«Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello».
In questi giorni esattamente 800 anni fa così San Francesco d’Assisi si rivolgeva a Giovanni, un suo caro amico, che abitava a Greccio, oggi in provincia di Rieti nel Lazio: Giovanni fece cosi e arrivò “il giorno della letizia”.
Il Santo di Assisi era sconvolto dal mistero del Dio che si era fatto uomo, carne, e che volle condividere tutto della natura umana: piccolo bimbo nato dal grembo di Maria, in una stalla, tra gli animali, nella paglia, il loro sterco. E a compimento della sua parabola terrena, una croce, la peggiore tortura inventata dall’uomo e per questo riservata a criminali e malfattori, una delle peggiori autoumiliazioni possibili, tra sputi e insulti: non una semplice venuta in terra a miracol mostrare, o con lo splendore di un sovrano, no!
Frate Francesco era quasi ossessionato da quella vicenda inaudita di Dio che si fa uomo e nasce in una misera stalla: un accadimento meraviglioso e sconvolgente. Tutte le altre religioni tendono al cielo, il Cristianesimo al contrario viene sulla Terra, assaggia in toto l’esperienza umana: che il Verbo si sia fatto carne è una notizia storica, un avvenimento concreto, nonostante gli sforzi di ridurre il tutto a mere fantasie e sciocche superstizioni.
San Francesco era così incantato e quasi “fisicamente innamorato” di tutto ciò, che quando parlava di Gesù Bambino si passava la lingua sulle labbra quasi per assaporare meglio l’intrinseca dolcezza di quelle parole appena pronunciate. Dicono ancora le Fonti Francescane:
(vennero) molti frati da varie parti; uomini e donne festanti dai casolari della regione, portando ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte. Arriva alla fine Francesco: vede che tutto è predisposto secondo il suo desiderio, ed è raggiante di letizia. Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l’asinello. In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l’umiltà. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme. I frati cantano, tutti gioiscono, Francesco è “estatico davanti al presepio”