relativamente autonomo e posero addirittura le basi per un vero e proprio partito politico, che, raccogliendo le richieste dei ceti sociali meno ricchi, faceva opposizione alla politica del Re spesso di connotazione feudale.
La storia degli ugonotti si interseca a lungo con quella politico-sociale e religiosa del regno di Francia: anche sul piano teorico, il pensiero ugonotto fu teso a rappresentare il monarca non come Signore Assoluto, ma come il Primo Magistrato del Regno, tenuto a rispettare le basi contrattuali su cui si fonda la società civile.
Già nel 1534 l’affissione di manifesti (placards) protestanti contro la Messa, posti perfino sulla porta della stanza da letto del re Francesco I (1515-1547), aveva provocato una violenta campagna anti-protestante. In quel periodo la reazione cattolica aveva fatto giustiziare sul rogo diversi protestanti, e lo stesso Calvino, di passaggio nella capitale francese in quel momento, riuscì, un po’ avventurosamente, a scappare dalla Francia per recarsi, nel gennaio 1535, a Basilea. Nel 1559 morì il re Enrico II (1547-1559), persecutore degli ugonotti, e nel 1561 la vedova Caterina de’ Medici cercò di organizzare una riunione, senza risultato, a Poissy tra i teologi cattolici e quelli protestanti.
Nonostante i protestanti fossero finalmente riusciti ad ottenere un primo riconoscimento dei loro diritti nell’Editto di Saint-Germain del 1562, scoppiò – proprio da quell’anno – una guerra civile senza quartiere tra le fazioni ugonotte, guidate da Luigi di Navarra, principe di Condé (catturato e ucciso nel 1569), e i cattolici, guidati dai Duchi di Guisa. Dopo otto anni di dura lotta, contraddistinta da atrocità da una parte e dall’altra, nel 1570 i cattolici giunsero ad una fragile pace a Saint-Germain con i protestanti guidati dall’ammiraglio Gaspard de Coligny (1519-1572), calvinista dal 1560, il cui prestigio e influenza a corte erano aumentati a dismisura e in maniera quasi preoccupante nel corso degli anni.
I cattolici tentarono diverse volte di eliminare Gaspard de Coligny, ma l’occasione d’oro per Caterina e i Guisa per organizzare un regolamento di conti con gli ugonotti si presentò in coincidenza del matrimonio tra Margherita di Valois (La Regina Margot del romanzo di A. Dumas, padre), sorella del re Carlo IX (1560-1574), ed il protestante Enrico di Borbone e Navarra (il fratello del principe di Condé).
Tutta la nobiltà protestante venne a Parigi per le nozze, cadendo nell’atroce trappola, che scattò nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1572 (la notte di San Bartolomeo). I cattolici scatenarono una vera e propria caccia all’uomo, finendo de Coligny, che era stato ferito molte ore prima con un colpo d’archibugio sparato da un sicario, e massacrando più di tremila protestanti nella sola Parigi; uguale massacro ebbe luogo in altre città nelle settimane successive, con una stima totale che raggiungeva le 70.000 persone uccise. Enrico (il novello sposo) si sottrasse alla strage ordita dalla suocera Caterina de’ Medici simulando un’abiura, ma di lì a poco fuggì dalla corte e si pose a capo dell’Unione protestante, anche se in seguito abiurò davvero il protestantesimo per essere incoronato re di Francia, Saint-Denis, 25 luglio 1593, dando origine alla dinastia dei Borbone (ad Enrico IV viene attribuita la frase «Parigi val bene una messa!»).
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