Prossimamente, commedia a Casale: anticipazioni dall’autore Franco Mancini

Da qualche mese a questa parte si stanno svolgendo le prove di una commedia, scritta in dialetto casalese dal dott. Franco Mancini, che affronta tematiche sociali di grande attualità, di cui daremo maggiori dettagli più avanti. L’opera, nelle intenzioni del suo ideatore, sarà presto rappresentata a Casale, pertanto cogliamo l’occasione di una chiacchierata con l’autore per fornirvi qualche spunto e anticipazione al riguardo.

  • Come è nata l’idea di scrivere una commedia?

L’idea, in realtà, è nata per caso, perché mi è sempre piaciuta la scrittura. Mi sono sempre cimentato in altri settori, come poesie e brevi testi che poi potessero diventare canzoni, vista la mia passione per la musica. Però l’argomento di questa commedia mi ha intrigato dal primo momento, per cui c’è stato fin da subito un impulso che mi ha spinto a cimentarmi in questa avventura, anche perché mi sono un po’ messo alla prova; poi ho visto che man mano che proseguivo con la scrittura il tutto cominciava a prendere forma e sono andato avanti in questo progetto. C’è da dire che sono un grande appassionato di teatro: nello specifico la commedia mi ha sempre intrigato, sia la commedia d’arte che la pochade francese.

  • È stata pensata immediatamente in dialetto o questa caratterizzazione si è sovrapposta in un secondo momento?

L’ho pensata in dialetto fin dal primo momento, perché io penso in dialetto e di conseguenza mi viene più semplice scrivervi. Ma trovo, inoltre, che il dialetto sia molto più rappresentativo di quello che si voglia esprimere, perché ci sono degli atteggiamenti nella comunicazione verbale e non verbale correlata al nostro dialetto che riescono ad essere descrittivi in modo esclusivo, tant’è vero che gli stessi termini tradotti in italiano non conservano lo stesso significato né tantomeno possono provocare la stessa ilarità e suscitare la stessa battuta. Poi mi piaceva proprio l’idea di scrivere qualcosa che rappresentasse il nostro paese, con qualche sfaccettatura caratteristica della nostra terra.

  • Il teatro può ancora essere veicolo di tematiche sociali su cui riflettere?

Assolutamente sì, perché oggi c’è una difficoltà e superficialità di comunicazione dovuta soprattutto all’uso dei social, che hanno velocizzato tutto e di conseguenza non consentono di approfondire i concetti, sicché i ragazzi ormai scorrono sul telefono e leggono di fretta. Per cui il teatro secondo me può essere ancora una sorta di “ancora di salvezza” per trasmettere dei concetti, in maniera a primo impatto un po’ superficiale se vogliamo, ma che poi nascondono qualcosa di più profondo come significato. Quindi sì, ben venga il teatro e ben vengano tutte quelle forme di rappresentazione che fanno sì che anche nella battuta e nello spirito allegro si possano veicolare dei temi importanti, come quelli che io ho affrontato in questa commedia.

  • Il progetto si pone come punto di partenza per sviluppi futuri, ad esempio la creazione di un laboratorio teatrale aperto ai giovani?

Sì, anzi ciò che più mi preme è che questo possa essere un punto di partenza. Il nostro paese è entrato in una sorta di lunga e cronica malattia che lo sta portando a un’inesorabile morte e questa è una cosa che io voglio assolutamente evitare in tutti i modi, anche perché, avendo scelto di viverci, mi dispiace che le generazioni future vedano tale situazione. È chiaro che non è semplice, perché ci troviamo di fronte a un cambiamento culturale e demografico di tutta la popolazione: i piccoli paesi si sono svuotati, perché mentre un tempo le piccole risorse di un paese rurale consentivano di vivere, oggi purtroppo le esigenze sono mutate e molti giovani si sono spostati altrove per lavoro. Ma a me non piace stare con le mani in mano: siamo partiti con questa avventura in circa dieci persone, che hanno subito sposato con entusiasmo il mio progetto. Stiamo svolgendo le prove non senza difficoltà, perché ciascuno ha la propria vita e ricavare del tempo non è semplice, però ce la stiamo mettendo tutta proprio perché pensiamo che questa esperienza possa fungere da traino. Affinché questo lavoro sia un punto di partenza, vogliamo costituire un’associazione, i “Senza pretese” amici del teatro di Casale di Carinola “Carmine Razzino”, che vogliamo dedicare al nostro compaesano che non c’è più e che ha speso la sua vita nella scrittura e nella realizzazione delle sue opere. Organizzeremo anche dei laboratori didattici per chi volesse avvicinarsi alla recitazione, con persone competenti: siamo, infatti, guidati nelle prove dal mio carissimo amico Gianluca Buccino dell’Aurunkatelier di Sessa Aurunca, che recita da ben 40 anni ed è dunque una persona esperta. Continueremo, quindi, nel nostro intento per cercare di portare avanti il progetto e coinvolgere quante più persone vorranno aderirvi.

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