Lega-5Stelle hanno sciolto il loro contratto di governo il 9 di agosto. L’Italia non si può governare con questa formuletta. Ma in qualche modo bisogna pur fare.
Il Capo della Lega ha esplicitato la sua proposta in modo inequivocabile. Chiede i pieni poteri per poter portare avanti le sue politiche liberiste e regionaliste, forte di un consenso non sempre razionale ricevuto nelle elezioni locali anche nel Sud del paese.
Il M5S vorrebbe ritrovare una connessione con l’elettorato perduto in questi 14 mesi di governo attraverso la sperimentazione di nuovi schemi e nuove alleanze. Può solo migliorare essendo sceso nei sondaggi a livelli molto bassi. Vede la possibilità materializzarsi in una nuova maggioranza di governo con il PD. E perché non provare?
I pidioti della sinistra possono magari rivelarsi un osso meno duro e più malleabile del comunista padano che è stato capace di erodere parte dei loro consensi. Ma la trattativa tra PD e 5stelle corre sul ciglio di un burrone. Mettere un piede in fallo oggi significherebbe il voto a novembre con risultati prossimi alla fine del movimento. Le difficoltà sono programmatiche e di metodo. Una trattativa non facile, soprattutto difficile da far digerire all’elettorato di riferimento dei due partiti che nel corso degli anni si sono contrapposti senza esclusione di colpi fino ad un momento prima della presentazione della mozione di sfiducia da parte di Salvini.
Il tempo per trovare una soluzione condivisa è limitato perché il Presidente Mattarella impone un ritmo serrato alle consultazioni in corso. Questo vincolo però potrebbe giovare all’individuazione di una soluzione, limitando al massimo schermaglie rituali e tatticismi.
Il M5S ha interesse a prolungare la sua azione di gllooverno quanto più è possibile ma anche il PD è un osso duro e chiederà spazio e garanzie per arrivare alla formulazione del nuovo governo.
Sono passati diversi anni dallo streaming Bersani-Grillo e ormai le informazioni filtrano solo attraverso i comunicati stampa. Per riprendere il sentiment perduto i Cinquestelle avrebbero dovuto osare e rilanciare la pubblicità degli incontri. Ma non lo hanno fatto.
Secondo me hanno sbagliato ora come allora. Significa che hanno rinunciato alla innovazione della politica che passa anche attraverso la trasparenza degli incontri decisionali. Significa che si sono omologati ai rituali convenzionali della prima repubblica focalizzandosi su poltrone e ministeri.
Il movimento è pertanto alle sue battute finali. Ma può giocare comunque ancora un ruolo importante per la parte di legislatura che resta per fare qualcosa per l’Italia, perché ha in Parlamento i numeri che le elezioni del 4 marzo 2018 gli hanno assegnato.
Non ci resta che goderci questo scorcio di agosto ed aspettare che PD e 5 Stelle trovino la quadra.
Mentre alla Lega e alla destra non resta che smaltire la bile tra un mojjto e un ballo di gruppo
K
8 thoughts on “Prossimi alla fine del Movimento?”
CHE FINE DI MERDA
IL POPOLO LI CACCIA DALLA PORTA E LORO ENTRANO DALLA FINESTRA
DIO COME SIAMO CADUTI IN BASSO
” Popolo io so io, e tu non sei un cazzo”
popolo se il voto servirebbe a qualcosa, col cavolo che ti manderebbero a votare
Se la grammatica fosse un’opinione, quel tuo “se servirebbe” potrebbe anche essere corretto!
roba da voltastomaco
che schifo, questa è una democrazia/dittatoriale
chi può, per il bene dei propri figli, abbandoni l’Italia
dare l’incarico a Zingaretti è come sputare in faccia agli Italiani
che schifo, gente di palazzo, usciti di lì non sono capaci di guadagnarsi un centesimo.
VOMITEVOLE
non hanno ancora formato il governo e la Boschi già comincia a cacheteriale
Ma va a lavorare