È bello scoprire il legame profondo che può esserci tra arte ed etica, teatro e letteratura. Nel primo spettacolo del festival Teatri d’anima, Ricordami di amarti, i personaggi letterari che ci hanno accompagnato, in punta di piedi, durante l’intera rappresentazione, sono stati Darcy ed Elisabeth, emersi dalle pagine di Orgoglio e pregiudizio, di Jane Austen, compagni di viaggio di Daniele e Martina, splendidi protagonisti dello spettacolo uscito dalla penna e dal cuore di Crescenzo Autieri.
Il secondo spettacolo, Cechov Suite, ci ha invece trasportati nell’atmosfera ottocentesca dello scrittore russo Antòn Čèchov, alla ricerca dell’immagine reale di noi stessi, frammentata negli specchi deformanti delle illusioni.
È ora la volta di Piccole donne, adattamento e regia di Ferdinando Smaldone, che andrà in scena sabato 20 febbraio 2016, ore 20.00, presso il teatro parrocchiale di Vairano Scalo. Il lavoro teatrale rappresenterà le vicende della famiglia March, narrate dalla scrittrice statunitense Louisa May Alcott (1832-1888). Il cast è costituito esclusivamente da donne che intendono evidenziare tutta la bellezza e la profondità dei sentimenti che possono sbocciare nel luogo ameno e privilegiato della famiglia: l’amore tra genitori e figli, l’affetto tra sorelle, la condivisione delle vicende tristi e liete della vita, la gioia per le piccole sorprese di ogni giorno. Sarà certamente utile e gratificante scoprire che alcuni valori restano immutabili, nonostante la crisi che proprio la famiglia attraversa… Il dialogo che nasce dall’ascolto, il desiderio di realizzare sogni, nonostante le inevitabili difficoltà, restano, al di là delle differenze e dei conflitti tra una generazione e l’altra, i requisiti indispensabili che possono ancora far riscoprire la famiglia come il porto sicuro, il luogo in cui poter piangere liberamente sui propri fallimenti e, nello stesso tempo, da essi trarre alimento per generare nuove speranze. È l’unione che fa la forza, al contrario l’individualismo e la pretesa di autosufficienza rendono l’uomo debole e solo.
Di genere diverso è il Critone, che sarà rappresentato nel castello di Riardo il 27 febbraio, alle ore 20. Lo spettacolo, che concluderà il festival, propone l’avvincente dialogo tra Socrate, interpretato da Giuseppe Ferraro, e il suo devotissimo discepolo Critone, interpretato da Angelo Maiello, regista oltre che attore. Platone ci presenta, come più volte nei suoi scritti, la figura enigmatica di Socrate, che continua ad affascinare per la sua vita improntata alla ricerca della sapienza, della virtù e della giustizia, nel rigoroso rispetto delle leggi. Nonostante i tentativi di Critone di mettere in salvo la sua vita, il maestro, accusato di empietà e corruzione dei giovani, preferì non eludere la condanna a morte, perseguendo un atto di coerenza estrema. L’elaborazione del testo, di raffinato gusto filosofico, offrirà certamente ottimi spunti di riflessione.
Carmen Melese