Oggi è il 50° Earth Day, la festa del giorno della Terra. Si ricorda il 22 aprile 1970, anno dell’istituzione, ma stavolta assume un significato particolare, molto più impattante, con un vero e proprio ceffone in pieno volto, dato a chi da 200.000 anni la domina, la sfrutta, la tratta come pezza da piedi incurante delle sue condizioni di salute e dell’ineluttabile esaurimento delle sue risorse. Destinatario di questo messaggio è l’homo sapiens: ma sarà poi tanto “sapiente” chi ha dato vita a questo sfruttamento selvaggio e indiscriminato?
Dicevamo che la ricorrenza di quest’anno assume un significato particolare, molto più pregnante e incisivo di anni e anni di cortei dedicati all’ambiente, di inutili convegni sullo stesso argomento, di trattati internazionali inneggianti alla decarbonizzazione delle nazioni più industrializzate, impegni che vengono puntualmente ignorati, snobbati e disattesi. Perché? Ma per il messaggio che la Terra stessa ci sta dando in questi due mesi di serrata quasi totale o, come usa dire chi si illude di parlare bene, di lockdown:
smog praticamente scomparso, le città più affollate e industrializzate del mondo che finalmente respirano;
acque chiare e limpide, il Litorale Domizio, il nostro Litorale Domizio, fino agli anni ’80 un vero paradiso, adesso torna al suo aspetto quasi incontaminato;
i delfini che popolano il mare di Pozzuoli, scorrazzandovi indisturbati, così come altri animali fanno con il centro delle città, evocando scenari fantascientifici visti solo al cinema in film come Io sono leggenda o in documentari come La Terra dopo l’uomo;
la laguna veneta che prima era una fanghiglia immonda intossicata da scarichi di carburante di navi da crociere e non e inquinamento umano, torna ad ospitare oche, paperelle e, udite udite, meduse, che sono sempre state un rilevatore naturale della limpidezza marina;
quando vedi che i più bei panorami della Terra, dal Taj Mahal indiano, alla Tour Eiffel francese, alla Città Proibita di Pechino, sono ormai liberi da inquinamento tanto che riesci ad apprezzarli sotto una luce quasi sconosciuta, ti rendi conto che è come se la Terra ti stesse mandando un messaggio forte e chiaro: “Poveri idioti – eh sì la Terra ormai l’ha capito che con l’uomo bisogna essere diretti e quasi scortesi, dopo anni e anni in cui è abituato a fare orecchie da mercante – io posso sopravvivere senza di te, anzi come vedi ci riesco addirittura meglio, ma tu? Per te la vedo dura, molto dura… “
Sembra quasi un messaggio diretto a quei negazionisti, il presidente americano Donald Trump e quello brasiliano Jair Bolsonaro in testa, ma purtroppo anche qualcuno in casa nostra, che non solo hanno trattato la Terra come se fosse una cosa propria, il ritiro degli USA dagli accordi sul clima della Conferenza di Parigi e lo sfruttamento indiscriminato della foresta amazzonica insegnano, hanno anche sbeffeggiato continuamente chi non la pensava come loro tipo Greta Thunberg l’ambientalista svedese che da un paio d’anni propugna attivamente uno sviluppo sostenibile a misura di Terra, ma che preferiscono affidarsi a offese personali, non a caso i suoi seguaci vengono definiti gretini, per screditare chi osa mettere in dubbio loro che, eletti dal popolo, si credono onnipotenti.
Certo ci si rende conto che in periodi di emergenza pandemica come quelli che stiamo vivendo l’Earth Day è probabilmente l’ultimo dei pensieri ad affollarci la mente, anche se, pensiamoci un attimo, siamo sicuri che inquinamento e Coronavirus non siano collegati? Ad ogni modo ci piace concludere ricordando un proverbio spagnolo che ammonisce «Dio perdona sempre, l’uomo qualche volta, ma la Natura mai!».