Siamo molto legati alle nostre origini casalesi-carinolesi, ognuno lo è alle proprie, ma non possiamo non guardare con ammirazione alla Settimana Santa di Sessa Aurunca, una cittadina cui siamo legati non solo per la vicinanza geografica o la contiguità religioso-amministrativa ma spesso anche per consuetudini scolastiche o anche per stretta consanguineità, un insieme di riti e celebrazioni che meriterebbero la salvaguardia dell’UNESCO come Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Immergersi nell’atmosfera di pura spiritualità che si respira a Sessa Aurunca durante la Settimana Santa (quest’anno dal 11 al 17 aprile), è un’esperienza che vale il ricordo di un’intera vita anche se è bello riviverla annualmente per rinnovare e gustare al meglio ogni sensazione.
Dal lunedì, ma in effetti già da prima dell’inizio della Quaresima, una serie di eventi, riti e processioni penitenziali organizzati delle confraternite cittadine, scandiscono la vita cittadina. Da quest’anno ritornano, pur con alcune limitazioni (una per tutte: le statue portate in processione non possono essere baciate), i tradizionali e antichi riti della Settimana Santa risalenti probabilmente alla Spagna del ‘600. Le sei confraternite cittadine animano le processioni che si snodano lungo le vie del centro storico, non pensiamo tutte però visto che è indicazione sanitaria evitare assembramenti negli spazi angusti, così come succederà a Casale e dappertutto.
Si inizia oggi, Lunedì Santo, con le processioni penitenziali delle congregazioni di San Biagio e del SS. Rifugio. Una al mattino (h 11,00) e l’altra il pomeriggio (h 17,30), raggiungono la cattedrale per l’adorazione eucaristica, per poi fare ritorno nelle proprie chiese. Nate tra il XVI e il XVIl secolo, la prima Arciconfraternita ad essere fondata, quella di San Biagio, fa risalire la sua origine al 12 maggio del 1513 anche se dopo secoli di oblio è stata ricostituita solo nel febbraio del 1990, le Confraternite avevano compiti specifici, dall’assistenza spirituale per carcerati e condannati a morte al sostentamento dei bisognosi. Oggi sono dedite ad attività caritative e di interesse sociale, oltre che alla salvaguardia del patrimonio culturale storico-artistico di loro competenza.
In segno di penitenza i confratelli portano il volto coperto da un cappuccio forato all’altezza degli occhi e con lo stemma effigiato sul petto, disposti dietro lo stendardo aperto al vento e tenuto dai due confratelli più giovani della congrega, procedono in fila per due. Nel mezzo del corteo avanza la Croce con l’assistente spirituale; seguono i dignitari della Confraternita, Priore e Assistenti, i quali precedono i fedeli che partecipano al rito salmodiando e procedendo verso la Cattedrale. Dopo l’intonazione del parroco assistente che accenna le prime note del versetto, i confratelli cantano il Benedictus o Cantico di Zaccaria (Vangelo di Luca 1, 68-79), più volte ripetuto durante il percorso. Giunti in cattedrale accolti dal suono delle campane, i confratelli dopo la benedizione eucaristica ascoltano un breve pensiero del sacerdote che li ha accompagnati (o partecipano alla celebrazione della messa per le processioni del pomeriggio), quindi fanno ritorno alla loro sede intonando questa volta l’inno Te Deum.
Si continua così con due processioni giornaliere fino al Mercoledì Santo.
La sera del Mercoledì Santo, nella chiesa dei Frati Minori di San Giovanni a Villa, i confratelli del SS. Crodifisso compiono il rito dell’Ufficio delle Tenebre, il Mattutinum Tenebrarum, popolarmente chiamato Terremoto, rappresenta sicuramente uno dei momenti di più intensa spiritualità e di maggiore suggestione. Si tratta di un’antica funzione liturgica in lingua latina, costituita dalla lettura dei salmi a cui si alternano le lezioni cantate. Nel transetto della chiesa è posta la “saetta”, un candelabro a forma di freccia su cui ardono quindici candele, che vengono progressivamente spente dopo ogni salmo. L’ultima candela, quella centrale resta accesa e, al termine della funzione, nascosta dietro l’altare, mentre la chiesa, rimasta per qualche istante al buio, rivive i suoni e i rumori del terremoto che si scatenò alla morte di Cristo, evocato dai presenti battendo ripetutamente mente le mani su banchi e sedie e attraverso i “crepitacoli”, strumenti in legno e metallo che agitati velocemente producono un suono assordante.
Il Giovedì Santo poi, come da tradizione osservata in tutta la Cristianità, nelle chiese parrocchiali vengono allestiti gli “Altari della Reposizione”.
Nel pomeriggio del Venerdì Santo, dopo la liturgia della Passione ci si prepara alla Processione dei Misteri. La Processione, sempre a cura dell’Arciconfraternita del SS. Crocifisso, che si snoda attraverso le strade del centro storico illuminate dalla luce di caratteristici falò (i “carracciuni”), vede portate a spalla dai Confratelli incappucciati, con un particolare andamento detto a cunnulella, le statue rappresentanti i Misteri Dolorosi, la Croce della Passione, il Cristo Morto e le Tre Marie. È questo l’evento clou, forse il più sentito e sicuramente il più famoso: la bara del Cristo morto è portata quasi sempre da confratelli anziani a differenza di Casale di Carinola dove tale onore è riservato alle Consorelle della Congregazione dell’Addolorata.
Molti sono gli aneddoti da ricordare su questa processione dei Misteri che fino al 1956 si svolgeva di Giovedì Santo, iniziando alle 16, e, complice un’andatura clamorosamente a rilento fatta di 3 passi avanti e 2 indietro, rientrava il venerdì mattina, dopo un’intera notte in cui venivano spesso visitate le osterie del centro storico. Quest’andazzo che rasentava il “pagano” indusse il vescovo di Sessa Vittorio Maria Costantini a proibire questo svolgimento praticamente “infinito”.
All’alba del Sabato Santo, prima della riforma era il Venerdì Santo, la processione delle confraternite di san Carlo Borromeo e del SS. Rifugio (“Deposizione” e “Addolorata” nell’ordine), facendo lo stesso percorso del giorno precedente, sempre con lo stesso andamento a cunnulella, portano a spalla due gruppi: il Mistero della Deposizione del Cristo dalla Croce e il Mistero della Vergine Addolorata. Facendo in modo di non incontrarsi mai, almeno fino a qualche decennio fa, perché si credeva che se fosse successo sarebbe stato di cattivo auspicio oppure, peggio ancora, gli accollatori venivano alle mani perché nessuno voleva cedere strada all’altro, ma questa però è una leggenda (come ogni leggenda però nasconderà un pizzico di verità se è vero come è vero che in effetti è solo dal 1968 che queste due processioni dopo essersi incontrate procedono insieme). Solo dal 1957, come accennato, arrivata l’imposizione di spostare quella dei Misteri al Venerdì e le altre due processioni al sabato Santo, da parte della Congregazione dei Riti (Città del Vaticano), usanza poi consolidata come detto, su impulso del vescovo Costantini.
Andiamo a Sessa?