Ieri sera un militare di Roccamonfina che lavora in Lombardia, si è recato al nosocomio di Sessa Aurunca con i classici sintomi influenzali. Era tornato con un gruppo di una decina di colleghi presso i propri luoghi d’origine, contravvenendo consapevolmente ad ogni disposizione sanitaria, visto che si rendeva conto di provenire da una zona a rischio, anche perché altri due commilitoni erano già stati messi in quarantena da quelle parti.
Giunto a casa dai familiari ha cominciato ad avvertire i sintomi influenzali e si è recato dal Medico Curante che gli ha consigliato di recarsi al Pronto Soccorso, altro esempio di professionalità al contrario, che sorprendentemente proviene da un operatore del settore: ricordiamo infatti che le autorità sanitarie consigliano in questi casi di NON RECARSI AL PRONTO SOCCORSO BENSÌ DI CONTATTARE TELEFONICAMENTE IL PERSONALE SANITARIO che provvederà a recarsi dal paziente per gli accertamenti del caso.
Adesso si è in attesa degli esami sui campioni inviati al Cotugno di Napoli: situazione “normale”, sotto controllo ma nel frattempo il Pronto Soccorso di Sessa rimane operativo solo per i casi di estrema necessità, tanto è vero che la sbarra, che solitamente ne chiude l’accesso, rimane abbassata e chi sopraggiunge viene avvisato della situazione.
Le cronache nazionali ci avevano raccontato solo la storia di un caso analogo in provincia di Avellino. Dopo il caso del manager 38enne di Codogno in provincia di Lodi, ancora gente che fregandosene di ogni disposizione sanitaria agisce in modo estremamente egoistico e personalistico: non c’è dubbio alcuno, la stupidità umana è capace di produrre danni incalcolabili.