L’ennesima puntata del vergognoso tira e molla sul caso dei due fucilieri di Marina (marò) Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, continua a gettare altri mucchi di letame sulla già non poco appannata reputazione dell’Italia all’estero. Alla richiesta italiana di un arbitrato internazionale che possa una volta per tutte risolvere una questione che si trascina dall’ormai lontano febbraio 2012, è stata respinta dall’India che ha deciso di dare battaglia nella suddetta udienza del prossimo 10 agosto al Tribunale internazionale del diritto del mare di Amburgo.
Prescindendo dal fatto che fu una tragica fatalità a far sì che i due italiani uccidessero i due pescatori indiani mentre adempivano il loro dovere di servizio scorta antipirateria a bordo della petroliera Enrica Lexie, è ridicolo da parte indiana chiedere un pattugliamento delle proprie coste e non mettere in conto tali tragici eventi, desta stupore il timido e quasi prono comportamento dei governi italiani che, a scorno di dichiarazioni di facciata – l’elenco sarebbe lunghissimo ma ne ricordo solo due «I marò sono la priorità del nostra azione di governo», Renzi-Mogherini al momento dell’insediamento dell’ultimo esecutivo, e quella odierna del presidente della Repubblica Sergio Mattarella «Ci batteremo con determinazione per la liberazione dei due marò» – essenzialmente nulla hanno fatto per porre fine ad un increscioso calvario di due militari delle sue Forze Armate che oltre al danno umano inflitto ai due marò e alle rispettive famiglie, tanto male sta facendo all’Italia agli occhi del mondo, visto che praticamente siamo alla berlina incessantemente da oltre mille giorni.
Eppure, peccando sicuramente di superbia, una soluzione vorrei azzardarmi a proporla, una soluzione che probabilmente non farebbe piacere all’ONU, l’Organizzazione delle Nazioni Unite sotto la cui egida si svolgeva quella missione anti-terrorismo che è risultata fatale ai due poveri pescatori indiani ma anche a Latorre e Girone: spesso sentiamo il segretario generale Ban Ki-moon ribadire che si tratta di un affare tra due Paesi Sovrani, quasi come se dicesse “Tra moglie e marito non mettere il dito”, posizione assurda visto che il tutto è accaduto durante una missione ONU, ma forse, ancora più spesso, non si perde occasione di riconoscere all’Italia la sua importanza nelle missioni internazionali, ma probabilmente è lo scivoloso e mellifluo sapore del linguaggio diplomatico ad ammantare simili dichiarazioni.
Bene in ogni caso, se il Governo Italiano intendesse dare una pratica dimostrazione di quali siano davvero le sue “priorità” o mostrare la propria “determinazione” basterebbe ritirare im-me-dia-ta-men-te gli oltre 4.000 soldati italiani che attualmente ha impegnati in 28 operazioni militari in 38 diversi Paesi del mondo.
Basterà un atteggiamento simile a far sì che i due marò tornino a casa e che l’Italia non venga più trattata da cenerentola della Comunità Internazionale a seconda della convenienza?
Novelio Santoro
——