All’alba di tanto tempo fa per le strade e nella piazzetta del mio paese era tutto un festoso vociare di donne mature e di giovinette, era tutto un fischiettare di uomini adulti con qualche lontano accenno di canto, di allegri giovani in forma dediderosi da farsi notare dall’amorosa, di rumori di zoccoli di cavallo e ragli di asini, di scricchiolii di carretti e sciaraballi, di un grugnire di maiali accompagnati al pascolo da ragazzini o arzilli vecchietti.
Il tutto, man mano, si dileguava come nella nebbia e ogni squadra si avviava per la campagna per “andarsi a buscare a jurnata”.
All’alba di oggi, per le strade e nella piazzetta del mio paese, non ci sono più donne, giovinette, uomini e giovani, né si sentono più zoccoli di cavallo e ragli d’asino, né fischietii, né canti.
All’alba di oggi nel mio paese è solo una babilonia di lingue, gruppo di giovani di terre diverse, albanesi , rumeni, moldavi, ucraini tutti pronti ad essere caricati su piccoli camion, stipati in malconci furgoncini, mentre giovani africani ansimanti che con andatura ìncerta pedalano e guidano ferrovecchi, tutti raggiungono il terreno ove grazie al duro lavoro delle loro mani, il mio paese ancora riesce a far si che sulle tavole arrivino i buoni prodotti che la madre terra ci dona.
Il mio paese non è più chiuso su se stesso, il mio paese è ormai senza confini e senza muri, il mio paese anche se all’ alba ti amnanta un po’ di malinconia vive il nuovo tempo, ove il mio paese non è solo “mio” ma è di tutti.
Lorenzo Razzino