Era la Primavera del 61 quando Paolo di Tarso visitò le zone collinari intorno a Casale. In verità non tutti gli storici sono concordi sull’itinerario percorso, ma è probabile che, uscito da Pozzuoli, l’Apostolo abbia percorso la Via Campana verso Capua, il centro più importante della zona, poi Sidicinum – l’attuale Teano -, e, più vicino a noi, Forum Claudii – l’attuale Ventaroli -, imboccando l’Appia, la regina viarum fatta costruire da Appio Claudio Cieco, nel 312 a. C.
Così come la conosciamo noi, Casale ovviamente non esisteva, c’erano invece delle Villae Rusticae (poderi, masserie) assegnate a militari in pensione dell’esercito romano, che così venivano ricompensati dei loro servigi e nel contempo assicuravano un fidato controllo del territorio in un punto strategico di quella Campania Felix tanto cara ai Romani, una zona che sembrava una porta d’accesso (cosa del resto testimoniata dal toponimo Pilara, dal greco πύλη=porta, usato fin da tempi remoti, secondo l’ipotesi formulata dal compianto prof. Gaetano Ruosi) per un territorio collinare dove sorgeva anche un’ara dedicata ad un dio pagano. Catechizzò i residenti mentre erano intenti nel lavoro di coltivazione delle viti, e costoro, tenendo fede all’antico principio della sacralità di un qualsiasi ospite, gli offrirono dei lupini e del vino che loro stessi stavano consumando, proprio dove poi fu eretta l’odierna Cappella.
È a questo ben preciso evento storico che si fa risalire la dedicazione all’ “Apostolo delle Genti”: l’«apostolo dei Gentili» è stato il principale (ma secondo gli Atti degli Apostoli non il primo) missionario del Vangelo di Gesù tra i pagani greci e romani ma non ha conosciuto Gesù in vita così come i Dodici Apostoli. Episodio edulcorato forse nelle sue componenti secondarie e arricchito dalla tradizione, ma ampiamente documentato nei suoi aspetti basilari.
Prima che la popolazione di Casale sentisse l’esigenza di costruire una più capiente e accogliente Casa del Signore, la tradizione indica come prima chiesa parrocchiale la cappella di S. Paolo, in seguito sostituita da alcune cappelle gentilizie erette nel centro del paese, tra cui il primo nucleo della odierna chiesa madre, che per la loro posizione comodamente raggiungibile venivano chiaramente preferite.
Si tenga presente che i primi parroci venivano a celebrare direttamente dalla vicina basilica di Santa Maria in Foro Claudio di Ventaroli o dalla cattedrale di Carinola, dove san Bernardo trasferì la sede vescovile intorno al 1100: la cappella dedicata a san Paolo Apostolo perse quindi la qualifica di chiesa parrocchiale allorquando le mutate condizioni di urbanizzazione consigliarono di ampliare quella che adesso è la chiesa madre della parrocchia.
La liturgia cattolica ricorda l’evento della conversione di San Paolo il 25 gennaio, ricorrenza attestata in alcuni martirologi medievali a partire dal IX secolo, e per celebrare il passaggio da queste parti, tutti, casalesi e non, si danno appuntamento sulla Collina anche il giorno della Vigilia, il 24, con il tradizionale scambio di vino e lupini.
La vigilia di San Paolo, il giorno che unisce “sacro” e “profano”!