I lavori previsti dal comune di Carinola alla rete fognaria con i fondi regionali denominati “dell’accelerazione di spesa”, hanno subito una brusca interruzione: l’impresa I-tech di Casagiove (CE), terza o quarta nella graduatoria della gara d’appalto tenuta mesi addietro dalla SUA di Caserta, ha fatto ricorso al TAR di Napoli che le ha dato ragione mettendo a questo punto a rischio il finanziamento stesso di 900.000,00 € e apponendo un grosso punto interrogativo sulla tempistica dei lavori ancora da farsi e sul definitivo completamento (leggi: asfalto) dei lavori già effettuati dalla ditta Appalti Italia srl di Casal di Principe, lavori come quello di Croce, pochi metri prima di immettersi sull’Appia (foto), di Nocelleto e nei pressi di Parco Libellula, parte carinolese di Cascano.
C’è da dire che la ditta di Casal di Principe ha fatto ricorso al Consiglio di Stato che si pronuncerà entro la metà di dicembre, mentre le motivazioni della sentenza del TAR campano non si conosceranno prima del 23-24 febbraio: insomma chi ci capisce è bravo!
A questo punto urlare e sbraitare contro l’ottusa burocrazia e contro un Paese – l’Italia – in balia dei Giudici, è molto semplice, quasi scontato diremmo, e il caso di specie è solo l’ultimo in ordine di tempo e sicuramente nemmeno il più eclatante: tutta Italia è piena di progetti e cantieri contro il dissesto idrogeologico bloccati dalla burocrazia, con fondi già stanziati.
Il caso più clamoroso che ci viene in mente è quello della messa in sicurezza del torrente Bisagno di Genova, opera da anni bloccata per un ricorso al Tar, e la cui mancanza ha dato origine a disastrose conseguenze visto che, mentre il tempo trascorreva tra carte e valori bollati, il torrente ha di nuovo inondato il capoluogo ligure con le disastrose conseguenze che ricordiamo.
Questo non è però l’unico caso: Parma è un secondo esempio di come le liti tra le imprese in gara per gli appalti, l’opposizione di certi “comitati” (quando non delle stesse istituzioni locali), i ritardi e gli errori burocratici stiano di fatto azzoppando il processo con cui l’Italia può cercare di cautelarsi da frane e dissesti in genere, tanto che lo stesso governo ha predisposto un’apposita task force contro il dissesto idrogeologico, proprio per cercare di sbloccare il maggior numero possibile di opere che spesso risultano già finanziate, ma che restano impantanate per decenni. La task force si chiama Italiasicura ma di rassicurante ha solo il nome visti i continui rallentamenti amministrativi e burocratici cui va incontro il nostro Paese e che, come vedamo, continuano ad esserci.
La verità è che se già Tacito secoli fa, diceva «Corruptissima re publica plurimae leges» («Moltissime sono le leggi quando lo Stato è corrotto»), un motivo ben preciso c’era e quest’assunto porta all’altrettanto amara considerazione che gli attuali Testi Unici servono a poco perché miriadi di leggi e leggine, per di più contenenti materie diverse, modificano, cancellano ed aggiungono norme, ampliano o riducono termini, con il risultato che la legislazione appare un folta giungla nella quale i contribuenti onesti impazziscono e i furbi sguazzano a loro piacimento.
Insomma a Carinola non è parso vero gettarsi in questo nuovo ginepraio di cavilli burocratici (ricordate il caso molto simile CITE-Go Service per lo smaltimento rifiuti?): ovviamente era una battuta, è chiaro che a nessuno piace impantanarsi in disguidi del genere, però, dopo tutte queste considerazioni torniamo al punto interrogativo iniziale: quando verranno ricoperte le nuove cicatrici inferte al già martoriato manto stradale carinolese?
N/S