Renzo e i capponi

Una qualunque strada di Lecco, in Lombardia, anno 1628. Renzo Tramaglino dopo che era andato a monte il matrimonio con Lucia Mondella per la famigerata intromissione di don Rodrigo dei suoi Bravi, su consiglio di Agnese, si reca da un dotto avvocato lecchese, il dottor Azzeccagarbugli, per ottenere qualche consiglio legale, qualche dritta su come comportarsi, anche perché gli era stato detto che per evitare le arroganti e solitarie iniziative di qualche nobilastro che intendeva fare il bello e il cattivo tempo a piacer suo e a danno dei popolani, anni prima era entrata in vigore una “grida”, un editto che aveva valore di legge all’epoca, in cui si rendeva impossibile agire per conto proprio e in sprezzo alla legge solo perché si era nobili e ricchi.

Alessandro Manzoni nel suo magistrale I Promessi Sposi descrive questa gustosissima scenetta nel terzo capitolo della sua opera: per non presentarsi a mani vuote il nostro eroe porta in dono quattro capponi che tiene stretti per le zampe, a testa in giù e, visto che è piuttosto agitato, durante il cammino gesticola facendo ballonzolare in modo indecoroso le teste degli animali i quali, da parte loro, ne approfittano per beccarsi a vicenda. Scrive il Manzoni con la sua consueta ironia:

Lascio poi pensare al lettore, come dovessero stare in viaggio quelle povere bestie, così legate e tenute per le zampe, a capo all’in giù, nella mano d’un uomo il quale, agitato da tante passioni, accompagnava col gesto i pensieri che gli passavan a tumulto per la mente. Ora stendeva il braccio per collera, ora l’alzava per disperazione, ora lo dibatteva in aria, come per minaccia, e, in tutti i modi, dava loro di fiere scosse, e faceva balzare quelle quattro teste spenzolate; le quali intanto s’ingegnavano a beccarsi l’una con l’altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura

Quella dei capponi di Renzo è una chiara metafora: spesso quando ci troviamo in difficoltà, e ahinoi Casale lo è, invece di essere solidali e di fare fronte comune con coloro che si trovano nella nostra stessa situazione, destinati cioè alla morte, leggasi estinzione da spopolamento, tendiamo a “beccarci” tra di noi, cercando di mettere in evidenza i nostri pregi in contrapposizione con i difetti altrui, cercando di “chiamarci fuori” anche se, come succede ai capponi, siamo “dentro” in pieno.

Ora, mutatis mutandis, condendo il tutto con la debita ironia e, soprattutto, con l’amarezza che in questi giorni stiamo provando, il lettore dica chi è Renzo e chi sono i capponi?

One thought on “Renzo e i capponi

  1. Anonymous

    UN PAESE AL CONTRARIO! “una fiaba dei fratelli Grimm.”
    C’era una volta, tanti e tanti anni fa, uno strano paese dove gli abitanti, che camminavano solo all’indietro, abitavano in graziose casette con il tetto al posto del pavimento e viceversa. Il paese all’incontrario si chiamava Eseap.
    Ma le cose straordinarie erano tante e tante. A lavorare si iniziava quando in altri paesi si era vicini alla pensione. I ladri denunciavano i derubati, gli evasori fiscali divenivano ministri, i pedofili esponenti religiosi, gli analfabeti rappresentavano il meglio della classe intellettuale.
    Modelli per i giovani erano, se femmine le veline, letterine e show girl di varie arte.
    Se maschi la massima aspirazione era di divenire un tronista o un Briatore.
    A chiedere in giro nessuno diceva di aspirare a fare il medico, l’ingegnere o l’avvocato.
    Perchè impegnarsi nello studio, rispondeva, per fare il disoccupato o il precario se al contrario si poteva fare bella vita se si mostravano le gambe e un qualche politico faceva una telefonatina?.
    Quando si scopriva una associazione a delinquere di stampo politico, i governanti tempestivamente intervenivano per esprimere uno sdegno profondo: verso i magistrati che l’avevano scoperta o contro le intercettazioni che avevano consentito le indagini.
    Se un politico aveva un qualche problema con la giustizia il problema veniva risolto cambiando per decreto le leggi, che un parlamento di nominati, e non eletti, immediatamente riconvertiva in legge.
    E così si poteva andare in tv a proclamare la propria cristallina innocenza.
    Se non si poteva cambiare la legge, allora con una ben dosata serie di prescrizioni, legittime suspicioni, indulti e condoni si rendeva limpida la propria fedina penale.
    La burocrazia era stata sconfitta.
    Unico paese dove non si facevano file, compilavano moduli o si ricevevano rifiuti a richieste illegittime.
    Anche qui bastava avere l’amico giusto al posto giusto e addio tempo perso dietro carte.
    Nel paese delle libertà era possibile inquinare liberamente, circolare nel centro storico senza liberticide limitazioni, parcheggiare sotto i monumenti le auto, meglio se grossi fuoristrada, buttare rifiuti nel posto più comodo, anche dal finestrino dell’auto in corsa.
    Ridotto era il rischio di investire uno dei pochi pedoni, rimasti, perchè questi potevano circolare solo in determinate fascie orarie, ed esclusivamente in periferia.
    E ai ciclisti in modo lungimirante era impedito l’accesso nel centro abitato.
    E gli abitanti sorridevano beatamente davanti a grande fratello, isole di famosi e soap opere che venivano somministrate come efficaci anestetici della materia grigia.
    Per la strada non si vedevano più i vecchi ma solo bambini e giovani che ad un esame più attento spesso erano quelli che nei decenni prima erano vecchi.
    Ma come riconoscerli con plastiche facciali, tinture e protesi infilate qui e là?.
    I più coraggiosi, specie se rivestenti cariche pubbliche, erano arrivati, facendo tesoro delle esperienze di antiche civiltà, a sottoporsi in vita a procedimenti di mummificazione.
    Sino a 30 metri l’effetto era sorprendente. al di sotto di questa distanza la visione era consigliata ad un pubblico adulto o ipovedente.
    Non esistevano più individui bassi.
    Anche i nani con protesi calzaturiere riuscivano a fare il sevizio militare nei corazzieri.
    La calvizie era diventata un ricordo. Con tourpè, trapianti e cromature per le scarpe sembravano tutti Little Tony.
    Questo bel paese poi scomparve senza che i suoi abitanti se ne accorgessero e quindi senza sofferenza.
    I resti vennero acquistati da un rappresentante di aspirapolvere.
    QUESTA E’ L’ITALIA DI OGGI, E CASALE RISPECCHIA CIO’.

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