Paolo è condotto nella Caput Mundi insieme ad altri prigionieri. La nave salpa dunque nel 60 dal porto di Cesarea: la traversata per Roma si annuncia difficile. A Mira cambiano imbarcazione e prendono posto su un veliero che trasporta in Italia un grosso carico di grano e 276 passeggeri. Quando fanno scalo Creta, è già la fine di settembre e normalmente i velieri non affrontano il Mediterraneo durante l’inverno: le tempeste sono furiose, tant’è che si soleva dire «Il mare è chiuso».
La tanto paventata burrasca si materializza in tutta la sua virulenza e, nonostante i marinai avessero cercato di mantenersi vicino alle coste cretesi, il forte vento li trascina in mare aperto: i quasi mortiferi effetti della tempesta sono descritti nei minimi particolari da Luca, l’autore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli. Fanno quindi naufragio a Malta dove vengono accolti con ogni riguardo dagli abitanti del posto e si accende un grande fuoco per ristorare i naufraghi.
A questo punto va ricordato un episodio: Paolo per alimentare le fiamme prende una fascina da cui esce una vipera che gli si attacca alla mano, ma egli con un semplice gesto la allontana restando illeso nonostante il veleno. Da quel momento a san Paolo è attribuito anche il taumaturgico potere di protezione dai morsi dei serpenti (oltre che da quelli dei ragni come abbiamo visto nell’illustrazione delle tappe del suo II viaggio).
Ripartirono nel febbraio del 61. Dopo uno o due giorni arrivano a Siracusa e dopo una tappa di tre giorni, ripartono e, attraversato lo stretto tra Messina e Reggio Calabria, giungono a Pozzuoli da dove proseguì via terra, mentre l’imbarcazione continua alla volta di Portus, il nuovo scalo nei pressi di Ostia fatto costruire dall’imperatore Claudio. Il suo passaggio è accertato anche a Marcianise e Capua (è a questo periodo che risale la sua tappa casalese, come risulta evidenziato nella cartina, era la Primavera del 61 quando gli offrirono vino e lupini…).
Il gruppo di soldati e prigionieri riparte alla volta di Roma, lì dove «per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani» (At 11,26). Essa raggiunge quasi i due milioni di abitanti ammassati, spesso in maniera scomoda, in una vasta distesa di edifici ed è veramente il cuore del mondo occidentale. Paolo la vede per la prima volta solo adesso che è prigioniero: dalla casa che gli è stata riservata, nei pressi del quartiere ebraico, nel luogo in cui dove ora sorge la chiesa di San Paolo alla Regola. Può uscire infatti solo se porta una catena fissata al braccio destro e collegata al braccio sinistro della sua guardia, ma comunque entro le mura domestiche poteva ricevere tutti quelli che andavano da lui: a quest’epoca risalgono le Lettere ai Filippesi, ai Colossesi, a Filemone, agli Efesini. Paolo rimase due anni interi in queste condizioni, andando avanti con coraggio ma senza essere ulteriormente ostacolato. Per ricostruire gli ultimi anni della sua vita dobbiamo affidarci a notizie sparse nelle sue lettere scritte a Tito e a Timoteo, e all’antica tradizione. Nel processo davanti al tribunale imperiale fu assolto e forse fece ancora un viaggio nelle città della Grecia.
Liberato, una tradizione vuole che si sia recato in Spagna; dopo un periodo di soggiorno in Italia (a questo tempo risalirebbe la Lettera agli Ebrei) sarebbe ritornato in Oriente, in Egitto forse, e scrisse la Prima lettera a Timoteo e quella a Tito.
Nel 64 un immenso incendio devastò la città di Roma. I cristiani, accusati di averlo provocato, furono ferocemente perseguitati dall’imperatore Nerone per sviare da sé i sospetti: san Pietro, capo di quella nuova setta, fu martirizzato nel Circo Vaticano, un impianto privato dell’imperatore dove si tenevano spettacoli, corse di cavalli, bighe e quadrighe, a poche decine di metri dalla Basilica Vaticana. Due anni dopo anche Paolo fu arrestato e gettato nel carcere Mamertino. Stavolta però la prigionia fu durissima: scrisse la seconda lettera a Timoteo, che rimane il suo testamento spirituale. Secondo la tradizione, Paolo fu decapitato, privilegio riservatogli in quanto cittadino romano, presso le Tre Fontane, alla periferia di Roma. Era l’anno 67.
Sono crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me
(dalla Lettera ai Galati 2, 20)
Paolo fu un viaggiatore instancabile: è stato calcolato che nel corso della sua vita abbia percorso circa 15.000 km, distanza spaventosa per l’epoca considerando che le distanze si coprivano a piedi, a cavallo, o, a proprio rischio e pericolo, in mare. Con lui furono sicuramente Barnaba, che è tradizionalmente considerato il primo vescovo di Milano, e il cugino di questi Marco, che poi scriverà il secondo vangelo.