Il mio intervento di qualche giorno fa ha forse suscitato anche qualche risentimento, probabilmente a qualcuno sarà sembrato come un giudizio esageratamente negativo sul nostro paese. In realtà non era questo l’intento, questo è il paese in cui sono nato, in cui vivo e in cui ho le mie radici familiari. Non intendevo neppure dare patenti di bruttezza alla nostra terra.
Voleva essere una provocazione, uno stimolo per una presa d’atto della realtà.
Certo noi guardiamo il nostro paese con gli occhi del cuore, del sentimento, lo vediamo intriso dei nostri ricordi della nostra storia, e naturalmente ci sembra bello e piacevole. Ma se ci sforziamo di guardare con gli occhi della ragione, come un osservatore esterno non coinvolto emotivamente, quello che vediamo non è propriamente bello e piacevole.
Con gli occhi della ragione vediamo come l’immagine del paese sia andata nel corso degli anni progressivamente deteriorandosi. Il nostro paese qualche decennio fa era migliore di oggi, con un aspetto tutto sommato forse più povero, ma più decoroso. Le nostre strade urbane erano quasi tutte pavimentate con storici e solidi basoli di pietra; oggi a parte un’area di poche centinaia di metri in zona centrale, tutte le strade sono ridotte in uno stato pietoso, sequele di buche e di asfalti lebbrosi rattoppati alla meglio. Via San Pasquale, via Vignai, via Santa Maria, viale dei Ciliegi, vi sembrano strade? La ‘circumvallazione’? Vi sembra una strada? Già malridotta di suo, subisce, come le altre, continui ulteriori sfregi in occasione di ogni intervento, posa di condutture, di cavi o altro; nessuno si preoccupa di coprire decentemente gli scavi e nessuno controlla. Le strade di accesso al paese sono soffocate perennemente da spine e erbacce, ornate da linee elettriche o telefoniche che penzolano da tutte le parti, con immondizie in busta o senza che permangono per giorni e giorni.
La ‘villa comunale’, è una sorta di cantiere in coma, un ammasso di cemento e di asfalto buttati a caso, ridotta a parcheggio con inclusioni estemporanee, recinto dove vengono chiusi bambini temerari che suppongono di giocare, mini discarica per rifiuti semi-ingombranti.
Sulla questione potrebbero (e dovrebbero) sicuramente con maggiore cognizione di causa intervenire, architetti, ingegneri, urbanisti, amministratori; nella nostra realtà per fortuna non mancano competenze e persone qualificate, ma non credo che la loro analisi possa essere molto diversa.
Non è possibile, mi chiedo, far venir fuori delle soluzioni, se ci sono, delle idee che possano innescare un circolo virtuoso nella gestione del nostro patrimonio urbano, storico, artistico, civile? Qualcuno dirà ‘non ci sono le risorse economiche’, ma le risorse intellettuali, le competenze, le idee dovremmo averle. È possibile che nessuno si occupi del decoro urbano? Neanche, ad esempio, un piano del colore si riesce ad elaborare, non ci sono soldi neanche per qualche ’delibera’?
Ovviamente i problemi delle nostre terre non sono solo questi, ma se si riuscisse a dare più vivibilità, più decoro alla nostra ‘casa’ sarebbe già un bel passo avanti, una dimostrazione a noi stessi che non siamo su una ineluttabile strada del tramonto.
Antonio Cerbarano