Da Saulo a Paolo sulla via di Damasco

Dopo l’uccisione di Stefano, il primo martire cristiano fu lapidato appena fuori le mura di Gerusalemme mentre diceva «Signore Gesù, accogli l’anima mia. Signore Gesù, non punirli per questo peccato», si scatena una vera e propria caccia ai nazareni.  In questa violenta persecuzione Saulo si distingue per il suo zelo, gettandosi con fervore nella mischia: va a snidare uomini e donne nelle loro case li scaraventa in prigione senza alcuna pietà.

Gli apostoli e molti cristiani fuggono, si disperdono nella Giudea e nella Samaria. Un gruppo raggiunge Damasco, capitale della Siria, Saulo viene a saperlo. Domanda al Sommo Sacerdote l’autorizzazione di andare laggiù con un drappello di uomini armati, per catturare quei nazareni e ricondurli con la forza a Gerusalemme. Il permesso gli viene accordato.

Ci sono più di 250 chilometri da Gerusalemme a Damasco e Saulo e i suoi armati impiegano più giorni per arrivarci. Sono quasi in vista della città, quando un fatto nuovo sconvolge tutto, un fulgore improvviso balena dal cielo. Stramazzano a terra, e Saulo sente una voce misteriosa che gli dice: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?», al che Saulo farfugliò tremante: «Chi sei?», «Sono quel Gesù che tu perseguiti». Sconvolto, annientato, Saulo domanda: «Che debbo fare?», «Entra in Damasco. Ti farò dire quel che devi fare».

La Conversione di San Paolo (o Conversione di Saulo), olio su tela realizzato nel 1601 da Caravaggio, basilica di S. Maria del Popolo a Roma

Saulo si rialzò, ma come Paolo stavolta, ma per quanto aprisse gli occhi non vedeva nulla. Per introdurlo a Damasco, i suoi uomini lo condussero per mano. Per tre giorni rimase incapace di vedere, e digiunò. Un solo pensiero martellava la sua mente: Gesù era veramente il Messia! Non aveva sguainato la spada della riscossa militare, era stato crocifisso, eppure era il Messia, ed era risuscitato da morte.

Viveva in Damasco un cristiano di nome Anania. Il Signore gli apparve e disse: «Va’ nella Via Diritta, in casa di Giuda. Chiedi di un certo Saulo di Tarso. Egli sta pregando». «Signore – rispose Anania –, ho saputo da molti che quest’uomo ha fatto molto male ai tuoi fedeli in Gerusalemme. So pure che ha ottenuto dai capi dei sacerdoti di arrestare tutti quelli che ti invocan0». «Va’ ugualmente perché io ho scelto quest’uomo. Egli mi farà conoscere agli stranieri, ai re e ai figli di Israele. Io stesso gli mostrerò quanto dovrà soffrire per me».

Anania andò. Pose le mani sul capo di Saulo e gli disse: «Saulo, fratello mio, mi manda il Signore Gesù perché tu riacquisti la vista e sia pieno di Spirito Santo». Paolo si sentì guarito e fu battezzato. Rimase molto tempo con i cristiani di Damasco, e predicò Gesù nelle sinagoghe affermando davanti agli ebrei: «Gesù è il Figlio di Dio». Chi l’ascoltava rimaneva stupefatto e si chiedeva insistentemente: «Ma costui, non è venuto da Gerusalemme per arrestare gli adoratori di Gesù?».

Passò anche un lungo tempo nella solitudine del deserto, per meditare sulla vita e sulle parole di Gesù. Comprese che Cristo non era venuto a liberare gli ebrei dai romani, ma tutti gli uomini dalla disperazione, dall’egoismo e dal peccato. Era venuto ad annunciarci che la nostra vita non è senza senso: noi siamo membri della famiglia di Dio, Dio è nostro padre, noi siamo fratelli destinati sulla terra a formare il popolo di Dio, che deve liberare il mondo dall’egoismo impiantandovi il regno dell’amore, incamminati verso la Casa del Padre che si aprirà per noi dopo la morte. Perché se Cristo è risorto da morte, anche noi risorgeremo per una vita di gioia senza fine.

È questo il messaggio di Cristo, che Paolo porterà a tutte le genti.

 

* in verità si cominciò a chiamarlo abitualmente Paolo, alla maniera latina, dopo la missione a Cipro (At, 13, 9) seconda metà degli anni 40

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