Casale, 1977: anni lontani, anni che non meritano rimpianti direbbe qualcuno visto che il difficile momento storico dell’Italia li ha fatti ricordare come gli Anni di Piombo, anni più movimentati di quelli attuali sicuramente ma in maniera più sana almeno limitatamente al nostro piccolo paese.
“Flower Top”: forse ai più questo nome non dice niente, ma per chi come noi ha superato la quarantina, ascoltarlo fa riaffiorare ricordi ormai sopiti nel tempo, persi nell’immenso armadio della nostra memoria. Ma di cosa si trattava? Chi era a potersi fregiare di un nome sì romantico? I Flower Top erano semplicemente dei giovani, casalesi perlopiù, all’epoca quasi tutti ventenni, tutti amanti della musica, che decisero di ritrovarsi in un garage privato ed iniziare a suonare.
Diretta emanazione de “I figli di Cupido”, gruppo musicale di qualche anno prima, il primo nucleo era costituito da Giuseppe La Vecchia (alla batteria), Roberto La Vecchia (al basso), Luigi “Giggino” Anfora (voce solista), Giovanni Traglia (alla chitarra ritmica), che era anche il tecnico del suono e il coreografo, ed Enzo Compagnone (alle tastiere), autore dei testi che completavano un repertorio costituito essenzialmente dai maggiori successi del periodo. In riprese successive il gruppo fu integrato da Salvatore Conforti, dal falcianese Ugo Zannini, l’attuale direttore del locale Archeoclub, dai teanesi Mario ed Enzo Ferrara, e dal compianto Giuliano De Robbio, poliziotto di San Marco.
Dopo una prima fase di prove effettuate in uno stabile di “Giggino” Anfora in via Vignai, si esibirono in pubblico per la prima volta durante una Festa di San Pasquale del maggio 1978: da allora si susseguirono molti altri concerti nei paesi limitrofi, Sessa Aurunca, Teano, Scauri, Casi, Gusti, San Marco e, ovviamente, Casale. Presentatore ufficiale di ogni esibizione era Mattia Verrengia.
Curiosità (in effetti a dir poco romantica): il palco su cui si esibiva il gruppo era “semovente” e non propriamente ecologico visto che i concerti si svolgevano sul cassone di un camioncino di Giuseppe Fiorillo e, occasionalmente, su un altro camioncino, un OM50, di proprietà di Mattia, che veniva temporaneamente sottratto al lavoro di trasporto della frutta per destinarlo al trasporto dei materiali e all’alloggiamento della band durante i concerti.
Ma perché proprio Flower Top? Perché questo poetico nome che sembra quasi evocare fiori fantastici e cime innevate e solitarie? “Flower Top”, in realtà, altro non è che il nome di una varietà di pesche che proprio in quel periodo arrivò nei mercati ortofrutticoli campani: Mattia, che con la frutta ha avuto sempre un rapporto privilegiato, lo prese in prestito per il neonato gruppo.
Tutte queste notizie si debbono alla cortesia e alla disponibilità dei succitati amici che, strappati ai loro impegni quotidiani, sono stati da noi contattati: adesso, però, lasciamo spazio ad un nostro ricordo personale.
I Flower Top aderivano con sensibilità anche a iniziative storico-sociali del momento: come dimenticare infatti una delle loro esibizioni più sentite e numericamente affollate che fu il veglione, anzi ballo di Capodanno del 1981? Fu un evento che, per noi ragazzi meno maturi, era una semplice occasione di svago, ma aveva in realtà come scopo ben preciso e veramente alto ed encomiabile, quello di raccogliere fondi da destinare ai terremotati dell’allora recentissimo sisma dell’Irpinia del 23 novembre del 1980.
Dunque, ricapitolando: la prima uscita “ufficiale” del gruppo si ebbe per la festa di San Pasquale del 1978, da allora un crescendo fino al Capodanno del 1983, data in cui per motivi puramente personali causa le normali vicissitudini della vita, anzi per usare le parole di uno dei componenti «Per colpa della vita che cambia», il gruppo si sciolse.
Un sogno breve ma intenso appunto, ma questi sogni è bello averli vissuti!
* riadattamento di un articolo pubblicato qualche anno fa