Ennesima puntata della querelle che oppone la Cleprin, azienda chimica sita al km 177,77 della via Appia a Croce di Casale, al comune di Carinola e alla Soprintendenza: dopo il pronunciamento del giugno 2020 del TAR Campania che si schierò contro l’azienda degli imprenditori Antonio Picascia e Franco Beneduce, stavolta la Cleprin vince ricorso al Consiglio di Stato e gli Enti dovranno valutare nuovamente la richiesta di sanatoria
La vicenda riguarda la guerra legale sullo stabilimento, guerra divenuta ormai stucchevole, di Carinola dove si era trasferita l’azienda dopo il rogo che distrusse quello nei pressi di Sessa Aurunca nel luglio 2015. Nella nuova area, acquisita ad un’asta giudiziaria, furono riscontrate irregolarità urbanistiche che spinsero il dirigente dell’ufficio comunale di Carinola ad emettere le ordinanze di abbattimento delle opere abusive ed anche di sospensione dell’attività.
Nella sentenza della VI Sezione, presieduta dal dott. Sergio Santoro, si mette in evidenza…
La incompletezza del percorso istruttorio svolto dal comune di Carinola e dalla Soprintendenza, ciascuno per le proprie competenze e con riferimento ai procedimenti sottoposti al loro esame, che ha accompagnato la irragionevolezza delle conclusioni alle quali le due amministrazioni sono giunte nel caso in esame. Lo stesso giudice di primo grado ha avuto modo di definire “un punto fermo” della presente complessa questione edilizia, quello relativo alla circostanza che sulla domanda di condono le amministrazioni non avessero mai espressamente e “atomisticamente” deliberato, finendo poi, successivamente, per confondere il procedimento di condono, allo stato ancora pendente e il (diverso e distinto) procedimento volto all’accertamento di conformità di alcune opere realizzate successivamente al trasferimento in proprietà in capo alla Cleprin del complesso immobiliare.
Tale confusione e sovrapposizione di procedimenti, che ha coinvolto anche la sentenza oggetto di appello, nella quale il TAR solo in parte ha assunto posizione rispetto al caleidoscopio procedimentale, onde concludere per la illegittimità solo di alcuni dei provvedimenti impugnati, ha fatalmente finito per inquinare la legittimità delle decisioni assunte dalle due amministrazioni, anche perché ciascun provvedimento pare poggiare sulla mancata sanatoria delle opere realizzate prima del trasferimento in proprietà alla Cleprin del complesso immobiliare, che però sono l’oggetto della domanda di condono edilizio mai definita dal comune appellato.
Ne deriva ancora che vengono condizionati dalla confusione nell’esercizio dei poteri propri delle due amministrazioni, inevitabilmente, il “deliberato” mancato scrutinio nel merito, da parte del Comune, sia della richiesta di rilascio del certificato di agibilità sia della SCIA presentata al SUAP comunale per l’avvio dell’attività produttiva che, proprio per la presenza di opere realizzate abusivamente (quelle oggetto della procedura di condono non definita dalle amministrazioni competenti), sono stati considerati non esaminabili dagli uffici amministrativi. Tali considerazioni, provocate dalla ricostruzione documentale dei fatti oggetto di controversia, militano nel senso dell’accoglimento dei motivi di appello onde indurre le amministrazioni a riedizionare i procedimenti e, quindi, ad esprimersi nuovamente in merito a tutte le istanze presentate dalla Cleprin, facendo così salvo l’esercizio di ogni potere legittimamente esercitabile dalle ridette amministrazioni competenti
Come dicevamo quindi, palla al centro ricomincia la partita, solo che ci saranno nuovi protagonisti in campo visto che a breve cambierà l’Amministrazione.